La Nuova Sardegna

L’intervista

Sonia Bergamasco ritorna alla Maddalena e incassa il premio Volonté: «Sono felicissima, è un privilegio»

di Fabio Canessa
Sonia Bergamasco ritorna alla Maddalena e incassa il premio Volonté: «Sono felicissima, è un privilegio»

L’attrice ha ricevuto il riconoscimento dedicato al grande artista scomparso nel 1994

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Nel 2013 era stata protagonista come docente del Valigialab, il laboratorio di recitazione che ha accompagnato per molte edizioni La valigia dell’attore. Undici anni dopo Sonia Bergamasco torna al festival della Maddalena per il Premio Gian Maria Volonté che ha ritirato sul palco della Fortezza I Colmi prima di regalare al pubblico una lettura scenica in cui omaggia Eleonora Duse e riflette, attraverso la figura della leggendaria interprete di fine Ottocento e inizio Novecento, sul mestiere dell’attrice e dell’attore. Riflessione che poi è da sempre centrale nella manifestazione maddalenina arrivata alla ventunesima edizione: «Bisogna ringraziare Giovanna Gravina Volonté che con tanta caparbietà, insieme alle persone che lavorano intorno a lei, ha fatto sì che in questi anni l’isola vivesse non solo della sua grande bellezza, ma anche di cinema».

Sonia, ma che effetto le fa tornare al festival della Maddalena?

«Sono felicissima. Ricordo bene l’esperienza del laboratorio e i ragazzi, alcuni li ho incontrati nel corso degli anni e visti lavorare in scena o al cinema. Poi è un privilegio tornare alla Maddalena per questo premio così bello, dedicato a un attore che ci rappresenta al meglio artisticamente, umanamente, politicamente».

In passato ha ricevuto il premio anche suo marito, Fabrizio Gifuni. Vi capita di parlare del lavoro di Volonté tra di voi?

«Spesso, per Fabrizio è stato ed è il riferimento principale. Appena l’ho conosciuto mi ha investito di una serie di racconti su Volonté, con il desiderio di farmi partecipe e di condividere l’amore per il lavoro di un attore che lo ha cresciuto artisticamente. E io mi sono nutrita di questa grande passione».

A proposito di passioni, quella per Eleonora Duse.

«Mi fa davvero piacere portare alla Maddalena un estratto di questo lavoro che sto facendo ormai da anni su Eleonora Duse. Presto sarà pronto anche un documentario su di lei che al momento sto montando». Considerata la più grande attrice teatrale della sua epoca, la Duse ha fatto soltanto un film e legato alla Sardegna: “Cenere”, tratto da un romanzo di Grazia Deledda.

«Non fu girato nell’isola, ma in Piemonte, anche se il film è ovviamente ambientato in Sardegna. La Duse sceglie di raccontare questa storia di Grazia Deledda, si conoscono e creano un bel rapporto, ma alla fine non è molto contenta del risultato e il suo primo film sarà anche l’unico. Siamo nel 1916, si sente forse già vecchia di fronte a quel nuovo linguaggio rappresentato dal cinema che comunque amava comprendendone tutta la potenza. Si faceva domande importanti sul mezzo e sul mestiere, come farà poi Volonté».

Nella motivazione legata all’assegnazione del premio viene sottolineato quanto lei sia un’attrice versatile. Si riconosce in questa definizione?

«La versatilità è frutto del desiderio di essere mobile, di raccontare con il mio mestiere la vita che è sempre in movimento e ricca di sfumature, dal dramma al comico».

E dopo alcune commedie presto la rivedremo al cinema in un film drammatico, diretto da un regista molto importante per la sua carriera come Marco Tullio Giordana.

«Si intitola “La vita accanto” ed è basato su un romanzo di Mariapia Veladiano. Tra pochi giorni verrà presentato al festival di Locarno e poi uscirà nelle sale. È stato molto bello tornare a lavorare con un regista come Marco Tullio Giordana, il legame nato tanti anni fa con “La meglio gioventù” è sempre rimasto vivo».

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