Madre e figlio si spacciano per agenti immobiliari: truffa da 35mila euro
La polizia di Cagliari è risalita agli autori del raggiro, fermati anche grazie al sistema di videosorveglianza
Cagliari La polizia di Cagliari ha arrestato una quarantenne e il figlio ventenne, per l’ipotesi di reati di truffa aggravata in concorso e violazione degli obblighi della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza. La donna, Barbara Puddu, insieme al figlio, sfruttando le proprie abilità informatiche, avrebbe organizzato la presunta truffa, questa volta nella città di Pordenone, adescando la vittima spacciandosi per una venditrice di immobili. Numeri i precedenti in fatto di truffe: da anni era in regime di sorveglianza speciale e non poteva utilizzare i supporti informatici con cui ha messo in atto l’ennesima truffa.
In particolare, dopo aver chiamato l’acquirente presentandosi come incaricata di una nota agenzia immobiliare ed aver intrattenuto con l’ignaro acquirente una chat su WhatsApp, lo avrebbe convinto ad acquistare un appartamento, proponendolo ad un prezzo concorrenziale. L’uomo, convinto della bontà dell’affare, aveva iniziato ad effettuare una serie di bonifici bancari a favore della donna e del figlio, per un ammontare di circa venticinquemila euro. In seguito aveva preteso un ulteriore esborso di circa 10.000 euro per perfezionare l’atto e sopperire alle spese notarili.
Gli agenti della squadra mobile, avendo appreso la notizia della presunta truffa in atto, sono riusciti a risalire alla vittima e a ricostruire nell’immediatezza gli ultimi movimenti bancari appurando che madre e figlio avevano da poco riscosso la somma in alcuni uffici postali di Cagliari. Una volta ricostruite le vicende, attraverso l’esame dei sistemi di videosorveglianza, hanno bloccato la coppia, eseguendo una perquisizione personale e domiciliare nei confronti di entrambi, che ha permesso di trovare quasi l’intera somma sottratta alla vittima con l’ultimo bonifico.
I due sono stati così arrestati entrambi per l’ipotesi di truffa aggravata dall’utilizzo del mezzo informatico ma alla donna è stata contestata anche l’accusa della violazione degli obblighi della sorveglianza speciale, visto che il provvedimento le inibiva proprio di utilizzare lo strumento informatico per tipo di qualsiasi transazione commerciale. Al termine dell’udienza per direttissima ad entrambi gli indagati è stata applicata la misura cautelare dell’obbligo di firma.(l.on)