Greta Scarano: «La mia carriera come una maratona»
E' al Figari film fest in veste di regista: «Era il mio desiderio. Dopo il corto punto al film»
L’atmosfera non è proprio estiva, già il titolo, “Feliz Navidad”, rimanda decisamente a un altro periodo dell’anno. Ma il messaggio che trasmette non conosce stagioni, e soprattutto età. Ieri al Figari film fest è stato il turno di Greta Scarano, attrice affermata di cinema e tv, che questa volta si presenta in veste di regista. Il suo cortometraggio, appunto “Feliz Navidad”, interpretato da Benedetta Cimatti, Simone Liberati, Sandra Milo, Carla Signoris, Lorenzo Gioielli e Giancarlo Porcacchia, è i in concorso al festival di Golfo Aranci.
Greta, quando è scattata la voglia di regia?
«In realtà l’ho sempre avuta. Da ragazzina ero indecisa se fare l’attrice, la regista, la cantante. Amavo il cinema, a un certo punto volevo fare la regista, tentai di entrare in una scuola di regia teatrale ma non mi presero. Poi casualmente ho iniziato a fare l’attrice e l’altra cosa l’ho accantonata. Ma erano anni che volevo fare il corto, il soggetto l’ho scritto tanto tempo fa».
Il messaggio del corto è: coltiviamo il bambino che è dentro di noi. Si può fare solo al cinema o anche nella vita?
«Si può fare anche nella vita, io di questo ne sono convinta. Il cinema è uno strumento molto utile, ti prende e ti porta in un altro mondo, ti fa fare un viaggio che non faresti. Ma questo può succedere anche nella vita. Io cerco di sempre di vedere l’aspetto positivo, anche nei casini di tutti i giorni. Alla fine tutte le cose possono essere viste sotto ogni punto di vista. A me piace molto giocare, scherzare. Ho quasi 37 anni ma non rinuncio né alla Playstation né a Tetris».
Tra i protagonisti anche Sandra Milo, splendida novantenne: come è stato lavorare con lei?
«È un cast fantastico, fatto tutto di amici. L’unica che non conoscevo personalmente era proprio Sandra. L’ho cercata su Instagram. Lei è l’esempio di come si possa mantenere uno spirito giovanile, è una maestra in questo: sembra una 50enne. L’ho vista da poco a una sfilata e stava meglio di me (ride, ndr). È una donna di una forza vitale incredibile. Mi sono divertita tantissimo a dirigerla. Ma in generale tutti i miei compagni di viaggio si sono divertiti. Sul set c’era sempre casino, tutti ridevano. C’era anche la cagnetta di mia madre: è pazza di me, faceva qualsiasi cosa le chiedessi. A un certo punto si è mangiata una fetta di lasagna più grande di lei».
Tanti festival, dal Tribeca a Cortina, ora al Figari: le reazioni più belle?
«La prima volta che ho sentito il pubblico ridere è stata una delle più grandi emozioni della mia vita. La risata è una cosa immediata, non puoi fingere. Poi al Tribeca ridevano per cose diverse, alcuni coglievano aspetti di cui altri non si accorgevano. Io comunque non ho fatto il corto per i festival, ma per capire se ero in grado di gestire un set».
Un lungo dopo il corto?
«Sì, c’è. Lo sto mettendo in cantiere».
C’è stata un sliding door nella sua carriera?
«In realtà, sono state tutte delle sliding doors. Tutto quello che ho fatto e ho deciso di non fare mi ha portata dove sono oggi. Non c’è un momento specifico, anche perché la carriera degli attori è particolare. C’è chi esplode subito e magari ha una carriera più breve, chi come me fa un lungo percorso, comparsate, piccole parti e poi riesce a trovare un suo spazio. Più che di sliding doors, nel mio caso, parlerei di maratona».
Con Roberto Faenza ha affrontato il caso di Emanuela Orlandi: che idea si è fatta di questa vicenda?
«È molto difficile farsi una idea su come sono andate le cose. Io ho interpretato Sabrina Minardi e se dovessi attestarmi su quello che lei ha detto viene fuori che lì dentro c’è qualcosa di veramente torbido che non hanno voluto tirare fuori. Quello che mi chiedo è: perché Sabrina Minardi avrebbe dovuto mentire, raccontando cose brutte fatte anche da lei? Cosa ci guadagnava? Poi, certo, qualcosa l’avrà ingigantita o non se la ricordava bene, ma non posso non pormi queste domande. Quel che è certo è che interpretare lei è stato un privilegio enorme. Quel film è stato un lavoro incredibile».
Ha prestato il volto a un’eroina sarda, Emanuela Loi, uccisa nella strage di via D’Amelio: è mai stata nei suoi luoghi?
«Prima di iniziare le riprese sono stata a Cagliari, ho incontrato la famiglia, la sorella, sono stata a casa sua. Mi sono immersa nella sua vita per un paio di giorni. Anche quella è stata una esperienza meravigliosa con un regista, Stefano Mordini, che da allora mi continua ad accompagnare. È diventato un mio grande amico».
È stata anche Ilary Blasi: l’ha più sentita dopo la separazione da Francesco Totti?
«No, non ci siamo più sentite. Ma ci seguiamo su Instagram. Siamo legate da una bellissima storia d’amore. Per noi rimane quella».
Cosa c’è nel futuro di Greta dopo questa tappa al Figari?
«Qualche altro festival con il corto, poi in autunno dovrebbe uscire su Rai 1 la serie “Circeo”, già trasmessa da Paramount. E poi ci sarà il film di Ozpetek. Ferzan l’ho conosciuto in questa occasione, è una persona meravigliosa, tra noi c’è stato uno scambio bellissimo».