Sassari, il bar del tribunale chiude dopo 42 anni: il saluto di Luisanna e Gabriella
Per loro una festa di commiato organizzata dall’Ordine forense
Sassari «Dottò, macchiato con uno di zucchero?», «Avvocà, il solito ginseng?». In quaranta e passa anni hanno imparato a conoscere a memoria i gusti di giudici, pubblici ministeri, procuratori, avvocati, cancellieri, personale amministrativo, giornalisti. E in tutto questo lunghissimo tempo dietro il bancone a fare caffè, preparare spremute e cappuccini, scaldare pizzette, toast e focacce, nessuno può dire di aver mai visto Luisanna (67 anni) e Gabriella (69) col broncio.
Perché queste due donne dalla grinta e dall’entusiasmo non comuni, hanno saputo sfoderare sorrisi ogni giorno, senza mai portare malumori o problemi della vita quotidiana dentro il bar del palazzo di giustizia. Lo stesso locale che nel 1989 fu reso celebre dal romanzo di Salvatore Mannuzzu “Procedura” ambientato nel 1978 (nei giorni del sequestro Moro). E nel 2000 dal film giallo di Antonello Grimaldi “Un delitto impossibile” tratto proprio da quel capolavoro letterario che aveva come protagonista un sostituto procuratore di Sassari, Valerio Garau, avvelenato nel bar (che per esigenze sceniche fu allestito altrove) davanti agli occhi di Lauretta Oppo, magistrato e sua amante storica.
Ieri, 21 novembre 2024, per Luisanna e Gabriella è stato l’ultimo giorno di lavoro: «Andiamo in pensione – hanno detto con gli occhi lucidi – Dopo una vita passata qui dentro, oggi chiudiamo per sempre la porta del bar. Con la speranza che altri possano, presto, riaprirla».
È stata una mattinata di grande commozione. All’apparenza un giorno come tutti gli altri perché loro, due forze della natura, non si sono fermate un attimo. Con una differenza: i saluti dei “clienti” stavolta erano accompagnati da abbracci, fotografie, lacrime. Amiche da quando avevano 15 anni, le due donne hanno consolidato il loro legame in questa lunga esperienza lavorativa che le ha viste crescere insieme. Il bar del palazzo di giustizia di via Roma è da sempre stato un crocevia di incontri. Nelle pause dei processi in corte d’assise Luisanna e Gabriella hanno visto migliaia di volti: quelli tesi dei familiari di una vittima, quelli preoccupati dei testimoni, degli avvocati prima di un’arringa importante. Hanno vissuto le attese delle sentenze da parte di persone a cui avevano ammazzato un marito, un padre, una madre, una figlia. «Qui dentro – raccontano – abbiamo ascoltato tante confidenze, ma la confidenza la raccogli e non la porti a casa. Chi lo fa genera pettegolezzi e per noi è intollerabile». Hanno anche conosciuto generazioni di avvocati: «Abbiamo visto crescere e diventare adulti ragazzini che hanno scelto di intraprendere la stessa professione dei padri. Erano alle medie quando li portavano qui, oggi sono stimati professionisti».
Ieri entrambe avrebbero voluto fare una festicciola di commiato ma alcuni giorni fa hanno ricevuto lo “stop” del consiglio dell’ordine forense. Saranno gli avvocati a organizzare per loro una cerimonia di saluto. Come si fa per chi ha rappresentato e continuerà a rappresentare un’istituzione.