La Nuova Sardegna

L’ambiente da tutelare

Cambiamenti climatici e reazioni a catena: che cos’è l’effetto domino

di Christian Martin Pileri *
Cambiamenti climatici e reazioni a catena: che cos’è l’effetto domino

Il tema al centro di un incontro con due esperte del Parco regionale di Porto Conte

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Non è raro imbattersi in video sui social con titoli del tipo: «Come sarebbe la vita sulla Terra se le api si estinguessero?». Titoli del genere richiamano il concetto di “effetto domino”, ma che cos’è, esattamente? Come ci hanno spiegato Antonella Derriu e Donatella Palomba, del parco di Porto Conte, l’effetto domino è un fenomeno per cui un singolo cambiamento può innescare una catena di reazioni, proprio come accade con le tessere del domino quando ne cade una. Oggi, in biologia, non è raro di sentir parlare di effetto domino in relazione all’Antropocene, ovvero l’epoca geologica in cui viviamo, caratterizzata da cambiamenti ambientali causati principalmente dall’essere umano. Secondo questa reazione a catena, la modifica di un habitat può provocare molteplici conseguenze. Ce ne sono diversi esempi, tra cui l’estinzione di numerose specie animali negli ultimi secoli. Celebre è il caso del dodo: per contrastare i topi introdotti dai coloni europei, furono portati sull’isola dei gatti, che, insieme alla caccia sregolata, portarono all’estinzione di questo uccello. Altri esempi noti sono legati all’introduzione di specie aliene — cioè non native di un certo habitat — in Australia. Questo ha causato, negli ultimi anni, veri e propri conflitti tra la popolazione e i cavalli selvatici, oltre alla costruzione della “grande muraglia per i conigli”. Ma come si può limitare, o addirittura ribaltare, l’effetto domino? Entrano in gioco diverse figure e istituzioni che collaborano per cercare di proteggere la natura, in particolare biologi e parchi naturali.

Un esempio virtuoso è il Parco di Porto Conte, che si occupa di buona parte della costa e dell’area marina vicino alla città di Alghero, oltre alla zona più interna. Il parco si dedica alla mappatura dei fondali e delle coste — fondamentale per la ricerca e per contrastare l’erosione — e al monitoraggio delle specie marine che popolano quell’ecosistema. Regolamenta anche la pesca sportiva e combatte l’inquinamento attraverso diversi progetti, come “A pesca del rifiuto”, attivo dal 2014 al 2020, che si è impegnato nella pulizia dei fondali da detriti umani e vecchie attrezzature da pesca illegali o abbandonate. Per contrastare l’effetto domino, il parco si occupa anche della salvaguardia del riccio di mare Paracentrotus lividus, un piccolo erbivoro che, secondo uno studio del 2019, ha subito un calo dell’80% rispetto agli anni precedenti. La sua eventuale estinzione potrebbe provocare gravi danni all’ecosistema, trovandosi alla base della catena alimentare della zona.

*Christian Martin frequenta il liceo “L. Mossa ” di Olbia

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