Brunori Sas, partito il tour che il 3 agosto lo porterà ad Alghero
Il cantautore calabrese dopo Sanremo: «Sul palco con il mio popolo»
Non può più nascondersi Brunori Sas. Dopo l’exploit sanremese con il terzo posto de “L’Albero delle Noci” e il consenso di critica e pubblico, il 47enne cosentino è ormai nella Serie A della musica italiana, un traguardo raggiunto con una carriera in costante ascesa, partita dall’Indie e fatta di ottimi dischi e tanti concerti. Ora, con la spinta della settimana all’Ariston e un altro bel disco, intitolato come la canzone che ha portato al Festival, affronta il pubblico dei palasport. Nlla data zero del Brunori Sas Tour 2025 che lo porterà il 3 agosto all’anfiteatro “Ivan Graziani” di Alghero (oltre le altre date previste fra Firenze, Roma, Torino, Napoli, Bologna e un doppio show a Milano) al Pala Elachem di Vigevano, il songwriter cosentino si è presentato davanti al suo pubblico, che lui definisce ironicamente “il popolo brunoriano”, con le luci accese e la chitarra acustica per eseguire “Il Pugile”, un hook perfetto per la successiva “Il Morso di Tyson”, uno dei brani forti dell’ultimo lavoro, seguito da un altro pezzo de “L’Albero delle Noci”: “La Ghigliottina”, arguta riflessione sulle difficoltà del maschio etero 40enne, messo alle strette nell’epoca della cultura woke, senza scadere però nel “Liberi tutti”, del vannaccismo. Nel frattempo è entrata in campo la band, otto elementi di polistrumentisti, che con violino, violoncello, trombe, vibrafono e mandolino arricchiscono il suono delle canzoni, con arrangiamenti raffinati ma accattivanti, la cifra della scrittura musicale di Brunori. La regia musicale dello spettacolo è di un grande artigiano della canzone di casa nostra, l’ex Tiromancino Riccardo Sinigallia, co-produttore dell’ultimo album, che forma un sodalizio artistico felice con Dario.«È un concerto che mira a mettere al centro l’aspetto musicale, la suonata, il live è molto libero e questo – spiegherà poi Brunori ai giornalisti dopo lo show – rende tutto più divertente e mi dà la possibilità di improvvisare anche con le chiacchiere».
Dopo la prima parte intima e intensa (“moscia”, scherza lui), si accelera con “Pomeriggi catastrofici”, un po’ teatro canzone, un po’ Capossela, con la quintessenza della poetica brunoriana, delle domeniche in famiglia nei piccoli paesi del Sud Italia, mai da cartolina però. «I pomeriggi catastrofici da Zia Giulia la domenica, pasta al forno, polpettone e baccalà e noi maschi sdraiati sul divano, sigarette e Cynar», canta Dario, che dopo il concerto sottolinea: «Non voglio fare l’apologia della famiglia, è molto pericoloso in questo momento storico ma io mi rappresento, costruisco le cose in modo familistico morale: è un modello in cui mi sento al sicuro e mi esprimo meglio». Il tono sale, Brunori imbraccia la Telecaster per “Capita così” e l’indie punk di “Lamezia Milano” mentre “Più acqua che fuoco” sa di Cccp. Piace anche la ballad uptempo “Al di là dell’amore”’ da Cip!, con la band ancora sugli scudi. Il 47enne calabrese gioca a fare l’antidivo con la sua autoironia («Un saluto al mio manager che mi paga ancora in Ticket restaurant, grazie a voi per me avermi sempre sostenuto, anche economicamente»). Lo show funziona magistralmente seppur con uno scenografia sobria. Dopo “La Verità” arriva il pezzo che ha fatto scoprire il cantautore a tutti gli italiani: “L’albero delle Noci”. «Quel che è accaduto con Sanremo era quello che desideravo: raggiungere i brunoriani che non sapevano ancora di esserlo».