Naufragio all’Asinara, la sorella di Davide Calvia dopo il ritrovamento della barca: «Ora speriamo nella verità»
La donna, sulla notizia del natante agganciato il 31 ottobre dalle reti di un peschereccio: «Attendiamo con ansia l’esito degli accertamenti»
Sassari La prudenza è d’obbligo, in attesa delle necessarie verifiche, ma all’indomani della notizia del ritrovamento di un’imbarcazione nei fondali al largo di Marritza, sono comprensibili i sentimenti di ansia e speranza che in queste ore stanno vivendo i familiari di Davide Calvia. «Non ci resta che aspettare l’esito delle verifiche – ha detto la sorella Nadia – la nostra speranza è che sia la volta buona perché, finalmente, mio fratello possa avere giustizia».
La morte del 37enne, vittima di un naufragio avvenuto il 12 aprile del 2023 nel golfo dell’Asinara, è ancora avvolta dal mistero. Non si è mai fatta chiarezza sulle circostanze che hanno portato al naufragio dell’imbarcazione (risultata rubata) sulla quale Davide Calvia si trovava quel giorno insieme al cugino Giovannino Pinna (sopravvissuto). E, soprattutto, non si è mai capito il motivo per cui quest’ultimo – indagato per naufragio e omicidio colposi – non abbia mai voluto parlare con gli inquirenti, tanto meno con i familiari.
Si è avvalso da subito, Pinna, della “facoltà di non rispondere”, atteggiamento che ha suscitato sospetti sulla dinamica della tragedia in mare. Soprattutto nei genitori e nella sorella di Calvia. «Nasconde qualcosa – è la convinzione di Nadia – e resto del parere che chi sa e non parla è colpevole tanto quanto chi provoca la morte di una persona».