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Sassari

Il caso

L’imbarcazione del misterioso naufragio nelle reti di un peschereccio a Marritza

di Gianni Bazzoni
L’imbarcazione del misterioso naufragio nelle reti di un peschereccio a Marritza

Gli inquirenti dovranno confermare se è la stessa utilizzata da Giovannino Pinna e Davide Calvia

01 novembre 2024
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Sassari Una barca nelle reti di un peschereccio a strascico alla sua prima uscita dopo il fermo biologico. E dalle sommarie indicazioni potrebbe trattarsi del semicabinato di sei metri scomparso nel nulla dal molo di Porto Torres e poi messo in relazione con il misterioso naufragio costato la vita a Davide Calvia, 37 anni, e con il cugino Giovannino Pinna, di 35, finito indagato per omicidio colposo.

L’imbarcazione affondata il 12 aprile del 2023 - giorno del naufragio - secondo quanto dichiarato da Giovannino Pinna al momento della richiesta di soccorso - avrebbe dovuto trovarsi nella zona tra Fiume Santo e Stintino, invece le reti del motopesca “Espero” di Porto Torres, se verrà confermato che si tratta proprio di quell’imbarcazione, l’hanno agganciata alle tre del mattino del 31 ottobre su un fondale di circa 35 metri al largo di Marritza, in direzione Castelsardo, oltre le tre miglia.

Quella è la zona dove era stato ritrovato Giovannino Pinna il 13 aprile - quindi il giorno successivo al naufragio - poco dopo le 20 sulla battigia di Porchile, al nono pettine. Semi assiderato, ma vivo, era stato trasportato al Santissima Annunziata di Sassari dove era rimasto ricoverato per un po’ di tempo. Dopo dieci giorni, un sub nel litorale di Lu Bagnu aveva visto un corpo galleggiare. Era quello di Davide Calvia. La barca era stata cercata anche con l’intervento dei sommozzatori e mai ritrovata. Ora ecco che il mare potrebbe averla restituita in una zona che appare compatibile con quella dove è avvenuto il salvataggio di Giovannino Pinna e dove poi è stato trovato il corpo senza vita di Davide Calvia.

«Abbiamo sentito qualcosa di pesante nelle reti – ha raccontato Michele Tedde, armatore e comandante dell’Espero – abbiamo tirato fino a quando in superficie non è emersa l’imbarcazione. Era molto buio, non c’erano condizioni di sicurezza: abbiamo visto il motore, la poppa era fuori e la prua ancora dentro l’acqua. Il primo passo è stato quello di informare la Capitaneria. É stato deciso di fissare un pallone di segnalazione e trainarla fino a un punto che ci è stato indicato».

La barca pescata dalle reti del peschereccio di Porto Torres è ora a disposizione degli investigatori della Guardia costiera e della procura della Repubblica di Sassari che sta conducendo la delicata inchiesta per accertare cosa è successo in mare quella notte del 12 aprile 2023. Le indagini hanno avuto una proroga di sei mesi e finora non sono state chiarite le circostanze della morte di Davide Calvia, deceduto per “politraumatismo contusivo che avrebbe prodotto uno “shock traumatico acuto”. Ma sull’origine di quei traumi la storia è tutta da scrivere. Ora si apre un nuovo capitolo e il primo atto è chiarire se la barca “catturata” dalle reti è quella del misterioso naufragio.

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