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Empanadas dall’Argentina: «Portiamo nell’isola le nostre origini»

di Paolo Ardovino
Empanadas dall’Argentina: «Portiamo nell’isola le nostre origini»

Andres Gomory e Mili Pisani sono arrivati ad Alghero nel 2014, da un anno hanno aperto “Picoteo” a Sassari nella centralissima via Carlo Alberto a due passi da piazza d’Italia: «All’inizio pensavano fossero panadas. Ora le persone conoscono meglio la nostra tradizione»

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A loro è sembrato strano, la prima volta arrivati nell’isola, sentir parlare di panadas. Pensavano fosse un modo storpiato per intendere quelle mezzelune di pasta ripiena che in Argentina hanno sempre mangiato. E invece poi hanno scoperto che era qualcosa di simile e allo stesso tempo diverso dalle loro empanadas. L’avventura nell’isola Da quando Andres e Mili sono in Sardegna, le parti si sono invertite. In molti, al sentirli parlare di empanadas, credono si riferiscano alle panadas sarde e non allo street food argentino. “Picoteo” è il loro piccolo ristorante in via Carlo Alberto, a Sassari, a due passi da piazza d’Italia. Ormai non è più così ia dire il vero: in molti hanno imparato a conoscere questo piatto tipico dell’Argentina popolare.

L’insegna rimanda a un verbo che potrebbe essere tradotto con «stuzzicare», tipico dei cibi da passeggio. Un microcosmo bianco e azzurro dove Diego Armando Maradona è un santo laico, presente in ogni forma e stilizzazione alle pareti. Poi le bandiere col sole al centro. Dietro al bancone ci sono Andres Gomory e Mili Pisani, insieme alla piccola Frida.

«Siamo arrivati nell’isola nel 2014 – spiega Mili, che sta alla cassa mentre Andres è in cucina a impastare –, ad Alghero. Lì nel 2020 è nata la prima attività, che esiste ancora, ci lavorano i miei cognati, mentre da un anno noi ci siamo spostati a Sassari». Il legame tra i Paesi La loro storia conferma la connessione tra Argentina e Italia, lo dice il cognome di Mili, lo dice la famiglia di Andres. La sorella si era già stabilita da tempo in Sardegna ed è stato un aiuto i primi tempi.

«A oggi possiamo dire che ci troviamo bene, i sardi sono aperti, siamo stati accolti culturalmente e anche attraverso la lingua, che abbiamo imparato piano piano». Uno strumento valido per condividere e conoscersi è il cibo. La coppia di Tandil, cittadina in provincia di Buenos Aires, ha portato in terra sarda – in uno dei pochissimi ristoranti argentini – un simbolo delle loro tavole. «Sì, insieme all’asado, cioè l’arrosto di carne, è qualcosa che non può proprio mancare. Una ricetta popolare, che mangiano tutti e che dice tanto di noi». Il cibo che unisce Così uguali e così diversi: l’empanada ha una forma di fagotto, quasi a mezzaluna, e la pasta ha una consistenza diversa da una panada fatta, per dire, a Oschiri. «L’impasto è simile, ma noi usiamo la farina. Tutto viene lavorato a mano – spiega fiero Andres, bandana in testa –. L’impasto si stende, poi si taglia, gli si dà la forma di un disco, si aggiunge il ripieno e si chiude».

L’empanada classica è con carne, «dalle nostre parti con “jamon y queso”, prosciutto e formaggio, ma ne prepariamo di 12 tipi». Si guarda a tutti i palati e le esigenze. «Caprese, ai quattro formaggi, con spinaci, peperoni, la parmigiana, la besciamella».

Chi entra per la prima volta al “Picoteo” lo fa con curiosità: «E più della metà delle persone ci parla delle panadas sarde, che ormai conosciamo bene». In quel momento varca l’ingresso uno studente, occhiali sul naso e zaino in spalla, e chiede una empananda e la paga, il tutto in spagnolo. «Ci piace vedere quando i clienti ne approfittano per venire qui e dimostrano di apprezzare e conoscere la nostra cultura».

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