La Nuova Sardegna

Ambiente malato

La fragilità del patrimonio artistico di fronte al pericolo delle alluvioni

di Giorgia Delogu e Elisa Mele*
La fragilità del patrimonio artistico di fronte al pericolo delle alluvioni

Il terrore vissuto a Firenze, dove è tornato alla mente il disastro del 1966

2 MINUTI DI LETTURA





Le città d’arte dipingono l’Italia di mille colori e con il loro patrimonio artistico e culturale suscitano nel turista un fascino e uno stupore indimenticabile. Proprio per questo motivo si cura la loro manutenzione, che nel corso del tempo non è sempre facile da eseguire. Ciò è dovuto anche a eventi eccezionali e catastrofici a cui l’uomo non può opporre resistenza, poiché frutto della forza della natura. Recentemente, una delle città più incantevoli del mondo, Firenze, una perla ricca di arte, storia e cultura, si è trovata a fronteggiare il rischio di una nuova alluvione. Per un attimo, agli occhi dei fiorentini si è materializzato un nuovo incubo, ovvero che l’acqua potesse danneggiare le bellezze della città come l’elegante piazza della Signoria, l’imponente Palazzo Vecchio a Niancato dalla fontana del Nettuno, Ponte Vecchio e le sue botteghe storiche, il Duomo di Santa Maria del Fiore con la sua maestosa cupola realizzata dal Brunelleschi, la Galleria degli UNizi. Nelle ore di forte piaggia, tutti hanno ricordato la rovinosa alluvione del 4 novembre 1966, in cui il capoluogo toscano venne sommerso dalle acque dell’Arno. Dopo numerosi giorni di maltempo, il fiume, da sempre fonte di vita e di preoccupazione, si riversò violentemente nelle campagne e nel quartiere di Gavinana. Il livello dell’acqua raggiunse i 5 m, ma non si fermò: il quartiere di Santa Croce e il Museo archeologico subirono danni; vennero travolte le spallette di Ponte vecchio e demolite molte botteghe, si temette per la stabilità dello stesso ponte. In piazza del Duomo, l’acqua raggiunse i 3 metri e causò la perdita di cinque formelle della porta del Battistero. Ma emblema di questa catastrofe fu il Crocifisso di Cimabue in Santa Croce. Esso venne travolto dalla forte spinta dell’acqua, ma non lasciò il suo ancoraggio, benché fosse impregnato d’acqua, nafta e fango. L’alluvione si rivelò perniciosa anche per gli UNizi, poiché nel Gabinetto fotografico vennero danneggiate varie attrezzature e apparecchiature. Alcune opere si salvarono perché furono portate ai piani alti. Allora la furia della natura fu devastante e la risposta degli uomini fu commovente: un esercito di volontari, “angeli del fango”, si adoperò perché la città rifiorisse e perché i documenti storici e le opere d’arte non andassero perduti. Nonostante ultimamente si sia verificata la possibilità di rivivere un simile evento catastrofico, la città ha avuto la fortuna di non ripercorrerlo. Ma fino a quando la città di Firenze o altre città della fragile Italia potranno essere al sicuro? *Giorgia ed Elisa frequentano il liceo Pira di Siniscola

Primo piano
Il lungo ponte

Pasqua e Pasquetta in Sardegna: turisti stregati da Alghero, Olbia e Porto Rotondo – Guarda i VIDEO

Le nostre iniziative