Camera: 'non neutrali ma schierati per pace', nasce intergruppo da Avs a Fdi
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Roma, 19 feb. (Adnkronos) - "Nell’attuale situazione geopolitica internazionale particolarmente grave nasce alla Camera dei Deputati l’intergruppo 'Pace e dialogo tra i popoli'". Si legge in una nota. Ad aderire all'iniziativa finora i deputati Ascari (M5S), Braga (Pd-Idp), Colosimo (Fdi), Cuperlo (Pd-Idp), De Monte (FI), Lai (Pd-Idp), Marino (Pd-Idp), Roggiani (Pd-Idp), Scotto (Pd-Idp), Vaccari (Pd-Idp), Zanella (AVS), Ciani (Pd-Idp), che lo ha promosso e ne sarà il Coordinatore."Non siamo neutrali, ma schierati per la pace: anche attraverso lo strumento dell’intergruppo vorremmo provare a dare un nostro contributo per diffonderla". L’intergruppo, si spiega, si metterà in connessione con gli analoghi gruppi nati al Senato e al Parlamento europeo e con le varie iniziative promosse dalla società civile impegnata nel medesimo spirito. Organizzerà poi incontri pubblici per promuovere analisi, contestualizzazioni storiche, riflessioni, conoscenze geopolitiche, condivisione di buone pratiche e politiche di pace e dialogo nei comuni e nei territori. Allo stesso tempo proverà a farsi promotore di iniziative che vadano nella direzione della crescita del dialogo tra i popoli e del ristabilimento (o rafforzamento) della pace e della costruzione di una cultura di pace. "Con l’invasione russa dell’Ucraina del 24 febbraio 2022 la guerra -spiegano i promotori dell'intergruppo per la pace- è tornata nel cuore dell’Europa e nei tre anni successivi, centinaia di migliaia di persone sono morte in quel conflitto, oltre ai feriti, ai mutilati, ai milioni di profughi, alle distruzioni massicce. Il pogrom barbaro del 7 ottobre 2023 operato da Hamas contro civili israeliani ha scatenato una reazione violentissima di Israele, che ha portato all’uccisione di decine di migliaia di civili. Dopo Gaza il conflitto si è allargato ad altri Paesi della regione, coinvolgendo Libano, Yemen, Siria, Iran. Peraltro continuano e si amplificano le guerre dimenticate e i Paesi e le regioni con violenza diffusa, come Sudan, Sud Sudan, Kivu (RDC), Sahara Occidentale, Myanmar, Haiti". "In tanti discorsi pubblici si prova a giustificare o a 'spiegare' le ragioni della guerra, normalizzando l’utilizzo e la diffusione di armi sempre più potenti. Così si dimentica o si svaluta il desiderio profondo e diffuso di esseri umani e popoli per la pace. Ognuno di noi si è interrogato in questi anni su cosa fosse meglio fare: lo ha fatto personalmente e collettivamente dentro i propri partiti di appartenenza. Abbiamo espresso le nostre scelte attraverso alcuni voti in Parlamento; c’è chi fra noi si è impegnato su tale delicato tema con interviste e pubblici dibattiti, partecipando attivamente ad associazioni e movimenti per la pace, come amministratori pubblici". "Ognuno di noi è legato ad un senso di responsabilità che deriva dal far parte di partiti e coalizioni che esprimono responsabilità di governo o di opposizione. Ma questo non deve fermare la volontà di ciascuno e ciascuna di fare il possibile - anche in termini personali - per tentare di ristabilire la pace e il corretto dialogo tra popoli e Paesi. Vorremmo anche noi provare a contribuire a trovare vie 'creative' alla pace (come auspicato da Papa Francesco), in situazioni che appaiono spesso drammaticamente bloccate e senza alternative".