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Sassari, viaggio tra le macerie e i ricordi della palazzina abbattuta in via Arborea

di Luca Fiori
Sassari, viaggio tra le macerie e i ricordi della palazzina abbattuta in via Arborea

Nel vecchio edificio storie di vite passate. Tra i solai crollati un’antica Singer, libri e cartoline sbiadite

14 settembre 2024
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Sassari Una cartolina sbiadita arrivata in città dal Trentino nell’estate del 1965, dei vecchi libri scolastici e dei quaderni di matematica ingialliti dal tempo, accanto a quel che rimane di un’antica Singer arrugginita, la storica macchina da cucire presente un tempo in tutte le case.

Tra le macerie di un vecchio edificio rimasto in piedi per miracolo fino a qualche giorno fa tra via Arborea e via La Cona - e ora demolito con l’autorizzazione del Comune - sono sbucati, sotto i colpi del piccone, pezzi di vite appesi alle pareti scorticate e ricordi di chi un tempo viveva in quelle due palazzine del centro storico, a due passi dalla chiesa del Rosario. Le antiche costruzioni in tufo si sono sbriciolate come biscotti, quando i colpi assestati chirurgicamente dalla benna hanno fatto tremare, ma senza scalfirle, anche le palazzine accanto. «Abbiamo ritrovato anche dei vecchi bracieri – racconta Duilio Iaccomelli, titolare dell’impresa di demolizione – ma purtroppo erano irrecuperabili. Abbiamo invece potuto salvare le antiche travi in castagno – aggiunge – che sono state consegnate al riciclo. Nonostante avessero preso acqua e intemperie per anni – spiega l’impresario – i solai in legno ancora resistevano, a dimostrazione che erano stati fatti con dei criteri diversi da quelli di oggi».

Sotto l’edificio sono state ritrovate le cantine scavate a mano nella pietra con il piccone, una vecchia cisterna e i cunicoli per far arrivare le farine nei depositi sotterranei, come si usava in passato. I solai in pietra erano crollati da tempo e la palazzina rischiava di venire giù «Abbiamo tentato di recuperarla – spiega Piermichele Piras il geometra dell’impresa che eseguirà i lavori di ricostruzione – ma dopo un’indagine di uno studio ingegneristico abbiamo avuto il responso: con c’erano alternative alla demolizione, anche perché la palazzina era pericolante. Quello che verrà fatto – aggiunge il tecnico – sarà realizzare una palazzina seguendo il profilo di via Arborea, mentre in via La Cona abbiamo avuto l’autorizzazione di sopraelevare un tantino. Sarà una struttura semplice in muratura, prevediamo di ultimare i lavori in un anno e mezzo». I primi passi, una volta conclusa la demolizione e liberata l’area dalla macerie, saranno lo studio e le indagini geologiche del terreno, per verificare il tipo di fondazione da realizzare.

«Poi procederemo con la supervisione sia del Comune che della Soprintendenza – conclude Piermichele Piras – sarà un lavoro che si spera possa dare pregio alla zona e che in tanti possano seguire». Chi ci ha creduto e non ha avuto paura di combattere – come spesso accade in questi casi – con decine di eredi in guerra tra loro, è stato Daniele Pintus, l’imprenditore sassarese che ha acquistato, insieme alla famiglia, i ruderi pericolanti, al posto dei quali ora realizzerà sei appartamenti. «Crediamo molto che questa zona di Sassari possa ripopolarsi – racconta davanti al cantiere – e un intervento di riqualificazione come quello che abbiamo in programma è certamente un passo importante. Abbiamo acquistato due palazzine – spiega – da i quattro eredi che avevano acquisito tutte le quote da tanti altri che le avevano ereditate. Ora realizzeremo un’unica struttura in classe zero, con la riclassificazione energetica e con l’abbattimento delle barriere architettoniche. Le due palazzine erano molto vecchie – aggiunge – costruite con fango e pietra. Erano crollati quasi tutti i solai, oltre al tetto e nel pian terreno anche delle volte a botte. Abbiamo intenzione di recuperare le cantine che sono state trovate scavando – prosegue – naturalmente seguendo le regole e i calcoli di stabilità previsti dalla legge. Speriamo che anche altri possano seguirci – conclude – il centro è pieno di vecchie palazzine, molte disabitate, che meritano di essere restituite alla città.

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