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Barelle e letti ovunque: ospedale sotto pressione

di Giovanni Bua
Barelle e letti ovunque: ospedale sotto pressione

Sassari, il 17 gennaio scatta la mobilitazione dei sindacati: «Situazione gravissima»

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Sassari Settanta posti aggiuntivi tra barelle e letti temporanei dislocati in ogni angolo dell'ospedale, sistemati in aree non idonee, spesso senza adeguati spazi di separazione. Con una tale promiscuità da mettere in discussione, oltre alla privacy e la dignità dei malati, la sicurezza. Esponendo i pazienti a un rischio più elevato di infezioni. «Una situazione di emergenza che si sta verificando all'interno dell'azienda ospedaliera universitaria di Sassari, come più volte segnalato dalle organizzazioni sindacali e dal personale che opera nei reparti di pronto soccorso e nelle unità operative dell'area medica e cardiologica, sta raggiungendo un livello di gravità che non può più essere ignorato».

Alzano il tiro per l’ennesima volta i sindacati, con le segreterie territoriali di Fp Cgil (Toto Terrosu e Cinzia Tornagra), Cisl Fp (Antonio Monni e Gianmaria Sardu) e di Uil Fpl (Mariangela Campus e Rossana Dore) che dopo la durissima nota inviata nei giorni scorsi all’assessore regionale Armando Bartolazzi e al Dg dell’Aou Antonio Lorenzo Spano, proclamano per venerdì una giornata di mobilitazione, con un sit in dalle 10 alle 12 all’ingresso del “Santissima Annunziata” in via De Nicola.

«Attualmente, l'azienda è sottoposta a una pressione senza precedenti – attaccano i sindacati –. Le risorse, sia umane che logistiche, sono chiaramente insufficienti per far fronte al numero crescente di pazienti e alle necessità di un’assistenza adeguata. Il personale, da parte sua, è costretto a lavorare in condizioni estremamente difficili, con turni estenuanti, spazi angusti e una crescente difficoltà nel garantire una cura adeguata. Lo stress lavoro-correlato sta diventando un problema significativo, con il rischio di burnout e di una diminuzione della qualità dell'assistenza prestata. Assistenza già messa fortemente in discussione dall’inaccettabile sovraffollamento del pronto soccorso e delle unità operative».

Uno scenario drammatico, di fronte al quale i sindacati chiedono immediate risposte: «Oltre alle parole vogliamo i fatti – scrivono – È necessario, innanzitutto, un piano riorganizzativo che preveda l’incremento delle risorse con nuove assunzioni e una migliore distribuzione degli spazi, al fine di garantire condizioni di lavoro dignitose per gli operatori e di cura adeguate per i pazienti. È imperativo che i rappresentanti delle istituzioni locali, regionali e i responsabili delle aziende affrontino questa crisi con determinazione e con azioni concrete, al fine di tutelare sia i pazienti che il personale, restituendo a tutti il diritto a un servizio sanitario di qualità, sicuro, umano e dignitoso».

Quella di venerdì è l’ultima chiamata. Altrimenti, con la procedura di raffreddamento già in fase avanza in prefettura, lo sciopero generale del comparto sarà inevitabile. «La salute, sia dei pazienti che del personale – chiudono i sindacati – non può essere sacrificata a causa di carenze organizzative o di risorse. Le istituzioni devono rispondere prontamente e in modo risoluto a questa crisi, adottando le misure necessarie per ripristinare l'efficienza e la sicurezza del sistema sanitario, restituendo dignità al lavoro e qualità alle cure fornite ai pazienti. L’ultimo rapporto annuale della Ragioneria generale dello Stato sulla spesa sanitaria  ha riaperto il dibattito mai chiuso sulla questione delle prestazioni sanitarie, delle spese e dei riferimenti alla spesa pubblica. Quello che emerge purtroppo è che curarsi è diventato un lusso in Sardegna e che sarà sempre peggio se non interverranno cambiamenti fondamentali dettati dalle istituzioni. Non è che la gente rinuncia a curarsi. Non riesce più a curarsi.

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