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Un borgo da scoprire: domus de janas chiese antiche e un’originale meridiana

di Mario Bonu
Un borgo da scoprire: domus de janas chiese antiche e un’originale meridiana

Il centro offre siti prenuragici e una natura ricca di cordi d’acqua ma lotta contro lo spopolamento

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A chi capita a Romana e avrà la necessità di conoscere l’ora, non servirà l’orologio, basterà che guardi lo spazio relativo al mese corrente sulla piazza di Santa Maria degli Angeli, per vedere un sottile raggio di sole che crea un piccolo riflesso tondeggiante sulla “lemniscata” (curva a forma di otto orizzontale): quella è l’ora esatta. È la magia della meridiana realizzata nel 1999 per volere dall’amministrazione comunale guidata dall’allora sindaco Francesco Sole. L’ingegner Pietro Cosseddu dell’opera fu il progettista e l’artefice. Ma Romana non è solamente quell’opera originale e visionaria sulla piazza della chiesa parrocchiale. Posto su un pianoro a 267 m. sul livello del mare e attorniato da suggestivi paesaggi carsici, a iniziare dalla grotta di “Inghiltidolzu” nella vicina valle di Santu Giagu, il territorio di Romana è stato abitato fino dall’età preistorica, come dimostrano le diverse testimonianze presenti. Fra tutte, la splendida domus de janas di Monte Airadu - conosciuta anche come Sos Aladervos - con colonna centrale, protomi stilizzate in bassorilievo, celle, anticelle, falsa porta dell’aldilà, simboli e segni di una devozione arcaica di grande fascino. In epoca medievale, il territorio appartenne al Giudicato di Logudoro, nella curatoria di Nurcara. Alla morte di Adelasia di Torres, con la dissoluzione del Giudicato, il borgo passò, prima, nelle mani dei Doria, poi in quelle degli Aragonesi e, più tardi ancora, in quelle dei Piemontesi. Di grande interesse storico ed architettonico, al centro del paese, la parrocchiale della Madonna degli Angeli. Eretta nel quindicesimo o sedicesimo è stata fortemente rimaneggiata nel diciottesimo secolo. Nella chiesa parrocchiale di Romana è conservata una reliquia di San Giovanni Nepomuceno, donata dal papa alla fine del 1700. Sempre nel centro abitato, la chiesetta romanica di Santa Croce (cheja de Santa Rughe). Fuori il paese, assai interessante il santuario di San Lussorio (cheja de Santu Lussùlzu), situato nell’interno di una grotta, considerato una delle più antiche chiese della Sardegna. Fra il 20 e il 28 agosto vi si celebra una festa molto sentita dagli abitanti di Romana, con veglie notturne e numerose attrazioni civili. Tornando al paese, le sue vie risultano caratterizzate dalla presenza di numerosi murales alcuni dei quali riproducono scene di vita agropastorale, mentre altri traggono ispirazione dai pregevoli dipinti del pittore di Romana Brancaleone Cugusi, considerato una delle personalità artistiche più originali della Sardegna del primo cinquantennio del Novecento. Il territorio è ricco di acque che hanno favorito una intensa antropizzazione fin dalle epoche più antiche. Da ricordare, oltre al rio Melas, al Temo e all’omonimo lago artificiale, le fonti di Abbarghente, dette anche di Mudeju, dalle quali sgorga acqua naturalmente frizzante e termale, di origine vulcanica. Un territorio ricco di testimonianze e di risorse, che deve però fare i conti, lo dice la sindaca Lucia Catte, con le enormi difficoltà con cui si misurano tutti i piccoli paesi. «Abbiamo perso anche la scuola dell’infanzia – dice la sindaca – insieme a una quantità di altri servizi. Servirebbero politiche regionali più attente e di più lungo respiro» conclude Lucia Catte. Perché la scommessa quotidiana di chi amministra, è la consapevolezza di aver ricevuto in gestione un importante pezzo di storia, cui si accompagna la volontà di volerlo consegnare integro a chi verrà dopo.

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