La storia di Adelasia Cocco, la prima donna medico condotto d'Italia
Il volume di Eugenia Tognotti intitolato "Del coraggio e della passione", una vita contro gli stereotipi
«Non è stato facile essere accettata dalla società, c’erano troppi tabù da abbattere, ho dovuto lottare contro tutti, in un ambiente talvolta ostile che voleva il sesso debole relegato tra i fornelli di casa». Con queste parole, Adelasia Cocco riassume la sua battaglia contro i pregiudizi di un’epoca che faticava ad accettare una donna in ruoli tradizionalmente maschili. La sua storia, raccontata con uno stile narrativo efficace e coinvolgente da Eugenia Tognotti nel libro Del coraggio e della passione (Franco Angeli), è quella della prima donna medico condotto in Italia, un percorso professionale e personale che si snoda tra il 1914 e il 1954, segnato da sfide, resistenze e trionfi.
Adelasia Cocco, nata a Sassari nel 1885, cresce in una famiglia di idee aperte e progressiste. Figlia di un cancelliere di tribunale, folklorista e scrittore amico di Grazia Deledda, Adelasia viene influenzata dalla strategia di emancipazione della grande scrittrice sarda. Questo contesto culturale, unito al sostegno familiare, le permette di intraprendere gli studi di medicina a Pisa, una scelta audace per una donna dell’epoca. Tuttavia, il percorso non è privo di ostacoli. Dopo la laurea, si scontra con il rifiuto del prefetto di firmare la sua nomina a medico condotto, un atto che riflette le resistenze di una società ancora legata a stereotipi di genere.
Nonostante le difficoltà, Adelasia riesce a superare anche lo scetticismo di una parte della popolazione, come testimoniato da un documento dell’epoca: «La nomina della giovanissima dottoressa Adelasia Cocco è ora motivo di perplessità da parte di non pochi consiglieri e della stessa cittadinanza, anche perché una cosa del genere non era mai avvenuta in passato a memoria d’uomo». La sua determinazione la porta a prestare servizio in condizioni spesso proibitive, come gli spostamenti a cavallo per raggiungere l’isolata frazione di Lollove, dove assiste i suoi pazienti. Pochi anni dopo, diventa anche la prima donna sarda a ottenere la patente di guida, un ulteriore segno della sua indipendenza e modernità e del riuscire ad adeguarsi anche alle nuove esigenze dei tempi.
Con l’avvento del fascismo, Adelasia deve affrontare nuove sfide. Viene accusata di “compiacenza” per aver firmato un certificato medico a una maestra antifascista, attestando l’impossibilità di partecipare a una cerimonia pubblica. Nonostante gli attacchi e le difficoltà, non abbandona mai il suo ruolo, neppure quando, anni dopo, viene coinvolta in un contenzioso come direttrice del laboratorio. Per il regime fascista, Adelasia rappresenta una figura da contrastare: una donna autonoma, capace e non sottomessa.
Muore nel 1983, vicina al traguardo del secolo di vita, lasciando un’eredità preziosissima. Come ricorda Eugenia Tognotti, nel 1983 le ragazze immatricolate alla facoltà di medicina di Sassari superavano numericamente i colleghi maschi, un segno tangibile dei progressi compiuti nel processo di femminilizzazione della professione medica.
Tuttavia, come sottolinea l’autrice, non tutti i pregiudizi e le resistenze sono stati superati. Le donne sono ancora sotto rappresentate nelle élite accademiche, ospedaliere e nelle posizioni apicali del Servizio Sanitario Nazionale. Il libro di Eugenia Tognotti ha il merito di affrontare questi temi con rigore storico e senza retorica, lasciando parlare i fatti e l’esempio di Adelasia Cocco. La sua storia non è solo un racconto di coraggio e determinazione, ma anche un esempio e un’ispirazione per le generazioni future, ricordando che, nonostante i tanti passi avanti fatti, c’è ancora molta strada da fare per vincere gli stereotipi di genere.