Luca Tommassini: «Raffa-Heather-Lorella: l’incontro mancato. Con Madonna eravamo famiglia, ora non più»
Il ballerino e coreografo si racconta: la madre sempre al suo fianco, il padre violento, la danza, la tv, l’America, le star, i progetti
La sua pagina Wikipedia è in continuo aggiornamento, perché sono la sua vita, la sua carriera che ogni giorno si arricchiscono di incontri, progetti, sogni. Luca Tommassini, ballerino, coreografo, direttore artistico, è un vulcano in perenne eruzione. Ora è al lavoro sul tour europeo di Laura Pausini dopo un anno di successi tra Sanremo, David di Donatello e quel gioiello televisivo che è stato il “Viva Rai 2” mattutino di Fiorello.
Luca, le mancano le levatacce a notte fonda?
«Mi manca soprattutto quella famiglia, la frenesia di tutti i giorni. Anche perché io sono abituato a svegliarmi prestissimo. Su questo io e Fiorello siamo uguali. Il problema era degli altri».
Cosa sono stati per lei questi tre anni con Fiorello?
«Sono 30 anni che collaboriamo. Abbiamo fatto insieme cose stupende ma mai una esperienza così. Il suo messaggio più bello è stato: “Luca, non mi sono mai sentito così amato dalla gente”. Perché questa è stata la trasmissione più forte, la più bella che arrivava al suo pubblico».
Il momento più divertente?
«Quando mentre cantava Arisa è crollata la scenografia, lei si è dimenticata le parole e le si è rotto il tacco. Io e Fiorello ci siamo abbracciati e ci siamo tenuti stretti. “Qui non arriviamo a fine puntata”, mi ha detto».
Ha mai pensato di fare altro oltre la danza?
«Già avevo esagerato a pensare di fare il ballerino. Sembrava impossibile, sono andato oltre tutti i sogni. Ma non ho mai sognato altro se non di vivere in questo mondo».
Più volte ha detto che deve tutto a sua mamma.
«Mia mamma mi ha protetto in una situazione familiare, economica difficilissima. Mio padre era violento, pericoloso. Lei ha fatto da scudo, ha protetto il mio sogno. È andata contro di lui, anche fisicamente. Mia madre ha rappresentato la possibilità di arrivare al sogno. Si metteva in mezzo alla strada e si beccava lei le botte. In me ha vissuto quello che non ha potuto realizzare lei, il sogno di ballerina. Io sul palco non sono mai solo: ballo con il sogno di mia madre».
Cosa rappresenta per lei Enzo Paolo Turchi?
«Lui, la sorella Livia, Carmen (Russo, ndr) sono stati la luce nuova. Sono stati come genitori. Mi hanno fatto studiare, mi hanno insegnato a parlare l’italiano, mi hanno fatto iniziare a lavorare: avevo 11 anni quando debuttai a Drive in. In Enzo Paolo e Carmen ho visto l’amore che non avevo mai conosciuto. Mai visto persone amarsi in quel modo. Questo ha segnato il fallimento della mia vita, perché ho sempre cercato quell’amore lì e non l’ho mai trovato».
A 17 anni primo ballerino di Lorella Cuccarini, amica di infanzia.
«Lorella è arrivata nella scuola come assistente, era la mia docente di tip tap. Da noi Baudo l’ha presa e l’ha fatta diventare una star. Pure lei veniva da una situazione familiare complicata, era una della nostra famiglia che ce l’aveva fatta. Credevamo nel sogno anche grazie a lei».
Ballerà anche con Heather Parisi. Nella guerra tra le due showgirl con chi si schiera?
«Mi sono sempre trovato in mezzo. A un certo punto mi sono anche fidanzato con Heather. Tra loro la rivalità c’è sempre stata e ancora oggi è così. Io ho cercato di rimetterle insieme e ci sono riuscito. Avevo un sogno che però si è infranto. Quando ho iniziato a lavorare con Raffaella le proposi di fare una cosa insieme con Heather e Lorella. Ci ero quasi riuscito, poi una delle tre si è tirata indietro...».
Cosa la spinse a lasciare l’Italia per gli Usa?
«Michael Jackson, lo stile americano. Volevo studiare in una scuola che qui non esisteva. Vedere Michael ballare mi aveva scioccato».
E dopo qualche anno si ritroverà a lavorare con lui.
«Quando l’ho conosciuto la cosa che mi ha sorpreso è che lui si comportasse come un bambino. Era timido, un grande sognatore. Mi prese in simpatia, mi portava a giocare con i videogame, voleva cambiare il mondo. Ci credeva...».
Con Madonna passava anche il Natale. Vi sentite ancora?
«Non ho mai raccontato come è andata a finire. Lei, il fratello Christopher (recentemente scomparso, ndr) erano diventati la mia famiglia a Los Angeles. Io e Chris siamo rimasti in contatto fino all’ultimo giorno, sono stati anni molto tosti. Con Madonna si è perso un po’ il gruppo e ne è arrivato un altro. È come se avesse voluto voltare pagina e ci siamo staccati».
Whitney Houston.
«L’ho conosciuta anche troppo bene, era un angelo con le corna. Le voglio un bene da morire, ma era diversissima da quella che appariva sul palco. Lei mi ha regalato la green card, mi ha fatto un contratto per farmi vivere negli Usa. A un certo punto le droghe estreme hanno preso il sopravvento e hanno portato alla morte non solo lei ma anche le persone intorno. Ancora una volta mi sento un miracolato».
Fare un elenco dei tanti personaggi che ha fatto ballare è impossibile. Il più ostico?
«La mia carriera ha funzionato perché sono riuscito a lavorare anche psicologicamente sulle star. Fu difficile convincere Angelina Jolie a ballare in “The tourist”. O Geri Halliwell, che beccai dopo l’addio alle Spice. Con lei mi sono messo molto alla prova, sono diventato direttore artistico dell’essere umano. È stata l’esperienza più estrema della mia carriera. Siamo andati a costruire il suo corpo e cambiarlo. C’era Madonna che mi stressava per conoscere Geri...».
Chi manca in quell’elenco?
«Ho sfiorato tante volte Mina, mi sono avvicinato al mito. Gli altri ci sono tutti: Diana Ross, Beyoncé, Eminem, Bjork...».
Che effetto le fa la vittoria di Donald Trump?
«Fa un po’ paura per ciò che ha detto che vuole fare e fa paura che metà dell’America possa avere quei pensieri. Ma oggi c’è tanta fame e fa presa chi promette la rivoluzione parlando alla pancia delle persone».
Si ferma mai a fare un bilancio sulla sua carriera? C’è qualcosa che ancora manca?
«In questo momento sto lavorando a una sfida nuova, una serie di spettacoli naviganti in mezzo al mare in location di tutto il mondo: di più non posso dire. Poi mi piacerebbe fare un film da regista. Io faccio video, pubblicità. Mi manca quella parte lì: vorrei avere la responsabilità totale di un film».