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C’è una star del tennistavolo che fa sognare Sassari

di Antonello Palmas
C’è una star del tennistavolo che fa sognare Sassari

Johnny Oyebode, campione giramondo, è nato a New York ed è cresciuto ad Assemini

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Sassari Da quando aveva dodici anni ha deciso e lo ha detto ai genitori: «Voglio essere un giocatore di tennistavolo professionista. E da allora il 23enne Johnny Oyebode, ora tesserato per il Tennistavolo Sassari, gira il mondo, vince e fa il pieno di esperienza per nutrire un’ambizione potente come il suo rovescio: diventare uno dei più forti del pianeta. Nato New York («per caso» dice lui) da una famiglia nigeriana che già viveva in Italia, trasferito un mese dopo ad Assemini: è sardo a tutti gli effetti. Per ora è il migliore in Italia, dove qualche giorno fa ha vinto il suo primo titolo nel singolo battendo quel Jordi Piccolin che in semifinale a Cagliari gli aveva interrotto il sogno di conquistarlo nella “sua” Cagliari. Ha vinto anche nel doppio misto con Gaia Monfardini e ha preso il bronzo nel doppio maschile con Carlo Rossi (sconfitta al 5° set col duo che ha poi vinto il titolo). Sinora aveva vinto tre titoli italiani nel doppio. Sacrifici. Rintracciamo Oyebode a Chennai, in India, dove sta disputando i Wtt Star Contender con i migliori del mondo.

«È stata un'emozione veramente molto, molto forte – spiega Johnny – è un titolo che cercavo da 3-4 anni e poi, sai, avevo ancora il rammarico per la chance di due anni fa: vincevo 9-4 all'ultimo set, speravo di alzare la prima coppa a casa mia. Ma immagino che tutto succeda per una ragione. Magari non ero ancora pronto. Ora però sono veramente contento perché questo è il frutto dei tanti sacrifici che continuo a fare. Ci sono titoli più importanti all’estero, ma essere tra i giocatori migliori della mia nazione è una gran cosa».

Johnny risiede a Terni «perché il centro della Nazionale è lì, ci sono quasi tutti i ragazzi del giro azzurro. Prima ero a Formia dove c’è il centro olimpico, dopo aver vissuto due anni in Germania. Ma in Umbria sto poco, giusto per allenarmi, ma due settimane al mese sono in giro per il mondo». Ha iniziato con la Marcozzi a 9 anni: «A Cagliari ho fatto tutti i campionati regionali, sono passato a quelli nazionali, ho esordito in A1, per poi spostarmi a Prato a 16 anni. Da quattro sono tesserato con il club tedesco Mainz 05 (di Magonza) per le competizioni a squadre: all’estero il tennistavolo è più sentito e mi piace confrontarmi con realtà diverse. E da 4 per il Tt Sassari per le gare individuali: avevano un bel progetto, e volevo restare legato a un club italiano». Forza e determinazione.

Le armi migliori di Oyebode? «Sicuramente la mia forza fisica, ci lavoro tantissimo: non si direbbe ma è uno sport in cui conta molto. Ma credo che la mia dote migliore sia la mia determinazione, la mia ambizione, qualcosa di tipo militare, e credo che sarà questo a portarmi a raggiungere i risultati che voglio. Senza non riuscirei mai a competere con le potenze del mondo: la Germania, la Francia, ovviamente la Cina, la Corea, il Giappone». Giramondo. Com'è la vita di un giocatore “pro”: «Finiti gli italiani in Abruzzo, dopo poche ore ero sull’aereo per l’India. Ma da gennaio a oggi sono stato a Doha, in Turchia, in Germania, poi avrò un altro torneo in Inghilterra. La mia vita è così».

Johnny racconta come ha scelto il tennistavolo: «No, non è stato mio padre Michael Olufemi, ex campione e ora allenatore, a spingermi. A me piaceva il calcio, ma soprattutto il basket per cui ho ancora un’attrazione incredibile. Poi, quando il mio primo allenatore, Antonio Gigliotti, un giorno mi invitò a un allenamento non sono più uscito dalla palestra, mi sono innamorato dei quello sport, delle persone che ci vivono. Soprattutto del fatto che sai, a quell'età lì, inizi già subito a viaggiare. A 10 anni mi trovavo ad andare in Cina, cose impensabili». Verso Los Angeles. Obiettivi? «Essere il miglior giocatore possibile, come mi sono ripromesso sin da piccolo. A breve termine, entrare prima possibile tra i primi 100 del circuito internazionale (ora è 206°). Ma voglio fare uno step che mi porti tra i primi 20 al mondo. Un obiettivo grande, per il quale occorre dare qualcosa in più e che sono sicuro di poter realizzare, ma ci vorrà un po' più di tempo. E poi, certo, le Olimpiadi». Con questa grinta a Los Angeles 2028 Johnny potrebbe andarci davvero.

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