Giovanni Mascia: «Diabete e sport agonistico, è importante parlarne»
Il pallanuotista: «L’approccio psicologico è fondamentale»
Sassari «Non riesco a stare lontano dallo sport e ho sempre cercato di trovare il modo per affrontare qualsiasi tipo di problema o di difficoltà legata all’essere uno sportivo con diabete di tipo 1». Giovanni Mascia, 27 anni, è un giocatore della Promogest Quartu, formazione che milita nella serie C di pallanuoto. Le sue parole sono la dimostrazione più chiara di come lo sport agonistico non solo sia compatibile con il diabete, ma possa diventare un alleato prezioso nella sua gestione.
Nel 2014 le è stato diagnosticato il diabete quando già praticava lo sport a livello agonistico?
«Avevo solo 13 anni e non avevo realmente compreso cosa significasse. In quel periodo mi allenavo intensamente, anche 3-4 ore al giorno tra palestra e acqua. La diagnosi è arrivata dopo un ricovero di due settimane: avevo perso molto peso e non si riusciva a capire il perché. Dopo le dimissioni non vedevo l’ora di ritornare ad allenarmi. Ricordo ancora la prima ipoglicemia. Al ritorno a casa per festeggiare mangiai una pizza ma non sapevo ancora regolarmi».
Ha mai pensato di rinunciare allo sport agonistico?
«Mai. Ho iniziato facendo nuoto agonistico dai 7 ai 12 anni e poi dai 12 fino ad oggi, gioco a pallanuoto. Sapevo che lo sport era fondamentale anche per gestire il diabete. È una parte troppo importante della mia vita per rinunciarvi».
Come è cambiata la gestione degli allenamenti?
«La chiave è stata imparare a conoscere le risposte del mio corpo. Durante gli allenamenti di nuoto, ad esempio, cerco di somministrare meno insulina perché con un lavoro molto intenso i livelli tendono a scendere troppo. La gestione in acqua è particolarmente complessa: si rischia persino di perdere la connessione con il sensore che controlla la glicemia. L'arrivo del microinfusore ha rappresentato una svolta rispetto alle difficoltà che avevo con la penna insulinica, quando i carichi di basale si sovrapponevano».
La gestione in partita?
«La pallanuoto è uno sport che fa bruciare energia dalla punta dei piedi a quella dei capelli. Durante le partite si alternano azioni intense a momenti di riposo, l'adrenalina gioca un ruolo fondamentale, mantenendo la glicemia a livelli molto alti. Quindi bisogna tenere conto anche di questo».
Quali sono stati i momenti più difficili?
«L'adolescenza è stata complessa, con glicemie irregolari che hanno influito sul rendimento. Ho dovuto persino fermarmi. Ma grazie al confronto con la diabetologa e a un nuovo approccio con le insuline, sono riuscito a riprendere l'attività agonistica».
Lo sport e la gestione del diabete
«Per me è essenziale. Durante il Covid ho dovuto interrompere gli allenamenti e ho dovuto raddoppiare la quantità di insulina giornaliera. Appena ho ripreso l'attività, sono riuscito a dimezzarla. A chi riceve la diagnosi di diabete dico che è fondamentale seguire gli specialisti e non perdere mai la voglia di allenarsi e competere. Quello è il vero spirito dello sport. Ma anche di non vergognarsi di fare l’insulina di fronte ad altri e di parlare liberamente della malattia, che non deve essere uno stigma, ma una condizione da gestire».
È importante che gli atleti ne parlino? Da poco lo ha fatto anche il tennista Zverev.
«È importantissimo. Penso che l'esempio di chi compete ad alto livello nonostante il diabete sia indispensabile. È soprattutto una questione mentale: devi conviverci e se non la affronti nel modo giusto può abbatterti. Ho incontrato persone spaventate che evitano lo sport e di parlarne. Ma il problema non sono le glicemie. La vera sfida è superare la paura, e per questo l'approccio psicologico è fondamentale».
Giovanni Mascia è seguito da una nutrizionista che gli ha dato preziose indicazioni sull’alimentazione migliore da seguire, e da una diabetologa, la dottoressa Danila Pistis.
«È molto importante che l’atleta con diabete – ci spiega Danila Pistis – segua le linee guida per la buona gestione della patologia in allenamento e nelle partite, e impari ad ascoltare il proprio corpo per capire come sostituire al meglio quel motore che non funziona come dovrebbe. Consiglio sempre a tutte le persone con diabete di fare sport, e vorrei fosse chiaro che non ci sono controindicazioni nel praticarlo a livello agonistico. Tra l’altro l’utilizzo di sensori e microinfusori aiutano tantissimo. Per un giovanissimo che invece riceve la diagnosi di diabete il consiglio è non di abbandonare lo sport, di non scoraggiarsi ed essere costante e disciplinato. Ma anche di cambiare l’approccio con la pratica sportiva con carichi via via crescenti, imparando a gestire al meglio i propri parametri».