La Nuova Sardegna

Sassari

Il caso

L’odissea di una diabetica: «Senza i nuovi sensori la mia vita è in pericolo ogni giorno»

di Nadia Cossu
L’odissea di una diabetica: «Senza i nuovi sensori la mia vita è in pericolo ogni giorno»

Una 43enne di Alghero ha rischiato di finire in coma ipoglicemico per il malfunzionamento dell’apparecchio

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Sassari L’ultima crisi ipoglicemica l’ha avuta sabato notte, un malessere improvviso e quel sensore che ancora una volta, come già accaduto di recente, fa le bizze. «Sabato notte, fortunatamente, ero a casa – racconta una 43enne di Alghero affetta da diabete mellito tipo 1 – la volta precedente invece mi trovavo per strada, mi si è annebbiata la vista e ho davvero temuto il peggio. Mi hanno aiutato alcune persone ma ho davvero rischiato di finire in coma ipoglicemico».

Tutto questo accade a una paziente che da circa 15 anni convive con un microinfusore al quale è stato accoppiato un sensore che permette la lettura in tempo reale della glicemia, evitando di incorrere in ipo e iperglicemie. Dal mese di febbraio sta però cercando di ottenere dalla farmacia territoriale di riferimento (Alghero, distretto di Sassari) un nuovo sensore (il Simplera per la precisione) così come le è stato prescritto dal diabetologo nell’ultimo piano terapeutico.

Questo perché i sensori utilizzati finora presentano da un po’ di tempo delle anomalie, correttamente segnalate, «ma nonostante ciò, e nonostante il piano terapeutico, non mi sono stati consegnati quelli nuovi». Non un capriccio, quello manifestato dalla 43enne di Alghero, ma una reale necessità, considerato che quel nuovo apparecchio potrebbe salvarle la vita.

«Mi pungo il corpo da 42 anni – racconta con voce tremante, con la sofferenza che prevale sulla rabbia – vorrei sapere per quale ragione a me non viene dato il Simplera. Quali requisiti mi mancano?». È chiaramente una domanda provocatoria quella che pone la donna, che ritiene di essere vittima «di un’ingiustizia». La risposta che le sarebbe stata data dal farmacista della territoriale di Alghero a suo dire non è accettabile: «Mi ha spiegato che era dalla parte dei pazienti ma che prima era necessario smaltire i vecchi dispositivi che altrimenti rimarrebbero in giacenza. Gli ho fatto presente che il mio attuale sensore non funziona, che ho rischiato di finire all’altro mondo e che so per certo che nella farmacia di Sassari li stanno distribuendo. E la certezza ce l’ho perché entrambi miei nipoti sono diabetici e gli sono stati consegnati. Uno dei due è classificato adulto come me e abbiamo lo stesso identico piano terapeutico».

Una situazione che sta provocando alla 43enne ansia e preoccupazione. «In tutti questi anni di terapia, fortunatamente sono state introdotte diverse innovazioni da parte delle case farmaceutiche – spiega – che ci permettono di vivere con un briciolo di serenità la malattia. Ma a quanto pare potervi accedere non è da tutti e la mia protesta nasce dall’ingiustizia che mi è stata fatta. Perché a me no e ad altri sì senza batter ciglio? Se ci sono delle linee guida per le quali alcuni hanno più diritto di me, che mi vengano esposte, perché finora, esaminando il mio quadro, sembra che io abbia gli stessi requisiti di chi li ha ricevuti, e onestamente dopo 42 lunghi anni di diabete insulinodipendente, desidero migliorare la mia convivenza con questa malattia».

Stanca di lottare già con i quotidiani sbalzi glicemici la 43enne ha voluto rendere pubblica la sua storia «dopodiché – conclude – tornerò alle origini (controllo della glicemia col classico glucometro e la goccia di sangue) e rinuncerò alla comodità di avere un microinfusore che per anni mi ha aiutata a sentirmi più normale».

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