Nuoro, infermieri al lavoro col pannolone
di Valeria Gianoglio
Il Nursind: «Malattie infettive allo stremo. Otto ore di turno senza poter nemmeno andare in bagno»
21 ottobre 2020
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NUORO. C’è chi per lavorare deve arrangiarsi persino indossando un pannolone. E fare otto ore di turno nel reparto di Malattie infettive, tra un paziente Covid e l’altro in regime “semi-intensivo”, senza bere, senza mangiare, senza potersi grattare il naso, e senza la possibilità di fare una piccola pausa sorseggiando un caffè. O anche solo andare in bagno, a meno di uscire dal reparto al decimo piano, liberarsi in modo sicuro e in una zona spogliatoio adeguata della tuta protettiva e anti-virus, fare dieci piani di scale e raggiungere i bagni in uno spazio protetto e a rischio infezioni. Tant’è che più di uno, per l’appunto, si è dovuto attrezzare indossando un pannolone. Non è un racconto paradossale ma l’ordinaria e concretissima giornata di lavoro che da un mese a questa parte stanno vivendo gli infermieri e gli operatori socio-sanitari del reparto di Malattie infettive dell’ospedale San Francesco.
«Non si può lavorare in queste condizioni – spiegano Annarita Ginesu e Mauro Pintore, del Nursind – chi lavora in Malattie infettive è davvero allo stremo e lo stiamo segnalando da settimane. E siamo pronti a presentare un esposto in Procura. Per la carenza di personale e di spazi adeguati, si stanno facendo turni di otto ore, indossando ovviamente la tuta Covid, e per quelle otto ore, a causa della mancanza di una “zona pulita” all’interno del reparto, non si può nemmeno andare in bagno o fare una piccola pausa, a meno di uscire dal reparto e raggiungere il piano terra e una zona spogliatoio adeguata. Se a qualcuno gli scappa, insomma, deve fare dieci piani, e per evitare questo, così, c’è chi è costretto a ricorrere al pannolone». All’origine di tutto, spiega il sindacato, come sempre ci sono le carenze: di organico, di spazi adeguati, di organizzazione. Nel caso di Malattie infettive, per afferrare al volo come stiano realmente le cose, basterebbe anche solo scorrere un paio di numeri e confrontarli con quelli di altri ospedali dell’isola. Al Santissima Trinità, ad esempio, in Malattie infettive ci sono 31 infermieri per 22 posti letto. Sempre a Cagliari, all’ospedale di Is Mirrionis, ci sono 31 infermieri e 10 Oss per 22 posti letto. E a Nuoro? A Nuoro l’organico attuale – tolti i 4 che sono fuori gioco perché risultati positivi al Covid e considerati in un certo senso vittime delle carenze – registra 20 infermieri e 10 Oss per 29 posti letto che a giorni dovrebbero diventare 33. Uno squilibrio di forze notevole, dunque, che sta mandando in tilt il personale, nonostante tanto impegno e sforzi anche in questa seconda ondata di contagi Covid. Il fatto è che, rispetto alla prima ondata, le forze in campo sono diminuite: come spiega il Nursind, nella prima fase c’erano più infermieri e meno pazienti, quindi ogni quattro ore si riusciva a turnare, a liberarsi della tuta anti-virus e a fare una pausa. E sì, anche ad andare in bagno senza fare dieci piani di scale, e senza usare un pannolone.
«Non si può portare i lavoratori a queste condizioni – spiega ancora Annarita Ginesu – c’è chi, quando fa le consegne di fine turno, ha le lacrime agli occhi dalla stanchezza, dalla fatica e dallo stress. E poi è una questione di sicurezza del lavoro. Il servizio di prevenzione ha già spiegato all’azienda che deve intervenire ricavando una “zona pulita” all’interno del reparto, dove il personale possa togliersi la tuta e fare pausa. E poi serve nuovo personale. Perché, in mancanza di ausiliari, gli Oss si stanno caricando pure di quel lavoro. E c’è chi comincia il “giro letti” tra i pazienti Covid alle 7 del mattino e lo termina intorno alle 13, sempre con la tuta Covid addosso. Senza pause, bere, bagno. Così non si può andare avanti. Questo significa mettere a rischio anche i pazienti».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
«Non si può lavorare in queste condizioni – spiegano Annarita Ginesu e Mauro Pintore, del Nursind – chi lavora in Malattie infettive è davvero allo stremo e lo stiamo segnalando da settimane. E siamo pronti a presentare un esposto in Procura. Per la carenza di personale e di spazi adeguati, si stanno facendo turni di otto ore, indossando ovviamente la tuta Covid, e per quelle otto ore, a causa della mancanza di una “zona pulita” all’interno del reparto, non si può nemmeno andare in bagno o fare una piccola pausa, a meno di uscire dal reparto e raggiungere il piano terra e una zona spogliatoio adeguata. Se a qualcuno gli scappa, insomma, deve fare dieci piani, e per evitare questo, così, c’è chi è costretto a ricorrere al pannolone». All’origine di tutto, spiega il sindacato, come sempre ci sono le carenze: di organico, di spazi adeguati, di organizzazione. Nel caso di Malattie infettive, per afferrare al volo come stiano realmente le cose, basterebbe anche solo scorrere un paio di numeri e confrontarli con quelli di altri ospedali dell’isola. Al Santissima Trinità, ad esempio, in Malattie infettive ci sono 31 infermieri per 22 posti letto. Sempre a Cagliari, all’ospedale di Is Mirrionis, ci sono 31 infermieri e 10 Oss per 22 posti letto. E a Nuoro? A Nuoro l’organico attuale – tolti i 4 che sono fuori gioco perché risultati positivi al Covid e considerati in un certo senso vittime delle carenze – registra 20 infermieri e 10 Oss per 29 posti letto che a giorni dovrebbero diventare 33. Uno squilibrio di forze notevole, dunque, che sta mandando in tilt il personale, nonostante tanto impegno e sforzi anche in questa seconda ondata di contagi Covid. Il fatto è che, rispetto alla prima ondata, le forze in campo sono diminuite: come spiega il Nursind, nella prima fase c’erano più infermieri e meno pazienti, quindi ogni quattro ore si riusciva a turnare, a liberarsi della tuta anti-virus e a fare una pausa. E sì, anche ad andare in bagno senza fare dieci piani di scale, e senza usare un pannolone.
«Non si può portare i lavoratori a queste condizioni – spiega ancora Annarita Ginesu – c’è chi, quando fa le consegne di fine turno, ha le lacrime agli occhi dalla stanchezza, dalla fatica e dallo stress. E poi è una questione di sicurezza del lavoro. Il servizio di prevenzione ha già spiegato all’azienda che deve intervenire ricavando una “zona pulita” all’interno del reparto, dove il personale possa togliersi la tuta e fare pausa. E poi serve nuovo personale. Perché, in mancanza di ausiliari, gli Oss si stanno caricando pure di quel lavoro. E c’è chi comincia il “giro letti” tra i pazienti Covid alle 7 del mattino e lo termina intorno alle 13, sempre con la tuta Covid addosso. Senza pause, bere, bagno. Così non si può andare avanti. Questo significa mettere a rischio anche i pazienti».
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