La Nuova Sardegna

La mostra

Museo Nivola, pratza ’e domo a casa di Antine

di Alessandro Mele
Museo Nivola, pratza ’e domo a casa di Antine

Il progetto aperto di Nairy Baghramian si fa largo nel cuore di Orani e racconta «gli spazi nei quali è possibile sostare sviluppando idee e progetti in continua elaborazione»

26 giugno 2024
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Casa. Lo è stata spesso, il Museo Nivola, per artisti, menti brillanti ed idee. Riprendendo anche quel senso artistico di apertura verso il mondo, di condivisione, che ha accompagnato il maestro Antine, Costantino Nivola appunto, nel corso di tutta la sua esistenza, nel corso della sua personale linea del tempo costellata di capolavori assoluti.

Casa, il museo nel cuore di Orani, lo sarà ancora a partire da dopodomani. Nello specifico sarà Pratza ’e domo, una casa semiotica mai costruita. È un progetto realizzato da Nairy Baghramian, a seguito dell’assegnazione del Premio Nivola per la scultura 2023. La mostra comprende opere degli artisti e designer Nairy Baghramian, Phyllida Barlow, Nicolas Hsiung, Janette Laverrière, Rosemary Mayer, Win McCarthy, Julie Mehretu, Oscar Murillo, Paulina Olowska, Monica Sosnowska e Mariantonia Urru. La mostra, che si concluderà il prossimo 3 novembre, è curata dalla ex direttrice del Museo Nivola, Antonella Camarda, dall’attuale direttore Luca Cheri e dalla presidente della fondazione Nivola, Giuliana Altea. L’idea embrionale parte da lontano e deriva da una serie di esperienze vissute e da vivere. Un’idea che ha sempre voluto e vuole aprire, come la porta di casa appunto, le bellezze della Sardegna autentica al mondo.

«Il titolo di Baghramian “Pratza ’e domo, piazza di casa, – spiega Antonella Camarda, direttrice del Museo Nivola al momento della nascita del progetto – riprende l’espressione che in Sardegna designa lo spazio antistante un’abitazione, spesso provvisto di una panchina o di una sedia su cui è possibile sostare; un’area di transizione non chiaramente delimitata, al tempo stesso privata e pubblica, individuale e collettiva» E ancora: «La casa è concepita dall’artista come uno spazio utopico che non è mai stato costruito e potrebbe non esserlo – prosegue Giuliana Altea –, ma il solo fatto di immaginarlo ne evoca la possibilità di esistenza, rendendolo credibile. È un ambiente provvisorio in cui sviluppare o accantonare idee e progetti, in un processo di continua elaborazione e riassemblaggio di frammenti. Ogni frammento è una creazione indipendente». Il progetto per il Museo Nivola combina una serie di aspetti da sempre presenti nella pratica di Nairy Baghramian. Uno di questi è l’interesse per i confini tra spazio pubblico e privato, esterno e interno. «In questo caso lo spazio istituzionale si identifica idealmente con quello domestico – afferma a questo proposito Luca Cheri –, complice anche la forma dell’ambiente espositivo, un ex lavatoio dal tetto a capanna, che ricorda una casa. Della casa, la sala del museo assume i caratteri di accoglienza e protezione, diventa un recinto in cui discorsi artistici diversi possono coesistere e risuonare insieme».

Nairy Baghramian non è nuova a esperienze di collaborazione e ha da tempo sviluppato la pratica di trasformare inviti per mostre personali in esperienze collettive. Al Museo Nivola collaborazione e partecipazione vengono di nuovo in primo piano nella sua opera, con un progetto che riunisce varie affinità artistiche e sensibilità personali. Per tornare al padrone di casa, il maestro Antine, il concetto della mostra richiama anche la condizione di esiliati di Costantino Nivola e di sua moglie Ruth Guggenheim, che fuggirono dall’Italia fascista nel 1938 per stabilirsi a New York e tornare occasionalmente in Europa e in Sardegna solo dopo la fine della seconda guerra mondiale. Da questo sabato, dunque, la casa di Costantino Nivola, torna a essere casa del mondo. Quello conosciuto e quello da esplorare nella mente artistica e sognatrice di chi si siederà sulla Pratza ’e domo.

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