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Acque termali, tesoro dal vulcano

di Mauro Tedde
Acque termali, tesoro dal vulcano

Le strutture di Casteldoria devono ripartire, effetti benefici per la salute e per il territorio

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Un’altra importantissima risorsa dell’Anglona sono le sorgenti termali di Casteldoria nel territorio comunale di Santa Maria Coghinas ma che potrebbero essere benefiche non solo per la salute ma anche per l’economia dell’intero territorio. Le acque termali, che sorgono lungo le principali linee di frattura della roccia vulcanica e in prossimità di affioramenti di lava, raggiungono temperature che oscillano tra i 40 e i 70 gradi e sono per questo le più calde della Sardegna. Ben conosciute sin dall'antichità per le loro acque salso-bromo-iodiche che sgorgano a 70° all'uscita di una gola porfirica quasi a livello del fiume Coghinas le terme di Casteldoria sono meravigliosamente immerse in un contesto naturale molto suggestivo, tra fiume, mare, lago e colline ricoperte da una rigogliosa macchia mediterranea costituita prevalentemente da olivastri, sugheri e altre varietà tipiche come il lentisco, l’alaterno e il cisto e praticamente ai piedi della imperiosa rocca omonima che domina gran parte del golfo dell’Asinara. Le sue acque termali erano già apprezzate ai tempi dei Fenici, dei Greci e dei Romani tanto che qualche studioso si è persino avventurato nel voler localizzare proprio qui, sul versante che guarda al mare di Monte Ruiu e sulla parte terminale del fiume Coghinas, il famoso antro del ciclope Polifemo descritto nell’Odissea di Omero. Le acque delle terme di Casteldoria nascono a 2000-3000 metri di profondità attraverso rocce vulcaniche dalle quali assorbono i preziosi sali minerali e l’intenso calore. Sgorgano infatti ad una temperatura elevatissima e per questo le proprietà delle acque sono antisettiche, anti-infiammatorie e decongestionanti, di stimolazione del sistema immunitario e miorilassanti. Anche il fango termale di Casteldoria è speciale perché è formato da una parte solida (argilla), una liquida (acqua salsobromoiodica) e una biologica (microrganismi e biomateriali). Per rendere efficaci le cure termali il fango deve giungere a “maturazione” e questo processo avviene in speciali vasche in acciaio inox dove il fango per circa 6 mesi viene mantenuto in continuo contatto con l’acqua termale fatta scorrere a ritmo costante ad una temperatura di 60°. La temperatura e gli elementi chimici dell’acqua termale influenzano così lo sviluppo di particolari microrganismi che modificano la struttura chimico-fisica del fango facendogli acquisire le proprietà terapeutiche che lo rendono fra i migliori in tutta Europa. Oltre ai trattamenti fango terapici, con queste acque vengono praticati trattamenti balneoterapici per la cura della pelle, inalazioni ed aerosol curativi delle vie respiratorie. Insomma una risorsa naturale che ha sempre suscitato molte aspettative da parte dei comuni che insistono attorno all’area termale soprattutto dopo che la Provincia di Sassari, proprietaria dell’intera area e dello stabilimento termale, ha speso circa 15 milioni di euro per far ripartire l'intero complesso. Anche la cosiddetta “Strada dell’Anglona” (che però è ancora ferma al secondo lotto Osilo-Nulvi inaugurato qualche anno fa) era stata concepita e progettata per avvicinare il capoluogo sassarese e anche il suo hinterland proprio alle terme di Casteldoria, con l’intento di rilanciarle. Nel settembre del 2009 la società ATI Hotel Taloro e San Consulting hanno stipulato con la Provincia di Sassari il contratto per la gestione dello stabilimento termale e nell’ottobre del 2010 la Direzione Generale della Sanità ha autorizzato nello stabilimento un centro di medicina termale riabilitativa che è stato accreditato istituzionalmente per l'erogazione di 700 trattamenti al giorno e 30 prestazioni giornaliere di riabilitazione. Purtroppo la crisi dovuta alla pandemia ha causato enormi conseguenze all’attività dello stabilimento termale che ha dovuto chiudere i battenti già da diversi mesi e ancora non si hanno segnali per una sua possibile riapertura. «Un vero peccato oltre che un vero danno all’economia dell’intero territorio – sostiene il sindaco di Santa Maria Coghinas Pietro Carbini – ma sono certo che insieme alle altre istituzioni coinvolte (Provincia e Unione dei Comuni Anglona) troveremo il modo di creare le condizioni per intervenire il modo determinato definitivo e per la riapertura dello stabilimento. Certo è – continua il primo cittadino – che ci vorrà ancora del tempo ma questa volta non si dovrà più sbagliare perché le terme sono una ricchezza e un bene di tutta la collettività che potrebbe creare immense opportunità».

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