La Nuova Sardegna

L’intervista

gIANMARIA ad Alghero e Ittiri: «I disagi dei giovani d’oggi nel mio primo romanzo»

di Paolo Ardovino
gIANMARIA ad Alghero e Ittiri: «I disagi dei giovani d’oggi nel mio primo romanzo»

Il giovane cantautore il 16 e 17 luglio presenta “Stagno”

15 luglio 2024
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Un libro è una sfida. Ma anche una mossa promozionale o un flop o un tentativo degno di nota o un esercizio di stile. Nel caso di Gianmaria Volpato, noto al grande pubblico come gIANMARIA, è un brillante inizio che fa ben sperare. “Stagno” (Mondadori) è un romanzo che mette in luce, finalmente con una voce che ne ha pieno titolo, luci e ombre dei giovani di oggi. Il cantautore classe 2002, ex X-Factor, ha sorpreso tutti quando invece di un disco ha annunciato l’uscita di un libro, appunto. Dietro c’è voglia di approfondire, di uscire per un attimo «dalla velocità e dalla performance a tutti i costi» del mondo della musica. Un assaggio, gIANMARIA lo ha avuto quando ha partecipato al festival di Sanremo 2023 con il brano “Mostro”. Animo sensibile, schivo, la sua musica intimistica riesce ad arrivare a un pubblico eterogeneo. E anche il suo percorso è trasversale. Lo sguardo sul mondo di oggi, le collaborazioni con i grandi, vedasi Manuel Agnelli, ora un libro «che spero sia il primo di altri». L’esigenza di raccontare storie. L’artista sarà nell’isola per parlare dell’esordio letterario il 16 luglio ad Alghero al Giardino di Villa Mosca charming house e il 17 luglio al teatro comunale di Ittiri.

Perché questo progetto è nato sotto forma di libro invece che di canzone?

«Perché avevo la necessità di raccontare delle storie, e spesso la musica è limitante. Mi spiego: in tre minuti di brano è difficile approfondire. Ho scelto il libro e il romanzo come forma più accessibile». Scritture a confronto: sintesi e suggestione da un lato, particolari e lunghe trame dall’altra. «La ricerca e lo studio sono stati complessi. Avevo la paura che hanno tantissime persone quando sentono la parola romanzo, paura di non sentirmi in grado. Ma nel momento in cui hai la storia e inizi a scrivere, dopo 20.30 pagine la paura svanisce. Per me è stato così».

Il protagonista è Italo, 17enne di periferia, e quanto è vicino a lei?

«Avevo delineato alcune linee-guida su questo personaggio ma poi in realtà l’ho scoperto mentre scrivevo. Di sicuro, doveva avere questo sguardo molto angosciato e sensibile e curioso nei confronti del mondo. Per il resto, non l’ho creato, l’ho dovuto conoscere. Le somiglianze? L’irrequietezza nei confronti di tutto, del futuro. Nel campo dei rapporti Italo è molto sociopatico, io non mi definisco così».

Tra le pagine affronta il disagio generazionale tra i giovani della sua età, il grande disagio di fondo è l’insicurezza nel rapporto con gli altri?

«Ci tengo a precisare una cosa: non scrivo, in questo caso e nelle canzoni, volendo trattare volontariamente dei temi. Non cerco di mandare messaggi. Se escono fuori sono molto felice. Il mio obiettivo è raccontare la storia così com’è, e sono felice se tante persone si rivedono o sentano che tocco delle corse specifiche. In questo caso quelle di una intera generazione. Ma è qualcosa che viene a posteriori rispetto la scrittura».

“Stagno” è un evento episodico nella sua carriera artistica o sta già pensando altre storie?

«Credo e spero di scrivere altri libri. Sento che la creatività e la scrittura abbiamo due lati: uno istintivo, animalesco, che segue l’inconscio, ed è la musica. L’altro più cervellotico e riflessivo. Mi interessano entrambe. Non credo proprio questo sia un episodio, ma un inizio».

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