La Nuova Sardegna

Nuoro

Satta, il Vate della Sardegna che piace tanto ai ragazzi

di Alessandro Mele
Satta, il Vate della Sardegna che piace tanto ai ragazzi

Il rapporto tra i giovani e s’abbocau scrittore. «Ma la città dovrebbe valorizzare di più la sua figura»

04 gennaio 2020
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NUORO. Sebastiano Satta non è più solo il Vate della Sardegna, ma, agli albori del 2020 e a quasi 106 anni dalla sua morte, continua a essere un esempio e un faro per i più giovani che lo annoverano tra i punti di riferimento più importanti dell’interno panorama culturale isolano.

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«Se Nuoro vuole mantenere questo nobile ruolo di Atene sarda – commenta Pietro Serusi, 19enne al primo anno di Lettere moderne a Cagliari – non può prescindere dal ricordare degnamente uno dei suoi più grandi intellettuali. Nella sua poliedricità Sebastiano Satta ha saputo descrivere con schiettezza la realtà variopinta che lo circondava, non isolandosi nel suo ambiente che comunque possiamo definire colto o agiato, ma analizzando con cura anche gli ultimi. Una dote quella della sincerità che molto spesso costringe le persone e ancor di più gli scrittori su un filo tra l’essere amati ed odiati, ma che per quanto mi riguarda è una grandissima dote e merita il giusto riconoscimento».

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Il Vate della Sardegna viene anche approfondito dai giovani appassionati di giornalismo: «Ho letto diverse poesie e svariati sonetti di Sebastiano Satta – racconta Fabrizio Seddone, del liceo classico Giorgio Asproni e capo servizio della testata scolastica Agorà – in italiano, ma soprattutto le opere meno conosciute in limba come Santa Maria, Su battizzu, S’abbocau, Sa ferrovia, A Piera, che ho scoperto e iniziato ad apprezzare durante il primo anno di liceo, quando ho iniziato a cantare a tenore. Sebastiano Satta meriterebbe una considerazione maggiore di quella ricevuta nel corso degli anni dai nuoresi, la sua notevole importanza e il contributo dato al nostro patrimonio spesso non son bastati a far sì che la memoria di questo personaggio emergesse, come invece meriterebbe, fuori dai recessi ombrosi dell’ambiente culturale nuorese. Mi ha colpito, senza alcun dubbio, il suo modo di eclissarsi negli ambienti della quotidianità nuorese del passato e la sua capacità di descriverla perfettamente. Spero che il recupero della memoria sattiana porti di fatto ad una vera valorizzazione del poeta nuorese».

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Avvocato, scrittore e giornalista, Sebastiano Satta è amato anche dai giovani che stanno affrontando studi non di stampo umanistico: «Ho letto qualche opera da piccolo – afferma Matteo Porqueddu, studente 17enne dell’Itc – e la prima cosa che mi viene da pensare è che ha lasciato un patrimonio importantissimo alla città e all’Isola. Mi ha colpito tantissimo che lui prima di diventare un poeta e scrittore ha attraversato un periodo di studi molto complicato, affrontando gli studi di medicina prima di dedicarsi alla giurisprudenza, da lì ha iniziato a scrivere tantissime poesie. Nuoro, orgogliosa, ha dedicato a lui piazza Satta e la biblioteca nuorese, dunque penso che la città abbia fatto un grandissimo progresso per avvicinare tutti i cittadini, soprattutto gli studenti, a colui che ha fatto tanto per la sua città natale».

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L’educazione alla grandezza sattiana per alcuni è iniziata già in famiglia: «Ne parlavamo tantissimo a casa già da quando ero piccola – spiega Eleonora Riccardo, matricola in Giurisprudenza a Trento – e credo abbia capito la psicologia dei nuoresi e le dinamiche della città con una sensibilità diversa dalla Deledda. Ha capito e spiegato queste cose in un modo molto attuale ed è riuscito a dipingere un quadro forse non tanto dolce e neanche morbido della psicologia nuorese facendo emergere la sua conoscenza profonda del territorio con le sue virtù ma anche le sue mancanze».

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