Myriam Lamouna: «Grazie Sassari, l’amore per Zuzu non potremo mai dimenticarlo»
A una settimana dalla morte del 20enne, la sorella parla a nome dei familiari. Ancora si attende l’esito dell’autopsia: «Se qualcuno sa qualcosa vada dalla polizia»
Sassari «Mia mamma non si darà pace fino quando non sapremo cosa è successo a Zuzu. Da una settimana stiamo vivendo un incubo. La notte non chiudiamo occhio perché non sappiamo cosa sia accaduto a mio fratello e quale sia la causa della sua morte». Myriam Lamouna, sorella maggiore di Zouhair, il 20enne di origini marocchine trovato morto in casa nel suo letto, domenica scorsa dai genitori nell’appartamento di viale Trento, accetta di parlare con La Nuova Sardegna soprattutto per ringraziare la città che ha accolto lei e la sua famiglia quindici anni fa e che ora – attraverso la generazione di suo fratello – si è stretta attorno a loro con un affetto commovente.
«Quella che hanno fatto gli amici di Zuzu mercoledì scorso in via Tavolara – commenta Myriam Lamouna – è stata una cosa meravigliosa». Centinaia di ragazzi con le lacrime agli occhi a metà sera hanno indossato magliette e felpe con il nome dell’amico scomparso, appeso bandiere e magliette della nazionale del Marocco alle cancellate dei giardini pubblici e poi, dopo aver ascoltato le canzoni che amava l’amico 20enne, hanno acceso fumogeni e fuochi d’artificio, per un saluto emozionante che a Sassari non si era mai visto. «Lo hanno fatto perché Zuzu era un ragazzo molto generoso e simpatico – sorride la sorella – e tra i ragazzi della sua età era molto conosciuto. Mia madre li ha già ringraziati tutti quella sera – aggiunge Myriam – e li ringrazia ancora uno a uno per tutto quello che hanno fatto e per la raccolta di denaro che ci aiuterà riportare la salma di mio fratello in Marocco. Un grazie di cuore che arriva anche dai mio nonno e dai miei parenti che vivono in Marocco – prosegue la sorella di Zuzu – anche loro hanno visto l’amore che i giovani di Sassari ci hanno dimostrato e vi saranno per sempre grati».
Giunta in città una quindicina di anni fa, la famiglia Lamouna si è fatta da subito voler bene nella zona di viale Trento dove vive sin dall’arrivo. «Sassari e la Sardegna ormai sono casa nostra – spiega Myriam Lamouna – e il calore che abbiamo sentito in questa settimana è stato per noi molto importante. Ora vogliamo sapere cosa è successo a mio fratello – conclude – se qualcuno gli ha fatto prendere qualcosa o sa qualcosa di quella sera per favore vada dalla polizia. Solo quando sapremo la verità potremo farci una ragione di quello che è accaduto».
Intanto proseguono le indagini da parte della squadra mobile per ricostruire l’accaduto. L’esame autoptico eseguito nell’istituto di patologia forense dell’università non ha fornito le risposte che attendeva la Procura della Repubblica, di conseguenza serviranno nuovi accertamenti e approfonditi esami tossicologici per scoprire la causa della morte. Se dovesse emergere che il giovane è morto per l’assunzione di qualche sostanza stupefacente, chi gliel’ha ceduta rischia l’incriminazione con la pesante accusa di morte come conseguenza di altro reato.
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