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La Brigata Sassari dietro un pallone, quel derby tra i soldati giocato sul fronte

di Andrea Sini

	Una rievocazione storica del match giocato nel 1917
Una rievocazione storica del match giocato nel 1917

L’incredibile sfida tra i militari “sassarini” si tenne vicino a Bassano nel maggio 1917, nel corso della Prima guerra mondiale

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Sassari Gli eroi delle trincee non tiravano solo con la baionetta. A due passi dal fronte, nei rari momenti nei quali i cannoni tacevano, a illuminare con un piccolo raggio di normalità le cupe giornate dei combattenti della Grande guerra poteva bastare una palla di cuoio. Una palla da “football”.

Il derby dei sassarini C’è anche una partita di calcio, con un derby tutto sardo, nel grande libro della Prima guerra mondiale, che oltre un secolo più tardi continua a regalare piccole e grandi storie che meritano di essere raccontate. Come quel match giocato non lontano da Bassano del Grappa, che vide come protagonisti due battaglioni della Brigata Sassari ed Emilio Lussu tra gli organizzatori. Di questa incredibile partita, che si svolse nella primavera del 1917, dà conto nelle sue memorie Alfredo Graziani, ufficiale tempiese dei Sassarini. La ricostruzione completa dell’evento si trova invece nel libro “Il Capitano - Emilio Lussu: il Carso, l’Altopiano e il Piave che non ha mai raccontato”, firmato da Ruggero Dal Molin e Stefano Aluisini, studiosi e grandi appassionati degli eventi bellici legati al nord est.

La madrina A sorpresa, tutta la storia ruota attorno a una donna: si tratta di Teresa Guerrato Nardini, una benefattrice che durante la guerra si era adoperata per fare arrivare sul fronte qualsiasi tipo di supporto per i soldati. Compresa la grappa prodotta da suo marito, proprietario di un’importante distilleria a Bassano. Talmente amata e venerata dalle truppe da venire nominata dagli ufficiali “Madrina” della Brigata Sassari. E proprio per renderle onore, in occasione di una sua visita durante un periodo di pausa dall’attività bellica, venne deciso di disputare una partita di calcio.

Il Capitano Con tutta probabilità in quell’occasione non scese in campo (le formazioni non sono state tramandate), ma il ruolo di Emilio Lussu in questo curioso evento fu di primo piano: la signora Nardini era infatti una sua amica personale e le frequentazioni con lui e altri ufficiali ebbero inizio proprio in occasione degli incontri durante i quali venivano coordinati gli aiuti ai soldati sul fronte. L’organizzazione Ai primi di maggio del 1917 la “Sassari” viene mandata a riposo dopo avere trascorso quasi un anno intero sul fronte dell’Altopiano: il 151° Reggimento viene collocato a Vallonara, a breve distanza da Marostica; il 152° va a San Michele. Per i soldati arriva finalmente un periodo di svago lontano da trincee, spari e cannonate. Lo stesso Lussu, ufficiale del Terzo battaglione del 151° (il cosiddetto “battaglionissimo” scrive non a caso che “quei giorni furono per il battaglione i più felici di tutta la guerra”. Fu durante un banchetto tra gli ufficiali che vennero definiti i dettagli dell’attesissimo evento. Vennero selezionati i giocatori, suddivisi in due squadre: da una parte il Battaglionissimo, dall’altra gli uomini del battaglione “Trrémati”, ovvero il 7° battaglione complementare comandato dal capitano Antonio Rizzo. I primi si sarebbero battuti nel nome della madrina, gli altri avrebbero rappresentato “il fiero inimico”. Per due settimane i prescelti si sottoposero a duri allenamenti e nel frattempo venne anche individuato lo spazio adatto a ospitare una partita di calcio. La scelta cadde su un’area pianeggiante poco fuori dal centro abitato di Vallonara.

Il grande evento L’arrivo della Madrina venne accolto da applausi scroscianti e in poco tempo le due squadre si trovarono pronte per la sfida. «Sappiamo che tipo di divise vennero utilizzare – racconta lo studioso Alessandro Lancellotti, autore di varie pubblicazioni sulla Prima guerra mondiale, che ha dedicato un focus sulle sfide calcistiche al fronte –. Il Battaglionissimo scese in campo con una maglia divisa a metà, con tutta probabilità rossa e bianca. Gli uomini del battaglione “Trrémati” indossarono una maglia bianca. Particolare curioso: nella parte di sotto, tutti i giocatori indossarono pantaloni e scarponcini militari». Alfredo Graziani, nel suo “Fanterie sarde all’ombra del Tricolore”, parla di “ambiente saturo di elettricità”. Il Battaglionissimo fu spietato. «Il primo goal – racconta l’ufficiale – ci ha levato un grave peso dallo stomaco, il secondo ci ha fatto respirare ampiamente e liberamente». E mentre il grido “Fortza paris” risuonava alto dal parterre, i biancorossi segnarono il terzo e il quarto gol. Quattro a zero e tutti a casa? Neanche per sogno: tutti al fronte. Perché poi la guerra sarebbe proseguita, con Caporetto e tanti altri bagni di sangue. Ma quella giornata trascorsa a rincorrere un pallone da football o a fare tifo da bordo campo, conclusa con un banchetto memorabile, restò per sempre nel cuore dei protagonisti.

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