I maestri dell'arte sarda, Filippo Figari: la civiltà di un popolo barbaro
In edicola da venerdì 7 il volume curato da Gianni Murtas su un artista di primo piano nel panorama culturale isolano
Un emozionante viaggio nell'arte. È ciò che La Nuova Sardegna propone con la collana "Maestri dell'arte sarda". Un itinerario affascinante attraverso dieci splendide monografie dedicate ognuna a una personalità fondamentale dell'arte sarda del Novecento, accompagnate da un ricco apparato di immagini delle opere e dai testi di importanti storici e critici dell'arte che a questi talenti hanno dedicato i loro studi. La Nuova propone l'esplorazione e la scoperta di un patrimonio importante, non solo per la storia della cultura visiva dell'isola, ma anche per quella del resto Paese. Importante, come ha ribadito più volte Vittorio Sgarbi, proprio per l'originalità del percorso degli artisti sardi che propongono una visione del tutto particolare, e per niente provinciale, del secolo delle avanguardie: il Novecento.
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Dopo il primo volume, andato in edicola venerdì 31 gennaio e dedicato al grande pittore della Secessione nazionale Giuseppe Biasi, da venerdì 7 febbraio arriva, a 7,60 euro più il costo del quotidiano, la monografia, a cura di Gianni Murtas, su Filippo Figari, artista fortemente coinvolto nella costruzione dell'identità sarda anche attraverso grandi opere realizzate per la committenza pubblica a Cagliari, come la spettacolare "Sala dei matrimoni", decorazione del palazzo civico del Comune di Cagliari datata 1912.
Artista fra i più noti della Sardegna, autore di cicli pittorici in molti dei più importanti edifici pubblici dell'isola, Filippo Figari ha svolto un ruolo di primo piano nel panorama culturale del Novecento. Agli oli di piccole dimensioni - ritratti, nature morte e paesaggi destinati a una cerchia familiare o agli amici - fanno riscontro i vasti cicli murali, nei quali il pittore affronta temi storici o di costume che esaltano la "nazione sarda" nella sua originalità etnografica. Di particolare importanza proprio gli affreschi della Sala dei matrimoni nel Palazzo Civico di Cagliari, dove Figari dispiega al meglio le sue capacità di valente decoratore, tecnicamente perfetto e in grado di legare indissolubilmente le sue immagini alla memoria collettiva di un popolo.
«Protagonista di quel processo di riscoperta dell'universo popolare che è alla base della modernità isolana - scrive Gianni Murtas - Figari ha avuto per quasi un cinquantennio un ruolo determinante nelle vicende artistiche regionali. La produzione grafica del periodo di formazione, i grandi cicli pittorici degli anni Dieci e Venti, l'attività didattica realizzata per oltre vent'anni come direttore dell'Istituto d'Arte di Sassari, e finanche il ruolo politico ed organizzativo svolto come segretario regionale del Sindacato Fascista Belle Arti, sono punti imprescindibili di qualunque discorso sull'arte contemporanea sarda».
«Con Francesco Ciusa e Giuseppe Biasi - spiegaga ancora il curatore del volume proposto ai lettori dalla Nuova - Figari è l'inventore di un immaginario estetico che dà una nuova identità all'isola. Una identità legata alle tradizioni ma proiettata nel presente, fondata sul fascino del folklore e tuttavia capace di confrontarsi, attraverso l'esaltazione del carattere primitivo, con gli orizzonti della modernità».
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