Oltraggio alla polizia, rapper nuorese a processo si difende dalle accuse
La testimonianza di Bakis Beks: il giudice ascolterà l’audio della serata incriminata in aula
Nuoro «La serata dell’8 settembre 2018 era stata per me un evento traumatico. In 25 anni di carriera non mi è mai capitata una cosa simile». Bachisio Marras, in arte Bakis Beks, è il rapper nuorese finito a processo davanti al giudice monocratico Daniela Russo insieme ad altri tre giovani Elias Zizi, Andrea Sanna e Mirko Barca, perché in concorso tra loro avrebbero offeso in pubblico l’onore e il prestigio degli ufficiali e agenti di polizia durante un servizi di controllo.
Secondo l’accusa (pm Ilaria Pais), gli agenti erano stati insultati inizialmente dal cantante che durante la sua esibizione, rivolgendosi a loro sollevando il dito medio e pronunciando l’epiteto “infami”, aveva ripetuto più volte la frase “sbirri fuori dai c.....i”. Lo stesso avrebbero fatto i coimputati, spettatori della manifestazione. Ieri Marras si è sottoposto ad esame e rispondendo alle domande del suo difensore, l’avvocata Giulia Lai, ha ricostruito i momenti di quella serata.
«Sono nato come solista, non ho un gruppo musicale ma un dj che mi accompagnano occasionalmente a seconda dell’evento – ha detto – . Faccio musica rap, scrivo i testi e la musica delle mie canzoni e faccio improvvisazione. Quella sera ero stato invitato all’ExMè per un evento di musica che era stato rinviato da agosto. Avevo invitato a suonare prima di me un altro ragazzo, Alessio Mura e un altro gruppo. Sembrava stesse andato bene ma ad un certo punto mi sono accorto dell’arrivo di due volanti della polizia. Mentre stavo cantando sono scesi 5 agenti che sono andati al bancone che risultava essere davanti al palco. Lo spettacolo che faccio mi porta a coinvolgere il pubblico, e quel giorno era molto partecipe. Il pezzo incriminato, dal titolo “Messaggio”, per me non era molto importante: l’avevo messo insieme ad altre canzoni, ma proprio di quel brano il pubblico mi aveva chiesto il bis. Ebbene, proprio alla fine dell’esibizione gli agenti si erano avvicinati e mi avevano detto: “Bella canzoncina, ora fornisca i documenti”.
Avevo chiesto che cosa stesse succedendo, era tutto impensabile. “Normale controllo” mi avevano risposto. Ma oltre a me avevano preteso lo stesso dal dj e dal ragazzo che si era esibito per primo. Non credo di essere l’unico a trattare temi politici – ha sottolineato l’imputato –. Nella nostra play list ci sono testi caratteristi, c’è satira politica e si trattano temi di aspetto sociale. In quella canzone non ho mai usato la parola “infami” e la frase “sbirri fuori dai c******i” non c’è mai stata. Il testo cantato è “Non c’è tempo per mediazioni – indennizzi – conciliazioni – questo è un messaggio ai coloni – basta, fuori dai c...!”. Inoltre – ha aggiunto Marras – il gesto che mi viene contestato, ossia di aver fatto il dito medio, fa parte della coreografia, era un gioco con le mani. Quella stessa canzone, una settimana dopo l’esibizione a Nuoro, l’avevo cantata a Milano. C’era molta più gente e uomini in divisa ma non era successo nulla».
Ieri sono stati chiamati a deporre anche Alessio Mura, l’altro rapper che aveva aperto la serata e il dj Antonio Ravarotto che aveva accompagnato l’artista. Entrambi hanno confermato di non aver mai sentito le frasi incriminate e di non aver visto l’imputato inveire contro le forze dell’ordine. Il giudice, prima della chiusura dell’istruttoria dibattimentale e l’inizio della discussione, ha disposto per l’udienza di fine marzo, l’ascolto in aula dell’audio di quella sera.