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Il caso

Naufragio all’Asinara: forse una lite al bordo e poi il naufragio

di Gianni Bazzoni
Naufragio all’Asinara: forse una lite al bordo e poi il naufragio

Attesa per il recupero del semicabinato. L’imbarcazione rubata a Porto Torres sembra essere quella “pescata” dall’Espero a Marritza. Proseguono le indagini

04 novembre 2024
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Sassari Potrebbe essere stato affondato per nascondere il furto il semi cabinato di circa 6 metri che aveva un motore fuoribordo da 40 cavalli grigio chiaro. L’imbarcazione somiglia molto a quella finita nelle reti del peschereccio iscritto al compartimento marittimo di Porto Torres che la notte del 31 ottobre - alla prima cala - ha fatto l’insolita pescata. Ma l’ipotesi, che era già stata avanzata a suo tempo da alcuni investigatori, è che prima a bordo della barca possa essere accaduta qualcosa. Una lite, poi degenerata e finita in tragedia, tra i due cugini Giovannino Pinna e Davide Calvia.

Opinioni diverse su come gestire la situazione che era diventata problematica (magari perché era finito il carburante che, a quanto pare, era poco) o anche per come procedere nella eventuale richiesta di soccorso. Nelle prossime ore la procura della Repubblica dovrebbe affidare l’incarico per il recupero dell’imbarcazione che si trova in una zona poco distante dall’imboccatura dello scalo marittimo di Porto Torres. Potrebbero essere incaricati i sommozzatori del vigili del fuoco insieme a una azienda specializzata (il semi cabinato dovrebbe essere riportato in superficie con l’impiego dei palloni).

La perizia tecnica sull’imbarcazione potrebbe fornire elementi utili per cercare di risolvere il giallo del naufragio del 12 aprile 2023 che era costato la vita a Davide Calvia, 37 anni, mentre il cugino Giovannino Pinna, di 35, che si trovava assieme a lui sulla barca era stato ritrovato semi assiderato ma vivo il 13 aprile (il giorno successivo al naufragio) sulla battigia a Porchile. La zona, in linea d’aria, non è molto distanza da dove le reti del motopesca “Espero” hanno agganciato la barca su un fondale di circa 35 metri. E questo può essere il nuovo tema delle indagini che nel frattempo erano state prorogate di ulteriori sei mesi.

La barca - se sarà confermato che è quella sparita dal porto di Porto Torres - potrebbe avere danni causati per provocarne l’affondamento. E se il semi cabinato è quello che finora sembrava sparito nel nulla, stando ai racconti delle prime fasi delle indagini, a bordo c’era anche un pezzo di legno con terminale di acciaio che il proprietario a quanto pare utilizzava come prolunga per il timone. Si tratta di un oggetto che - se saranno possibili eventuali accertamenti tecnici - potrebbe anche essere stato utilizzato da qualcuno per colpire Davide Calvia che presentava un trauma alla testa con ferita particolare. Resta anche da stabilire se a bordo dell’imbarcazione c’erano solo i due cugini o anche una terza persona. E l’altro chiarimento riguarda la posizione: l’allarme secondo Pinna era stato dato da Fiume Santo, ma il telefonino aveva agganciato la cella verso Marina di Sorso e la barca è stata ripescata a Marritza. C’è quindi più di una cosa ancora da spiegare.

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