Verdone: «Il mio libro dal lockdown»
Nato da uno scatolone di ricordi si chiama “La carezza della memoria”
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ROMA. Arriva in libreria il 16 febbraio per Bompiani il nuovo libro di Carlo Verdone, “La carezza della memoria”, scritto nella pandemia. Ad annunciarlo è lo stesso Verdone in un lungo post su Facebook.
«Cari amici, dopo nove anni da “La casa sopra i portici”, esce il mio nuovo libro, scritto in 10 mesi, ha visto le prime pagine durante il lockdown di marzo, per esser completato nel dicembre dello stesso anno – scrive Verdone –. Tutto ha preso l'avvio da un grosso scatolone sigillato dal mio compianto segretario Ivo Di Persio nel 2013, sul quale aveva scritto “foto, lettere e documenti da riordinare”. Nella solitudine della clausura per la pandemia ho deciso di aprire quel grosso cartone.
Ricordo la pesantezza e la difficoltà che avevo nel muovermi a causa delle mie anche senza cartilagini, tant’è che prima di appoggiarlo mi sono bloccato per il dolore e lo scatolone è caduto rompendosi. Davanti a me foto vecchie, recenti, a colori, in bianco e nero, polaroid, lettere, piccoli oggetti, disegni, agende – racconta Verdone della genesi del libro –. Seduto su una sedia osservavo tutta quella roba sparpagliata in terra. Ma ogni oggetto, ogni foto, ogni elemento aveva una storia da raccontare, un momento della mia vita che avevo in parte rimosso. E così il giorno stesso ho iniziato a scrivere il primo capitolo. Avevo trovato la spinta per iniziare a ripercorrere tempi lontani storie che meritavano di esser fermati prima che l’oblio li cancellasse dalla mia mente – spiega –. Mi sono emozionato a scriverlo Ho raccontato di me. Ma qualche emozione forse riguarderà anche voi, ne sono certo».
«Cari amici, dopo nove anni da “La casa sopra i portici”, esce il mio nuovo libro, scritto in 10 mesi, ha visto le prime pagine durante il lockdown di marzo, per esser completato nel dicembre dello stesso anno – scrive Verdone –. Tutto ha preso l'avvio da un grosso scatolone sigillato dal mio compianto segretario Ivo Di Persio nel 2013, sul quale aveva scritto “foto, lettere e documenti da riordinare”. Nella solitudine della clausura per la pandemia ho deciso di aprire quel grosso cartone.
Ricordo la pesantezza e la difficoltà che avevo nel muovermi a causa delle mie anche senza cartilagini, tant’è che prima di appoggiarlo mi sono bloccato per il dolore e lo scatolone è caduto rompendosi. Davanti a me foto vecchie, recenti, a colori, in bianco e nero, polaroid, lettere, piccoli oggetti, disegni, agende – racconta Verdone della genesi del libro –. Seduto su una sedia osservavo tutta quella roba sparpagliata in terra. Ma ogni oggetto, ogni foto, ogni elemento aveva una storia da raccontare, un momento della mia vita che avevo in parte rimosso. E così il giorno stesso ho iniziato a scrivere il primo capitolo. Avevo trovato la spinta per iniziare a ripercorrere tempi lontani storie che meritavano di esser fermati prima che l’oblio li cancellasse dalla mia mente – spiega –. Mi sono emozionato a scriverlo Ho raccontato di me. Ma qualche emozione forse riguarderà anche voi, ne sono certo».