Comunicato Stampa: I fiumi sotterranei, l’eterna lotta del bene contro il male tra epoche lontane ed enigmi irrisolti
Ci sono delle storie che con il passare del tempo vengono dimenticate : vicende antiche che affondano nel buio della terra e si fingono scomparse, ma che continuano a scorrere silenziose, fino a quando, in maniera inaspettata, decidono di riaffiorare . Ci sono luoghi che diventano ospiti e spettatori immortali delle vite che scorrono in essi, custodi di bagagli pesanti e senza nome, dei quali però, con cura e impegno, è possibile ricostruire l’identità. Nella Cartera di Passariano ritroviamo tutto questo: costruita nel 1793 dall’ultimo doge di Venezia Lodovico Manin , tanti sono stati i suoi proprietari, gli utilizzi per i quali è stata adibita la struttura e i fatti storici ai quali è sopravvissuta. Molteplici sono le vite che si sono intrecciate tra le sue stanze: con esse sono proliferati i misteri, gli interrogativi e le leggende che l’hanno resa un luogo suggestivo, avvolto nel mistero .
“La scrittura di questo romanzo è iniziata quando ho acquistato la Cartera” spiega Alberto Mario Scrattelli – pseudonimo dello scrittore friulano d’adozione – ai microfoni di Se Scrivendo , il salotto letterario targato CaosFilm “una volta diventato il proprietario mi sono interessato ai trascorsi di questo luogo e ho scoperto che è stato un ricettacolo di storie : alcune antiche, altre meno antiche, altre ancora riguardanti l’ultima Guerra, ma che ha raccolto anche trame e misteri che si sono intrecciati e che hanno sempre lei come baricentro”.
I Fiumi sotterranei , opera prima dell’autore, pubblicata dal Gruppo Albatros il Filo , è dunque molto più di un romanzo, e l’autore ci tiene a ricordarlo ai suoi lettori sin dall’inizio. Non un’opera tradizionale, dunque, ma nemmeno un divertissement o un esercizio di stile. Non è una trama unitaria a svilupparsi dall’inizio alla fine, ma “sono i personaggi che via via si susseguono, buoni o cattivi che siano, a trascinarsi ognuno delle storie”, chiarisce Scrattelli. Le donne e gli uomini le cui vicende scorrono tra le pagine sono frutto di fantasia, ma il contesto storico e sociale nel quale operano sono assolutamente reali : la campagna friulana con le sue leggende e credenze, la storia della Cartera, il crollo del Terzo Reich e la fuga dei gerarchi nazisti, le trame sudamericane, la CIA, la P2 e molto altro.
Protagonista indiscusso è Franz Togeist , la cui storia viene ricostruita un tassello dopo l’altro dall’Io Narrante: l’uomo è un ufficiale tedesco impegnato nella lotta contro i nazisti, è dunque un eroe buono , vittima e mai carnefice. È la sua vicenda a suscitare l’interesse del nuovo proprietario della dimora di campagna, a lasciare spazio a una serie di domande che necessitano di una risposta. Oltre ad aver trovato una lettera destinata a Torgeist, infatti, il narratore scopre che il fiume Ghebo , che circondava la zona della Cartera, ha un corso differente rispetto a qualche centinaio di anni prima, tanto da aver dato vita all’ enigma irrisolto del “Palut” , l’antico nome che i friulani attribuivano alle zone risorgive. Leggenda narra, inoltre, che in quelle zone paludose si fosse inabissato un panzer tedesco , e che fosse rimasto lì, con tutto il suo contenuto, per più di settant’anni.
A svelare nuovi preziosi indizi sono i numerosi personaggi che, alcuni in epoche precedenti, altri in tempi successivi a quelli dell’ufficiale tedesco, porteranno tra le pagine i vizi e le virtù che li contraddistinguono, attraverso una netta separazione tra buoni e cattivi che ribadisce senza tregua l’eterna lotta tra il bene e il male . “La linea conduttrice del libro è la coscienza umana ” continua l’autore durante Bookshow , la sezione di approfondimento letterario di Se Scrivendo “tutti i personaggi sono chiamati a fare i conti con la propria coscienza . È un romanzo storico, ma la chiave di lettura, se vogliamo, è filosofica”. La Storia acquisisce dunque spessore attraverso le storie narrate, distinguendosi da certi filoni cronachistici che si riducono alla mera trascrizione degli avvenimenti. La prosa di Scrattelli è capace di far scorgere, in mezzo alle vicende note, gli umani sentimenti , gli affetti, le paure e le incertezze che affiorano dalla patina di orgoglio e dignità che riveste molti personaggi. D’altra parte non cela le nefandezze e le brutture che la guerra porta con sé, come anche le trame oscure che nei secoli precedenti si sono avvicendate in quelle terre. L’opera offre pertanto numerose occasioni di riflessione , ma soprattutto mantiene sempre viva la tensione , un mistero dopo l’altro.
Attraverso i lunghi “ex ante” narrati conosciamo anche la famiglia Abati , e con essa l’antico utilizzo della Cartera verso la fine dell’Ottocento. Domenico , abile artigiano di Fabriano, era riuscito a prendere in affitto l’opificio dai Manin grazie alla sua perizia nella fabbricazione della carta. Anche lui è un “buono” , del quale si apprezzano la dedizione al lavoro, la gentilezza e l’amore offerto alla giovane moglie, Lina . È con lei che subentra un altro interessantissimo filone dell’opera, legato al sovrannaturale , al ruolo dell’ onirico e alla medianità tra universi paralleli .
Se infatti la coscienza è la linea conduttrice dell’opera, come ha ricordato Scrattelli, non si può d’altra parte trascurare la dimensione dell’ inconscio , capace di suggestionare e addirittura di influenzare le scelte, le riflessioni e le convinzioni di molti personaggi. Ai sogni premonitori , alle visioni e ai tentativi di comunicazione con l’aldilà e con altre dimensioni temporali è dedicata una larga parte del libro, rendendo così inevitabile una certa riflessione sull’Anima : è la natura spirituale dell’uomo? Una dimensione fisica? È realmente immortale come asserito dalla quasi totalità delle religioni? Dopo la morte essa raggiunge una dimensione altra o trasmigra in una nuova dimensione corporea? Ma soprattutto: che ruolo hanno le anime che hanno abitato la Cartera per chi la possiede adesso? Sembra che sia trovare una risposta a questa domanda il fine ultimo del Narratore, la forza propulsiva della sua ricerca febbrile, dunque non soltanto un mero interesse storico e documentale, ma in primis il tentativo di ricostruire un filo logico della sua presenza lì in quel momento , del fascino che la struttura ha immediatamente eserciato su di lui prima ancora di averla acquistata.
Alberto Mario Scrattelli risale, un passo dopo l’altro, il percorso sommerso dei fiumi sotterranei , adesso finalmente svelati nella loro duplice natura: da una parte fisica, dall’altra spirituale e metaforica. Senza la paura di sporcarsi le scarpe o di scavare nel fango, raggiunge la limpida sorgente dalla quale essi sgorgano, per poi tornare al punto di partenza e sorprendersi di come queste acque inabissate, una volta riemerse, continuino ad essere limpide, cristalline, pur avendo percorso chilometri interi a farsi strada tra le pietre e la terra. Con quel loro scorrere silenzioso, nel frattempo, hanno reso la campagna fertile, generosa, tanto da ricevere l’omaggio degli uomini che in quelle terre hanno voluto mettere radici, eleggendola a propria dimora. Le storie, come i fiumi, non muoiono mai : lasciano intravedere il segno del loro passaggio pur senza mostrarsi, nutrendo l’anima così come la terra, chiedendole di portare frutto. È per questo, però, che è importante lasciarle emergere: perché possano, anch’esse, trovare finalmente la loro foce.
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