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Milk Brick di Ossi: presto il primo edificio costruito con mattoni di latte

di Giovanni Bua
Milk Brick di Ossi: presto il primo edificio costruito con mattoni di latte

Accordo tra Milk Brick di Gavino Muresu e la Cermal di Gianpietro e Riccardo Enna. Verrà realizzato calcestruzzo prefabbricato usando il latte di scarto dell’industria casearia

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Sassari Dal garage di casa a Ossi allo sconfinato mercato del calcestruzzo, che vale oltre 600 miliardi di euro su scala globale con 2.400 impianti produttivi in Italia, oltre 20mila in Europa e più di 150mila nel mondo.

Milk brick Molla gli ormeggi milk brick fondata Giangavino Muresu nel 2017 per portare avanti la clamorosa scoperta fatta nel 2011, anno in cui l’inventore industriale di Ossi trovò il mondo di creare il calcestruzzo non usando l’acqua (per produrne un solo metro cubo si usano 120 litri di acqua pura) ma gli scarti del latte dell’industria casearia.

La prima licenza La startup ha ufficializzato nei giorni scorsi la prima concessione di licenza produttiva firmando un contratto con la Cermal, azienda algherese guidata dagli imprenditori Gianpietro Enna e Riccardo Enna, un’importante realtà sarda operante nel settore della produzione di manufatti di calcestruzzo prefabbricato di alta qualità. «La partnership produttiva con Cermal – sottolinea Muresu – è geograficamente strategica, i milk brick si produrranno nel cuore del Mediterraneo e saranno disponibili su tutto il territorio nazionale, potenzialmente anche nel Sud Europa come Francia e Spagna. La Cermal ci garantisce un’alta qualità di prodotto abbinata ad un ottimo servizio al cliente, con questa partnership industriale stiamo siglando un importante primato mondiale in terra sarda».

Ultimo passo Arriva così l’atteso e non semplice ultimo passo della piccola ma battagliera impresa, che nel novembre 2019 venne selezionata su oltre 600 startup industriali al premio Gaetano Marzotto dove ricevette il “Premio Speciale Italcementi”. E nel marzo 2022 (giornata mondiale dell’acqua) completò con successo, nell’impianto produttivo di Quartu, il lavoro di validazione Trl7 del primo calcestruzzo al mondo a impatto idrico zero fatto di latte, l’apice massimo di validazione industriale di una innovazione, che precede la commercializzazione di un prodotto nel mercato, grazie alla collaborazione con Calcestruzzi Spa controllata di Italcementi Heidelberg Materials.

Alla conquista del mondo Il risultato sono i “milk brick” blocchi da muratura a impatto idrico zero, e ottimi isolanti termici, grazie a cui è possibile edificare senza sprecare una goccia di acqua pura. I prodotti che verranno prodotti ad Alghero si possono acquistare facilmente online, attraverso il sito web milk brick che si rivolge a tutti i rivenditori di materiale edile, architetti, ingegneri, progettisti, costruttori, enti pubblici, corporate e consumatore diretto, con la startup gestisce 3 prodotti Innovativi: milk brick (calcestruzzo prefabbricato) milk concrete (calcestruzzo preconfezionato) e milk ceramic (calcestruzzo per il design).

L’inventore «Facendo l’ingresso nel mercato – spiega Muresu – stiamo passando dalla fase di startup a quella di scaleup, stiamo entrando nel mercato con umiltà e con la stessa fame del giorno uno. Dobbiamo far crescere milk brick nel Mercato Nazionale e Internazionale, inoltre siamo fortemente impegnati per attivare le prime licenze produttive milk Concrete con gli impianti di calcestruzzo preconfezionato. Stiamo puntando alla costruzione di un gruppo produttivo dedicato all’Impatto idrico zero. La nostra è una sfida imponente considerando che gli Impianti produttivi di calcestruzzo sono oltre 2.000 in Italia, oltre 20.000 in Europa e oltre 150.000 nel Mondo. La startup ha inoltre deciso di aprire il capitale sociale, occorrono importanti investimenti per la crescita nazionale e internazionale e abbiamo deciso di offrire questa grande opportunità a investitori e imprenditori interessati a supportarci».

Impatto zero L’impatto idrico zero è una scelta progettuale che genera benefici ambientali, sociali ed economici. In pochi sanno che durante il processo di caseificazione del 100% del latte che viene lavorato solamente il 12% si trasforma in formaggi e derivati caseari, mentre l’88% è scarto industriale. Ogni anno si generano milioni di m3 di latte di scarto che rappresentano un problema ed un costo di smaltimento giornaliero per l’industria casearia globale. La startup risolve il problema riducendo ed eliminando i costi giornalieri di smaltimento del latte di scarto, valorizzandolo con un nuovo ciclo produttivo a impatto idrico zero.

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