Sassari, sparò in casa all’amico: condannato
Verdetto in appello per l’aggressione nel centro storico ad aprile del 2023
Sassari All’alba del primo aprile di due anni fa aveva imbracciato un fucile e si era presentato a casa dell’amico, con il quale aveva trascorso la nottata alcolica nel centro di Sassari e con cui aveva avuto una violenta discussione, e aveva fatto fuoco attraverso una finestra aperta.
Ieri mattina per quel regolamento di conti - classificato come tentato omicidio – Christian Tedde, 42 anni sassarese, si è visto confermare - su richiesta del pg Roberta Pischedda - la condanna a cinque anni e quattro mesi di reclusione dai giudici della corte d’Appello di Sassari presieduta da Maria Teresa Lupinu, a latere Gianni Delogu e Marina Capitta. Tedde, assistito dall’avvocato Paolo Spano, era stato arrestato dai carabinieri poco dopo aver esploso il colpo di fucile. Ieri i giudici lo hanno condannato anche a pagare un risarcimento di 50mila euro a favore della vittima, il senegalese di 47 anni Omar Ndiaye, che si era costituito parte civile con l’avvocato Giuseppe Onorato. Prima della sentenza Christian Tedde - collegato in video conferenza dal carcere - ha respinto le accuse, provando a spiegare ai giudici di non essere stato lui a sparare. La notte del 31 marzo del 2023 i due uomini erano stati visti però insieme in un locale.
Forse l’eccessivo consumo di alcol aveva fatto scaldare eccessivamente gli animi. Ndiaye avrebbe rimproverato l’amico per il suo atteggiamento molesto e dopo la discussione e le minacce Tedde avrebbe deciso di fargli pagare l’affronto di qualche ora prima e regolare i conti. Poco prima delle sette del mattino Tedde, conosciuto da tempo dalle forze dell’ordine, aveva imbracciato un fucile a canne mozze e si era recato davanti al piccolo appartamento in largo Monache Cappuccine dove vive Omar Ndiaye, anche lui con un passato turbolento.
I vicini di casa avevano sentito uno sparo, poi le richieste d’aiuto del ferito. La fucilata aveva raggiunto il 47enne al braccio sinistro e al torace, ma fortunatamente non gli aveva procurato ferite mortali. Tedde si era poi dato alla fuga e rifugiato a casa della madre. I carabinieri lo avevano arrestato lì poco dopo e accompagnato in carcere. Il fucile, nascosto all’interno della palazzina in cui era avvenuto l’arresto, era stato recuperato dalle forze dell’ordine dopo la segnalazione di alcuni condomini. Omar Ndiaye era rimasto alcune settimane in ospedale, poi erano tornato a casa. Sia lui che Tedde avevano avuto spesso a che fare con la giustizia. Il 42enne e era finito in carcere l’ultima volta nel 2017 per una rapina messa a segno due anni prima in via Turritana.
Aveva scontato la pena ed era tornato in libertà da circa un anno e mezzo prima dell’episodio del 2023. Anche il nome di Omar Ndiaye è finito spesso negli ultimi anni nei fatti di cronaca. A febbraio del 2024 si è aperto il processo che lo vede questa volta imputato con l’accusa di aver esploso dei colpi di pistola in via San Donato contro un nigeriano. La sera del 31 marzo del 2023 Tedde e Ndiaye erano usciti insieme. Quando il livello alcolico era salito eccessivamente tra i due erano volate parole grosse. Poi entrambi erano andati a dormire. Ma Tedde non aveva digerito le parole dell’amico, aveva preso un fucile ed era andato a casa sua e gli aveva sparato a bruciapelo.