La Nuova Sardegna

La storia

Le 60 vendemmie del re degli enologi Giampaolo Parpinello

di Federico Spano
Le 60 vendemmie del re degli enologi Giampaolo Parpinello

Lanciò il vermentino e il cagnulari

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Quando è arrivato in Sardegna, la Costa Smeralda era appena nata, l’uomo non aveva ancora messo piede sulla luna, e la produzione di vino, nell’isola, era quattro volte superiore a quella attuale, ma la qualità era distante anni luce da quella alla quale ormai siamo abituati oggi. Lui è Giampaolo Parpinello, 81 anni, originario di Oderzo (Treviso), uno dei primi enologi che la Sardegna abbia avuto. Quest’anno compie 60 vendemmie in Sardegna e il suo lavoro, la sua passione, le sue intuizioni, hanno contribuito a trasformare la produzione vitivinicola sarda, portandola a essere quella che è oggi: una eccellenza italiana.

Giampaolo Parpinello è arrivato in Sardegna nel 1964, due giorni dopo aver finito il servizio militare (era ufficiale degli alpini in Alto Adige) con la moglie Luigina Pozzebon, poco più che ventenni. Ad Arborea vivevano i genitori di lei e qui erano venuti in viaggio di nozze. Un viaggio che aveva creato una breccia nel cuore del giovane enologo, diploma alla scuola di Conegliano Veneto (una delle uniche due in Italia all’epoca, con Alba). Nel 1964, nell’isola Parpinello ha preso parte a una prima vendemmia. E l’anno dopo, nel 1965, si è presentata una occasione di lavoro alla cantina sociale di Monti. Il giovanissimo enologo non ha avuto dubbi, l’isola gli piaceva, la natura, i boschi, il mare (che però ha sempre guardato a distanza). Dal 1° gennaio 1970, a soli 26 anni, è stato chiamato a dirigere la cantina di Santa Maria La Palma. Un’avventura che è durata per 30 anni e che ha visto una rivoluzione nella produzione di questa storica azienda algherese. «All’epoca si produceva quasi solo vino in bottiglia con tappo a corona - ricorda Parpinello - e si vendeva solo il vino chiamato Maristella. Dell’Aragosta, per esempio, esisteva solo l’etichetta. Nel 1970 la cantina vendeva fra le 30 e le 40mila bottiglie annue con tappo in sughero, quando sono andato via io ne vendeva oltre 2 milioni».

Essendo uno dei pochi enologi in attività nell’isola, Parpinello ha lavorato come consulente per tante altre realtà sarde. Ha continuato a fare l’enologo, consulente, per la cantina del Vermentino di Monti per oltre 12 anni. Con lui come enologo della cantina di Billia Cherchi di Usini è nato il Tuvaoes. Infatti, è stato proprio Parpinello tra i primi a capire il potenziale di questo vitigno, oggi apprezzato in tutto il mondo. Nella stessa cantina di Usini, successivamente, ha imbottigliato il primo Cagnulari in purezza. Proprio grazie all’esperienza con Cherchi, Parpinello ha portato il cagnulari anche ad Alghero. Negli Anni 80 è stato chiamato da Sebastiano Ragnedda ad Arzachena, ed è nato così il celebre Capichera. Giampaolo Parpinello ha collaborato anche a Flussio (malvasia), Bonnanaro e Badesi. Nel frattempo, avendo acquistato terreni nella zona di Alghero, vendendo i vigneti che la famiglia aveva in Veneto (anche il padre Luigi era viticoltore), è stato anche socio della stessa cantina che dirigeva, versando la sua uva. Giampaolo Parpinello e Luigina Pozzebon hanno avuto quattro figli e tutti sono legati al mondo dell’enologia. Il figlio Paolo è stato a sua volta direttore della cantina di Santa Maria La Palma e oggi, con la sorella Laura, lavora nella cantina di famiglia, i poderi Parpinello, creata nel 2009: una cantina che ha già ottenuto numerosi e prestigiosi premi internazionali. L’altra figlia, Giuseppina, è docente di enologia e viticoltura nella facoltà di Agraria di Bologna, mente Luigi è anche lui enologo e lavora per una importante azienda vitivinicola algherese. «I miei figli hanno scelto liberamente il loro lavoro - racconta Parpinello -. Sarà perché la mia famiglia ha questo mestiere nel sangue. Il mio unico rammarico è di essermeli goduti poco quando erano bambini, come oggi invece faccio con i miei nipotini. All’epoca dedicavo tutto il mio tempo al lavoro, un lavoro che ho sempre amato tanto e che mi ha dato tanto».

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