Blitz a Mamone, indagati dal Gip
di Kety Sanna
Interrogatori di garanzia per i 5 arrestati accusati di peculato, ricettazione e coltivazione di droga
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NUORO. L’indagine era partita dopo il ritrovamento di otto cellulari e di stupefacenti in una delle diramazioni della colonia penale di Mamone. All’indomani degli arresti per peculato, ricettazione e coltivazione di marijuana, di due dipendenti infedeli della colonia penale, emergono dei particolari dell’inchiesta partita nel 2017 e che un anno fa ha portato all’arresto di una persona titolare di una piantagione di cannabis nelle campagne di Mores, e di altre tre persone. Da subito gli agenti del Nucleo investigativo centrale della Polizia penitenziaria e della Polizia di Stato di Nuoro (coordinati dai dirigenti Antonello Brancati e Silvio Esposito), avevano ipotizzato l’esistenza di un sistema che attraverso la collaborazione del personale in servizio presso il carcere consentisse l’introduzione di sostanze stupefacenti e di altri oggetti vietati. L’avvio di un’importante attività tecnica di intercettazioni telefoniche e ambientali, nei confronti di soggetti sospettati di spaccio di droga all’interno delle mura del penitenziario, ha poi portato alla luce l’esistenza di varie attività criminose.
L’inchiesta. Il carcere di Mamone era diventato una sorta di “spaccio” dal quale far sparire prodotti senza che restasse traccia. Merce che, secondo gli inquirenti, veniva sottratta alla normale contabilità saltando i passaggi nei registri di carico e scarico. Traffici che però, ad un certo punto, rischiavano di essere scoperti visti gli ammanchi di denaro, oltre la sparizione dei registri dove venivano annottate le entrate e le uscite dei beni prodotti dalla colonia. Nel corso di una telefonata, per esempio, uno degli indagati Giuseppino Contu, apparentemente preoccupato parla con un altro dipendente (pure lui indagato ma nei suoi confronti il giudice ha rigettato la richiesta di applicazione di misura cautelare ndr), e gli chiede un incontro perché «c’era un bel casino che doveva essere risolto». Gli racconta della sottrazione di migliaia di euro dalle casse della Casa di reclusione corrispondenti all’ammanco di circa 200 quintali di legna che avrebbero dovuto vendere all’esterno della struttura. Contu in quella occasione rimprovera il collega ricordandogli che se ci fosse stato un controllo avrebbero tutti passato dei guai. «Sono entrati solo 740 euro da tutta la legna di Mamone – dice Contu all’altro – e ci sono più di 3mila euro di ricevute. Io non vi capisco, fate le c....e, non le sapete fare. Qui arriva un’ispezione e poi non so come andiamo a finire».
Gli interrogatori. Gli indagati compariranno domani davanti al Gip del tribunale di Nuoro, Claudio Cozzella, per gli interrogatori di garanzia. Si tratta Giuseppino Contu, 61 anni di Onanì impiegato dell’amministrazione penitenziaria, accusato di peculato e coltivazione di marijuana; Battista Tito Canu, 54 anni di Lodé agente in servizio nello stesso carcere, indagato per peculato in riferimento al traffico di carne, formaggi e legname e ricettazione; Vito Maurizio Cossu, 45 anni di Sindia, Mauro Chessa, 31 anni di Isili e Mauro Pinna, 31 anni di Elmas, Elena e Maurizia Tolu di Onanì, indagati per coltivazione e traffico di stupefacenti.
L’inchiesta. Il carcere di Mamone era diventato una sorta di “spaccio” dal quale far sparire prodotti senza che restasse traccia. Merce che, secondo gli inquirenti, veniva sottratta alla normale contabilità saltando i passaggi nei registri di carico e scarico. Traffici che però, ad un certo punto, rischiavano di essere scoperti visti gli ammanchi di denaro, oltre la sparizione dei registri dove venivano annottate le entrate e le uscite dei beni prodotti dalla colonia. Nel corso di una telefonata, per esempio, uno degli indagati Giuseppino Contu, apparentemente preoccupato parla con un altro dipendente (pure lui indagato ma nei suoi confronti il giudice ha rigettato la richiesta di applicazione di misura cautelare ndr), e gli chiede un incontro perché «c’era un bel casino che doveva essere risolto». Gli racconta della sottrazione di migliaia di euro dalle casse della Casa di reclusione corrispondenti all’ammanco di circa 200 quintali di legna che avrebbero dovuto vendere all’esterno della struttura. Contu in quella occasione rimprovera il collega ricordandogli che se ci fosse stato un controllo avrebbero tutti passato dei guai. «Sono entrati solo 740 euro da tutta la legna di Mamone – dice Contu all’altro – e ci sono più di 3mila euro di ricevute. Io non vi capisco, fate le c....e, non le sapete fare. Qui arriva un’ispezione e poi non so come andiamo a finire».
Gli interrogatori. Gli indagati compariranno domani davanti al Gip del tribunale di Nuoro, Claudio Cozzella, per gli interrogatori di garanzia. Si tratta Giuseppino Contu, 61 anni di Onanì impiegato dell’amministrazione penitenziaria, accusato di peculato e coltivazione di marijuana; Battista Tito Canu, 54 anni di Lodé agente in servizio nello stesso carcere, indagato per peculato in riferimento al traffico di carne, formaggi e legname e ricettazione; Vito Maurizio Cossu, 45 anni di Sindia, Mauro Chessa, 31 anni di Isili e Mauro Pinna, 31 anni di Elmas, Elena e Maurizia Tolu di Onanì, indagati per coltivazione e traffico di stupefacenti.