Il ricatto social, prima si finge una 15enne e poi poliziotto: a processo un 42enne di Castelsardo
La minaccia ai danni di 54enne di Bergamo: «Sei un pedofilo, paga o mando una pattuglia a prenderti»
Sassari Ha finto di essere una ragazzina di 15 anni e ha inviato una foto in costume da bagno a un 54enne “agganciato” su facebook. Poi è scattata la seconda trappola: «Sono l’avvocato Antonio Pertini, legale della società “Kik Messenger”, volevo comunicarle che il suo profilo era sotto controllo da parte della polizia postale per i reati di pornografia minorile».
Il 54enne era insomma nei guai (secondo lui). Serissimi guai. Aveva creduto al sedicente avvocato Pertini – che per essere più attendibile aveva usato nel messaggio un logo della polizia di Stato – e non gli rimaneva altro da fare che seguire alla lettera le sue indicazioni. Il legale, infatti, gli aveva riferito che “a breve avrebbe inviato a casa sua una pattuglia perché sarebbe stato processato per direttissima in tribunale”. Aveva però anche aggiunto una ipotetica soluzione per evitare uno scenario drastico: “Tutto si potrà risolvere se contatterà il supervisore di Kik (di cui aveva fornito anche i recapiti telefonici)”.
E così il 54enne aveva chiamato questo (finto) supervisore che si era qualificato come appartenente alla polizia di Stato “informandolo che l’unico modo per bloccare la denuncia per quei gravissimi reati sarebbe stato procedere al pagamento di 258 euro”. Da effettuare con una ricarica su una poste-pay di cui venivano indicati gli estremi.
Una volta perfezionato il pagamento sono iniziati i primi sospetti e a seguire sono partite le indagini che hanno consentito di scoprire che l’artefice dell’inganno social era un 42enne di Castelsardo. Che prima avrebbe inviato una foto di una 15enne in costume da bagno e poi avrebbe minacciato e ricattato l’utente di facebook, un 54enne residente in provincia di Bergamo.
Per questo il 42enne è finito a processo per estorsione e sostituzione di persona, “per essersi attribuito il falso nome di Antonio Pertini – scriveva il pm nel rinvio a giudizio – nonché le qualifiche di avvocato e di appartenente della polizia di Stato. Con l’aggravante di aver commesso il fatto per eseguire il reato di estorsione”.
Nell’udienza che si è tenuta nel tribunale di Sassari davanti al giudice Monia Adami, il pubblico ministero Maria Paola Asara al termine della discussione ha chiesto per l’imputato la condanna a tre anni e sei mesi di reclusione.
A sollecitare invece l’assoluzione per il reato di estorsione è stato l’avvocato della difesa, Sabina Useli. La legale ha sostenuto che «la minaccia estorsiva non sussiste in quanto il pericolo è immaginario e su questo la corte di Cassazione si è abbondantemente espressa». Mentre per la sostituzione di persona sarebbe sopraggiunta la prescrizione.
Il giudice Adami ha rinviato a settembre per le repliche e la sentenza.