Alghero, alle stelle le quotazioni della “regina aragosta”
di Gianni Olandi
Il crostaceo venduto a 90 euro al chilo al mercato, 50 nel giro della ristorazione. A fine agosto scatterà il fermo biologico ma i pescatori sperano nella proroga
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ALGHERO. Tra una quindicina di giorni sparirà dalle tavole e dalle pescherie per il fermo biologico, per riapparire ufficialmente sui banchi dei mercati e nei menù dei ristoranti il prossimo 1 marzo 2019. Ma anche per questo Ferragosto l’aragosta sarà ancora la regina della tavola e quella pescata nei mari a Nord ovest dell’Isola lo è ancora di più per una particolare delicatezza e sapore che, secondo gli esperti, è determinata dalla salubrità delle acque e dalla pastura sottomarina arricchita dalle praterie di posidonia più estese del Mediterraneo.
Nel rispetto delle dinamiche che offre la vecchia regola della domanda e dell’offerta, in questi ultimi giorni il crostaceo ha registrato una impennata nel borsino della spesa. Al mercato la si trova tra gli 80 e i 90 euro al chilogrammo, mentre nel circuito della ristorazione il prezzo medio praticato dai pescatori è di 50 euro più iva.
Naturalmente si parla di crostacei vivi e in buona salute, pronti per tutte le varianti che la gastronomia algherese ha saputo proporre nel corso degli anni e che ne hanno fatto un riferimento primario per i buongustai rappresentando perfino un importante richiamo per il cosidetto turismo enogastronomico che pur agendo in silenzio svolge comunque un ruolo di forte attrazione.
Antenne, chele e carapace dal 31 agosto andranno in pensione, nasse e tramaglioni dovranno essere issati e pescatori e ristoratori dovranno segnalare le giacenze di aragoste negli acquari fino allo smaltimento. Il termine di tolleranza è solitamente fissato in una quindicina di giorni e sarà necessario che la Regione assuma in proposito uno specifico decreto. Il mercato potrà comunque attingere il prodotto dalla marineria siciliana o campana, dove la pesca, come nel resto d’Italia, è consentita fino al 31 di dicembre.
Ci sono poi quelle di importazione, tunisine o cubane, reperibili sui banchi frigo dei centri di grande distribuzione.
Da queste parti i pescatori riuniti nel consorzio della piccola pesca della Banchina Millelire, con la condivisione dei colleghi turritani e bosani, hanno provato a più riprese a sollecitare una proroga della pesca almeno per tutto il mese di settembre. Giusto per dare risposte a una domanda di prodotto ancora forte per il fenomeno turistico in piena evoluzione. A supporto della richiesta hanno segnalato le tantissime giornate di pesca perse a causa del maltempo, certificate dai diari di bordo depositati in Capitaneria, che di fatto hanno aumentato il fermo biologico rispetto ai termini previsti dalla normativa regionale.
Un argomento che è ancora in discussione in sede regionale ma che dalle prime indicazioni emerse nel corso di diversi incontri non sembra destinato a ottenere accoglienza.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Nel rispetto delle dinamiche che offre la vecchia regola della domanda e dell’offerta, in questi ultimi giorni il crostaceo ha registrato una impennata nel borsino della spesa. Al mercato la si trova tra gli 80 e i 90 euro al chilogrammo, mentre nel circuito della ristorazione il prezzo medio praticato dai pescatori è di 50 euro più iva.
Naturalmente si parla di crostacei vivi e in buona salute, pronti per tutte le varianti che la gastronomia algherese ha saputo proporre nel corso degli anni e che ne hanno fatto un riferimento primario per i buongustai rappresentando perfino un importante richiamo per il cosidetto turismo enogastronomico che pur agendo in silenzio svolge comunque un ruolo di forte attrazione.
Antenne, chele e carapace dal 31 agosto andranno in pensione, nasse e tramaglioni dovranno essere issati e pescatori e ristoratori dovranno segnalare le giacenze di aragoste negli acquari fino allo smaltimento. Il termine di tolleranza è solitamente fissato in una quindicina di giorni e sarà necessario che la Regione assuma in proposito uno specifico decreto. Il mercato potrà comunque attingere il prodotto dalla marineria siciliana o campana, dove la pesca, come nel resto d’Italia, è consentita fino al 31 di dicembre.
Ci sono poi quelle di importazione, tunisine o cubane, reperibili sui banchi frigo dei centri di grande distribuzione.
Da queste parti i pescatori riuniti nel consorzio della piccola pesca della Banchina Millelire, con la condivisione dei colleghi turritani e bosani, hanno provato a più riprese a sollecitare una proroga della pesca almeno per tutto il mese di settembre. Giusto per dare risposte a una domanda di prodotto ancora forte per il fenomeno turistico in piena evoluzione. A supporto della richiesta hanno segnalato le tantissime giornate di pesca perse a causa del maltempo, certificate dai diari di bordo depositati in Capitaneria, che di fatto hanno aumentato il fermo biologico rispetto ai termini previsti dalla normativa regionale.
Un argomento che è ancora in discussione in sede regionale ma che dalle prime indicazioni emerse nel corso di diversi incontri non sembra destinato a ottenere accoglienza.
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