Stefano Sardara: «Voglio gente che dorma con la maglia della Dinamo addosso»
Il presidente della società rossoblù: «Noi la squadra di tutta l’isola»
Sassari Stefano Sardara ha rilasciato una lunga intervista ai social del club in cui ha toccato tutti i temi della stagione della Dinamo: tra passato, presente e futuro. Ecco alcuni passaggi a pochi giorni dal via della preparazione per la nuova stagione. Il numero uno biancoblù è partito parlando della forte matrice identitaria che caratterizza il club: «Dal giorno 1 abbiamo immaginato di essere la squadra di tutta la Sardegna e possiamo dire con orgoglio che è così: lavoriamo tutto l'anno sul rapporto col territorio, soprattutto con il precampionato nell'isola, e troviamo ovunque grande calore e passione. La cosa che mi rende orgoglioso è che secondo uno studio pubblicato di recente nel mondo dello sport isolano la Dinamo ha un bacino di utenza e seguito enorme, che supera quello del calcio».
Il messaggio della stagione 2024-25 è “La maglia di un’isola”, difficile per lui scegliere una maglia simbolo, ma ecco un aneddoto: «Quando vidi la maglia 2014-15 inizialmente storsi il naso, ricordava un po’ troppo un’altra piazza di Serie A: poi ci vincemmo lo Scudetto e il resto è storia. Secondo me una delle migliori maglie tra le tante special edition che abbiamo realizzato con la Regione è quella con i Candelieri, veramente bellissima».
Nella nuova Dinamo c’è il ritorno a casa di un giovane talento made in Sassari, Stefano Trucchetti: «Noi vogliamo gente che dorma con la maglia della Dinamo addosso: Stefano è uno di questi, ha una famiglia eccellente che pensa al bene del ragazzo e non esclusivamente della sua carriera». La sfida nel massimo campionato è apertissima: «È ovvio che oggi è molto più difficile competere: c’è Trapani, ci sono altre realtà che crescono e sono molto ambiziose, proprietà straniere che investono. Noi dobbiamo essere ancora più quadrati, consapevoli che se non possiamo essere i più forti dobbiamo essere i più bravi, valorizzando l’aspetto che più mi sta a cuore in un’azienda, ovvero le risorse umane. Siamo all’inizio di un nuovo progetto triennale, il covid ci ha lasciato cicatrici profonde ma possiamo contare sulla nostra solidità nell’affrontare qualsiasi tempesta. Con la nostra tifoseria mi sento in debito, vogliamo riscattarci con e per il nostro pubblico».
Il campionato femminile ha fatto parlare di sé con l’abbandono da parte di tre piazze: «Non mi permetto di criticare le scelte di altri club, ma posso dire che la riforma che è stata fatta nel femminile è senza senso e che ha tagliato le gambe ai club. Ha dato la mazzata definitiva alla crescita del movimento che cercava in tutte le maniere di emergere e che le società volevano valorizzare».
In chiusura il presidente ripensa ai quasi tre lustri nella massima serie, spinti da una passione che è uguale al primo giorno: «Da presidente ho dovuto imparare tanto, non avevo mai gestito un’azienda sportiva: ho guardato, ho studiato. Sicuramente oggi sono molto più sereno, abbiamo costruito qualcosa di solido e duraturo, ben strutturato: sono molto contento dell’inserimento di Jack Devecchi come direttore generale, abbiamo davvero toccato con mano quanto si fosse preparato per questo salto prima di smettere di giocare. Avere una struttura solida mi permette di delegare in serenità, non posso più dedicarmi a tempo pieno ma ovviamente non perdo neanche una partita. E se c'è un Cda, si ferma tutto e si guarda la Dinamo».
Il ricordo più bello? «Ci sono tante pagine diverse della nostra storia. Per esempio ricordo con grande piacere la firma di Becirovic, 2013-14, avevamo una squadra pazzesca, forse quella più forte di sempre, il suo arrivo a Sassari fu motivo di grande orgoglio».
E sulla reunion per i dieci anni dello Scudetto, che si festeggeranno nel giugno 2025: «È bellissimo perché è nato tutto spontaneamente, lo avete visto sui social: con i ragazzi dello Scudetto ci siamo trovati come tra amici, è bello che nascano queste cose anche dal nulla. È in pieno stile Dinamo!».