La Nuova Sardegna

In Ogliastra

Azienda Pusole, il vino etico

di Silvia Sanna
Lorenzo e Roberto Pusole
Lorenzo e Roberto Pusole

Niente pesticidi né diserbanti: l’agricoltura bio di una famiglia di produttori che opera tra Lotzorai e Baunei

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Si chiama Karamare perché i vigneti da cui nasce guardano verso il mare e godono durante il giorno della brezza marina, sostituita nelle ore notturne dall’aria più fresca che arriva dalle montagne. E la fortuna di Karamare, cannonau bianco Igt d’Ogliastra, come degli altri vini prodotti nell’azienda Pusole, a cavallo tra i territori comunali di Baunei e Lotzorai, sta innanzitutto nella sua posizione, nella ventilazione continua che favorisce la strada scelta, intrapresa molti anni fa e portata acvanti con convinzione dall’ulrima generazione di viticoltori: «Noi siamo la quarta», dice Lorenzo Pusole, 51 anni, agrotecnico, titolare insieme al fratello Roberto, 36 anni, enologo, dell’azienda agricola di famiglia.

Sino al 2019, con loro c’era il padre Bernardo, alla fine degli anni ’50 il nonno materno Guadenzio produceva vini sfusi e ne vendeva 20mila litri all’anno. La tradizione va avanti – la quinta generazione (i figli di Lorenzo) si sta già allenando. E la regola base resta immutata: amore e rispetto verso l’ambiente e il territorio, la prima ricchezza. L’azienda agricola Pusole è un’azienda biologica, che produce vino con metodi naturali, dove non c’è posto per pesticidi ed erbicidi. «Ci pensano le pecore a diserbare tra i filari – spiega Lorenzo – e per i trattamenti utilizziamo solo zolfo e rame e un biostimolante a base di ortica ed equiseto, la coda cavallina, che raccogliamo e maceriamo noi stessi».

Poca acqua, solo al Vermentino «per dare energia», niente irrigazione per il Cannonau. Tutto è fatto secondo natura, «con l’obiettivo di non interferire in alcun modo nel ciclo vitale della pianta». Una filosofia premiata dalla guida Slow wine 2023, che proprio all’azienda Pusole ha assegnato 1 delle 227 chiocciole, premio che certifica l’eccellenza del risultato raggiunto nella viticoltura sostenibile. E il vino top è stato proprio il Karamare, come tutti gli altri ottenuto solo da vitigni autoctoni e antichi. Nei 10 ettari di vigneti – all’interno dei 24 complessivi dell’azienda agricola Pusole – si trovano solo vitigni locali, cinquantamila piante distribuite su una terra di incredibile varietà: ci sono infatti porzioni di terreni scistosi ricchi di argilla, aree di origine alluvionale, parti sabbiose o disseminate di sassi.

Ogni varietà è legata alla tipologia di suolo. Ecco allora il Karamare che guarda il mare, Sa Scala che prende il nome dall’omonima località ed è un Cannonau classico invecchiato per 18 mesi in piccole botti di rovere. E poi il Cannonau base Pusole, « il primo della produzione», dice Lorenzo, e Saccaré, ottenuto da piante ad alberello di 70 anni con vitigni autoctoni misti tra i quali Cannonau, Monica e Muristellu. C’è poi Case sparse, da vendemmia tardiva con le uve della parte sabbiosa,che crescono sulle sponde del rio Pramaera: è un rosso prodotto con uve Cannonau (90%) e Monica (10%) conservato in acciaio per 10 mesi. Altro vino del cuore è il Vermentino Pusole.

L’ultima produzione è stata di 35mila bottiglie, il 20 per cento è già volato negli Stati Uniti, un altro 20 tra Danimarca, Irlanda, Francia e Germania, il 4% va in Giappone, tutto il resto tra l’Italia e naturalmente la Sardegna. I vini della cantina Pusole si trovano nelle enoteche e nelle carte dei vini dei ristoranti, dove è sempre è più forte la richiesta di vini frutto di un’agricoltura etica, che ama il territorio e lo rispetta.
 

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