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Tra la Barbagia di Belvì e il Gennargentu un polo produttivo delle castagne

di Michela Columbu
Deborah Castangia
Deborah Castangia

L’azienda di Pietro Vacca è nata recuperando gli alberi di famiglia. La giovane Deborah Castangia ha investito sul frutto d’autunno

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Pochissime, piccole ma strutturate dalla produzione alla vendita. Sono le aziende che producono castagne nella Barbagia di Belvì e nel Gennargentu. È il frutto simbolo dell’autunno e dei paesi di montagna che organizzano da oltre trenta anni diverse manifestazioni di richiamo (da La Montagna produce di Desulo a La Sagra delle castagne e delle nocciole di Aritzo, sempre da tutto esaurito), ma la rete produttiva conta circa 15 aziende specializzate e molti hobbisti.

A Belvì l’azienda Mandaritzò ha scelto di andare controcorrente. Pietro Vacca con la sua famiglia ha investito nel recupero dei castagneti di famiglia e ora conduce un’azienda multifunzionale che ha precisi canali di vendita che soddisfa anche con la richiesta di ciliegie, nocciole, noci, lamponi. 70 ettari totali, di cui 11 riservati al frutto autunnale per eccellenza. «Non ci limitiamo a raccogliere castagne – spiega il titolare – abbiamo castagneti specializzati con tutte le varietà, che raccogliamo con sistemi meccanizzati, le avviamo nel nostro stabilimento dove il prodotto viene lavorato, confezionato e spedito nei punti vendita. Infatti non facciamo trasformazione, lavoriamo sul fresco. Credo di poter affermare con certezza che siamo l’unica azienda in Sardegna con un livello di macchinari e strutture tale, specifico per questa tipologia produttiva. Forniamo tutti i punti vendita a Olbia e Sassari con una campagna di produzione che dura circa 4 mesi: da settembre a dicembre. Negli 11 ettari riservati ai castagni ci sono piante che hanno diverse età di sviluppo: tutto l’anno si lavora alla loro cura e manutenzione per garantire qualità e produzione».

«In famiglia – aggiunge Vacca – abbiamo avuto sempre castagneti di varietà classica castagna sarda ma venticinque anni fa abbiamo deciso di convertirli in altre varietà e in parte ne abbiamo impiantato nuovi. Ovviamente abbiamo anche noi avuto a che fare con i problemi legati alle patologie (uno dei motivi dell’abbandono dei castagneti nella seconda metà del ‘900 in tutta Italia ndc), ma nonostante questo abbiamo continuato ad investire in sistemi sempre più moderni. Non mancano poi lo studio e la ricerca. Siamo partner in un progetto su specifiche patologie della pianta e di questo vedremo i risultati a distanza di qualche anno».

Anche la tonarese Deborah Castangia è a capo di un’azienda che si è specializzata nella coltura castanicola. Ha una superficie in produzione di tre ettari che andranno a diventare quattro quando andranno in produzione le nuove piante oggetto dell’ultimo investimento. Tra i boschi delle campagne di Tonara la giovane, studentessa di Scienze forestali e ambientali a Nuoro, ha deciso di impiantare la sua scommessa. «Quest’anno – spiega – la siccità ha condizionato un po’ tempi e capacità produttiva. Alcune piante ne hanno risentito e hanno buttato giù foglie e frutto in anticipo, credo come forma di autoprotezione per le difficili condizioni climatiche. Per questo la raccolta è stata anticipata con grandi quantità da subito. La vendita è diretta sia tramite prenotazioni sia nei mercati di Campagna Amica. Le castagne continuano a essere un frutto ricercato, con il valore aggiunto del prodotto sardo e di montagna».

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