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Istruzione

Docenti di sostegno, ora decidono le famiglie: sindacati in rivolta contro il decreto

di Massimo Sechi
Docenti di sostegno, ora decidono le famiglie: sindacati in rivolta contro il decreto

Alessandro Cherchi (Uil): «Impugniamo il provvedimento è incostituzionale, lesi i diritti degli specializzati»

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Sassari Dal prossimo anno scolastico, un docente di sostegno, anche privo di specializzazione, potrà essere confermato nel proprio incarico esclusivamente in base al gradimento delle famiglie. È quanto prevede un recente decreto ministeriale che sta sollevando forti proteste da parte delle organizzazioni sindacali, sia a livello nazionale che locale. La ragione del malcontento è evidente: con le novità introdotte, docenti in possesso della specializzazione al sostegno potrebbero non ottenere cattedre che spetterebbero loro di diritto, a vantaggio di colleghi non abilitati.

«Questo provvedimento incoraggerà un sistema clientelare e di facile ottenimento del consenso, minando il principio di imparzialità del nostro sistema scolastico statale e costituzionale, che dovrebbe invece essere garante di laicità, trasparenza e pluralismo», denuncia Alessandro Cherchi, segretario della Uil Scuola Sassari e Gallura. «Scegliersi i docenti equivale a trasformare l'istruzione, costituzionalmente definita come funzione essenziale dello Stato, in un servizio che risponderebbe solo ai 'desiderata' delle famiglie. Per questi motivi, la Uil ha deciso di impugnare il decreto ravvisandone elementi di incostituzionalità, soprattutto rispetto alla violazione dei diritti di graduatoria».

I contenuti del decreto Entro il 31 maggio i dirigenti scolastici dovranno acquisire dalle famiglie degli alunni con disabilità l'eventuale richiesta di continuità del docente. Il dirigente valuterà se sussistano le condizioni per confermare o meno l'insegnante e, entro il 15 giugno, dovrà comunicare l'esito della valutazione. In caso di accettazione, il docente avrà la precedenza assoluta. L’intera procedura di nomina dovrà concludersi entro il 31 agosto.

La situazione in Sardegna In Sardegna, ogni anno si registrano circa 9.000 domande di sostegno, mentre i docenti specializzati circa 3.500. La differenza viene colmata da insegnanti non specializzati, inseriti nella graduatoria di seconda fascia in base ai punteggi accumulati durante gli anni di precariato. «Nessuno mette in discussione la validità di chi, anche senza abilitazione, svolge il ruolo di insegnante di sostegno», prosegue Cherchi, «ma riteniamo che non si possa lasciare alla scelta delle famiglie chi debba occupare un posto. I genitori non possono avere gli strumenti per valutare compiutamente chi sia l'insegnante di sostegno più adatto per il proprio figlio, se non basandosi su criteri di simpatia ed empatia che non possono essere esaustivi. In questo modo crollerebbe l'impianto giuridico delle graduatorie e si lederebbero gravemente i diritti acquisiti dagli specializzandi. Siamo d'accordo sull'obiettivo della continuità didattica, ma questa si può ottenere solo stabilizzando il personale precario o stipulando contratti triennali».

Le possibili soluzioni Quali soluzioni si possono adottare per risolvere la carenza di insegnanti di sostegno? Per Alessandro Cherchi la risposta è chiara: «Diciamo da tempo che le università devono aumentare i posti disponibili per le specializzazioni. A livello regionale, gli atenei di Sassari e Cagliari offrono solo 50 posti ciascuno per ogni ordine scolastico».

La voce degli insegnanti Giulia Mameli, sindacalista di UilScuola e insegnante di sostegno specializzata di ruolo, afferma: «Questo provvedimento è lesivo non solo dei diritti del personale, ma anche degli stessi alunni. Si consente alle famiglie di entrare direttamente nelle decisioni che dovrebbero essere assunte dallo Stato e dalla scuola, e questo non è certamente un modo corretto di operare. Ci sono docenti specializzati con punteggi molto alti che rischiano di rimanere a casa, mentre altri, magari validissimi ma senza abilitazione e con molti meno titoli, prenderebbero il loro posto».

Dello stesso avviso è Alessandro Gaia, che pur non avendo ancora ottenuto la specializzazione, ricopre da sei anni il ruolo di insegnante di sostegno: «Anche io potrei essere superato da chi magari non è nemmeno presente in graduatoria. Così si scredita la figura e la preparazione dell'insegnante di sostegno. È un modo di agire pericoloso che inficia il sistema scolastico con una procedura tutt'altro che chiara e trasparente».

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