La Nuova Sardegna

Gavino Ledda: «Ho perso un amico generoso»

Gavino Ledda: «Ho perso un amico generoso»

Il ricordo dello scrittore, di Omero Antonutti e di Sergio Naitza, regista di “Dalla quercia alla Palma»

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ROMA. «Ho perso un amico, una persona generosa, appassionata, affettuosa e colta». Gavino Ledda, l’autore del celeberrimo “Padre padrone”, portato al cinema dai fratelli Taviani che con quel film conquistarono quarant’anni fa la Palma d’oro al Festival di Cannes, piange così Vittorio Taviani, scomparso ieri a Roma. Ledda e i due fratelli registi si erano recentemente rincontrati pochi mesi fa sul set del film “Dalla quercia alla Palma, i quarant’anni di Padre padrone”, backstage del film Palma d’oro nel 1977. «Con Vittorio – racconta – era un piacere chiacchierare di qualsiasi argomento, dal cinema alla musica, lo ricordo sempre prodigo di consigli e incoraggiamenti. E ricordo che poco tempo dopo l’uscita del film, a Roma, ebbi una volta un malore: mi venne spontaneo chiamarlo. Lui, insieme a Paolo, si precipitò in albergo, portandosi dietro il suo medico e mi rimase vicino fino a quando non ripresi le forze. Ecco, in questo dettaglio apparentemente insignificante, ritrovo tutta l’umanità e l’altruismo di Vittorio».

Profondamente commosso Omero Antonutti, l’Abramo di “Padre padrone”, attore che ha avuto un profondo legame con i fratelli Taviani: «Il mio pensiero adesso è per il dolore di Paolo, erano un’unica persona, giravano indifferentemente prima uno e poi l’altro, le sequenze dei loro film, facevi una domanda a uno e rispondeva l’altro. Un momento triste finisce uno stile di cinema, per me lavorare con loro è stato facile, perché avevano sempre presente il teatro ed è dal teatro che mi hanno pescato e insegnato tantissimo, sono stati i miei maestri – conclude l’attore –. L’ultimo film Paolo l’ha girato al telefono perché aveva sempre bisogno di confrontarsi con Vittorio, l’Italia perde un grande cineasta».

Sergio Naitza, il regista di “Dalla quercia alla Palma”, documentario che registrò la sua ultima intervista, ricorda così Vittorio Taviani: « Quando presentammo il film al Festival di Roma, Vittorio già malato, non era presente – ricorda Naitza –. Paolo portò la sua testimonianza: “consideratemi al vostro fianco”. Aveva voluto fortemente che il documentario venisse realizzato, proprio per il legame profondo col film “Padre padrone”, lavoro che aveva dato ai fratelli la notorietà internazionale ma che gli aveva anche permesso di raccontare una storia di riscatto in cui credevano molto».

Quando il progetto di Naitza arrivò alla fase esecutiva la condizione di Vittorio Taviani si era aggravata. «Ci teneva moltissimo a tornare in Sardegna sui luoghi dove aveva girato 40 anni prima, ma la sua malattia impedì il viaggio – dice Naitza –. Andammo a casa sua, ma per due volte Vittorio era ricoverato all’ospedale, si scusò tantissimo con noi, rivelando l’enorme sensibilità che lo contraddistingueva. Infine organizzammo, a sorpresa, l’incontro con Gavino Ledda. L’abbraccio tra i due è stato uno dei momenti più commoventi del nostro lavoro. Gli portai personalmente il dvd, e dopo due giorni mi chiamò per farci i complimenti, un momento che non dimenticherò».

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