La Nuova Sardegna

Giornata mondiale della gioventù

I giovani che cambieranno il mondo

di Marco Impagliazzo
I giovani che cambieranno il mondo

Grande messaggio di pace da Lisbona dove si tiene la primo GMG dopo la pandemia. Essere a Lisbona significa – ha detto il Papa – «pensare i confini come zone di contatto e non come frontiere che separano». I giovani italiani (e tra essi moltissimi sardi, come messo in luce da questo giornale) vivono con la GMG un’occasione storica per comprendere quale grande responsabilità è nelle loro mani se guarderanno il mondo con gli occhi dei navigatori coraggiosi che hanno saputo scoprire nuovi mondi e nuove terre

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In questi primi giorni di agosto, giovani da tutto il mondo sono riuniti a Lisbona per vivere con Papa Francesco la Giornata Mondiale della Gioventù. È un grande evento internazionale in cui sono protagonisti i ragazzi e le ragazze che – come ha detto il Papa al suo arrivo nella capitale del Portogallo – «coltivano i desideri dell’unità, della pace e della fraternità, giovani che sognano ci provocano a realizzare i loro sogni di bene. Non sono nelle strade a gridare rabbia, ma a condividere la speranza del Vangelo, la speranza della vita». È una bella immagine di una gioventù che ha il desiderio di costruire insieme qualcosa di buono per il futuro del mondo e che contrasta con tante immagini di segno opposto o di segno indifferente e rassegnato.


È prezioso per tutti guardare a questi giovani che la Chiesa ha avuto l’intuizione di riunire dal 1985, per iniziativa di Giovanni Paolo II, e che hanno toccato tutti i continenti. È, questa di Lisbona, la 16esima GMG internazionale cui affluiscono decine di migliaia di ragazzi da ogni parte del mondo. C’è in questi incontri una grande vitalità e un desiderio di realizzare il bene a partire dall’incontro con gli altri e dall’ascolto della parola dei Papi che si sono susseguiti in questi decenni. Un significato ulteriore ci arriva dal luogo in cui si svolge la GMG: per secoli si è creduto che qui vi fosse il confine del mondo perché oltre c’era solo l’oceano. Attraversare quel mare ha significato scoprire nuove terre e, da limite invalicabile, è divenuto collegamento tra mondi diversi. Oggi l’oceano e gli oceani collegano popoli e paesi, terre e continenti. Essere a Lisbona significa – ha detto il Papa – «pensare i confini come zone di contatto e non come frontiere che separano». È il forte messaggio che si vuole dare ai giovani del mondo – ma anche a tutte le generazioni - di cui i partecipanti all’incontro dovranno farsi portatori, una volta tornati nei loro paesi: le sfide di questo tempo – che sono globali – possono essere affrontate solo insieme. È la prima GMG dopo la pandemia. L’entusiasmo di ritrovarsi in presenza, dopo la grande prova umana del distanziamento, dà ai giorni di Lisbona una marcia in più. Fa impressione guardare a questa GMG che si svolge sulla frontiera più occidentale dell’Europa mentre a Oriente dello stesso continente si combatte un conflitto sanguinoso, che sta strappando la vita a migliaia di giovani ucraini e russi. Quale contrasto tra l’avventura umana e spirituale di Lisbona e la disumanità della guerra!

Una domanda di pace sale da Lisbona: i giovani non vogliono la guerra e, nel loro stare insieme, superando confini geografici e culturali, lo gridano al mondo degli adulti che non hanno saputo o voluto fare la pace. Una GMG in Europa significa anche un forte messaggio al mondo intero. Lisbona è la città dove, nel 2007, è stato firmato il Trattato che ha riformato l’Unione e istituito la Comunità europea. Francesco lo ha detto con chiarezza: «Di vera Europa, il mondo ha bisogno: ha bisogno del suo ruolo di pontiere e di paciere nella sua parte orientale, nel Mediterraneo, in Africa e in Medio Oriente. Così l’Europa potrà apportare, all’interno dello scenario internazionale, la sua specifica originalità… di avviare percorsi di dialogo, di inclusione, sviluppando una diplomazia di pace». La Chiesa vede i giovani riuniti a Lisbona come protagonisti di un rinnovato ruolo di pace per l’Europa in un mondo dove si manifesta una terza guerra mondiale seppure a pezzi. «Aprite rotte coraggiose di pace», invoca il Papa, richiamando le grandi navigazioni per nuovi mondi che proprio dal Portogallo presero avvio. Ecco il ruolo che il Papa delinea per il futuro dell’Europa chiamando i giovani ad esserne protagonisti: aprire rotte coraggiose di pace. Come non pensare alla missione umanitaria e di pace per l’Ucraina affidata dal papa a un italiano, il presidente dei vescovi, cardinale Matteo Zuppi. I giovani italiani (e tra essi moltissimi sardi, come messo in luce da questo giornale) vivono con la GMG un’occasione storica per comprendere quale grande responsabilità è nelle loro mani se guarderanno il mondo con gli occhi dei navigatori coraggiosi che hanno saputo scoprire nuovi mondi e nuove terre. Lisbona, con gli spazi immensi che l’oceano richiama all’anima e alla mente, è il luogo adatto dove sognare tutto questo.

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