Il rapper Bakis Beks a processo a Nuoro per oltraggio
Kety Sanna
Sotto accusa alcuni versi e il dito medio alzato durante un concerto di due anni fa. La denuncia della polizia. L’associazione Libertade: l’arte non si può reprimere
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NUORO. Il cantate del gruppo Bakis Beks non poteva certo immaginare che “Messaggio”, la canzone di protesta che riporta le storiche rivendicazioni contro la presenza dei poligoni militari in Sardegna, potesse finire sulla scrivania dei magistrati del tribunale di Nuoro. «Non c’è tempo per mediazioni – indennizzi – conciliazioni – questo è un messaggio ai coloni – basta, fuori dai c...!» cantava a squarciagola il rapper la sera dell’8 settembre 2018 nel locale Nobel 26, nello spiazzo esterno davanti all’ExMè.
Amato soprattutto dai giovani il gruppo anche quella volta aveva coinvolto il suo pubblico. Una serata di fine estate che né i Bakis Beks, né due suoi ammiratori, in particolare, dimenticheranno più. Anche perché ad essere incriminati, oltre ai versi della canzone dal ritmo serrato e coinvolgente, è anche la coreografia che accompagnava il testo musicale: il linguaggio proibito del corpo, il dito medio alzato in segno di protesta contro il sistema, comune espressione di denuncia degli artisti rap. “Messaggio”, invece, che è stato interpretato come un insulto rivolto ad alcuni poliziotti presenti durante l’esibizione musicale. È da lì che sono iniziati i guai per il musicista e due fan, raggiunti poi da un decreto penale per il reato di oltraggio a pubblico ufficiale, emesso dal giudice per le indagini preliminari, Teresa Castagna su richiesta del pubblico ministero Andrea Ghironi.
«L’arte non si può reprimere – denuncia l’associazione Libertade –. È ormai noto che qualsiasi forma di impegno politico contro l’occupazione militare in Sardegna è sottoposta ad una costante repressione giudiziaria. Oggi a farne le spese sono un cantante nuorese ed i suoi fan, che hanno ricevuto decreti penali di condanna per le tematiche contrarie alle basi militari, espresse durante un concerto. Libertade – aggiunge l’associaizone – esprime la propria solidarietà e ribadisce il proprio impegno a difesa di tutti coloro che vengono raggiunti dai provvedimenti dell’autorità giudiziaria nell’esercizio della libertà di esprimere il proprio dissenso». Così tra qualche mese il cantante dei Bakis Beks e i due giovani nuoresi, suoi ammiratori, dovranno comparire davanti al giudice per il processo. «Allora verrà soprattutto messa in discussione la libertà di espressione e la libertà dell’arte – sottolinea l’avvocata Giulia Lai che due giorni fa ha depositato l’opposizione ai decreti penali di condanna – le quali sono tutelate dalla Costituzione negli articoli 21 e 33».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Amato soprattutto dai giovani il gruppo anche quella volta aveva coinvolto il suo pubblico. Una serata di fine estate che né i Bakis Beks, né due suoi ammiratori, in particolare, dimenticheranno più. Anche perché ad essere incriminati, oltre ai versi della canzone dal ritmo serrato e coinvolgente, è anche la coreografia che accompagnava il testo musicale: il linguaggio proibito del corpo, il dito medio alzato in segno di protesta contro il sistema, comune espressione di denuncia degli artisti rap. “Messaggio”, invece, che è stato interpretato come un insulto rivolto ad alcuni poliziotti presenti durante l’esibizione musicale. È da lì che sono iniziati i guai per il musicista e due fan, raggiunti poi da un decreto penale per il reato di oltraggio a pubblico ufficiale, emesso dal giudice per le indagini preliminari, Teresa Castagna su richiesta del pubblico ministero Andrea Ghironi.
«L’arte non si può reprimere – denuncia l’associazione Libertade –. È ormai noto che qualsiasi forma di impegno politico contro l’occupazione militare in Sardegna è sottoposta ad una costante repressione giudiziaria. Oggi a farne le spese sono un cantante nuorese ed i suoi fan, che hanno ricevuto decreti penali di condanna per le tematiche contrarie alle basi militari, espresse durante un concerto. Libertade – aggiunge l’associaizone – esprime la propria solidarietà e ribadisce il proprio impegno a difesa di tutti coloro che vengono raggiunti dai provvedimenti dell’autorità giudiziaria nell’esercizio della libertà di esprimere il proprio dissenso». Così tra qualche mese il cantante dei Bakis Beks e i due giovani nuoresi, suoi ammiratori, dovranno comparire davanti al giudice per il processo. «Allora verrà soprattutto messa in discussione la libertà di espressione e la libertà dell’arte – sottolinea l’avvocata Giulia Lai che due giorni fa ha depositato l’opposizione ai decreti penali di condanna – le quali sono tutelate dalla Costituzione negli articoli 21 e 33».
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