A Oliena arrivano da tutto il mondo per lavorare nell’ovile
L’iniziativa ai piedi del monte Corrasi: già ospitati giovani da 18 Paesi nell’azienda di Antonio Putzu
Oliena L’ovile più cosmopolita dell’isola si trova nel territorio di Oliena, giusto a poche centinaia di metri dal ponte romano di Papalope. Qui Antonio Putzu, pastore e dipendente di Forestas, che ha ereditato terra e presidio dai nonni (sa ’e ciu Mario e cia Nennedda), lo scorso anno ha avuto l’intuizione di iscriversi ad alcune piattaforme internazionali dove si concretizza e prende forma un vero e proprio scambio.
Chi arriva in questo angolo di paradiso che offre una vista spettacolare sul Corrasi, offre una collaborazione in azienda rendendosi disponibile a fare tanti lavori in campagna a stretto contatto con gli animali, il padrone di casa invece Antonio ricambia con l’accoglienza, essenzialmente con il vitto e l’alloggio, ma in mezzo c’è molto di più.
«Da ottobre dello scorso anno ho accolto 35 tra ragazzi e ragazzi di ben 18 nazionalità diverse. Da quando mi sono iscritto alle piattaforme “woof Italia” e “wordparker” è stato un susseguirsi di arrivi praticamente da tutto il mondo», dice Putzu. In effetti gli ospiti sono arrivati davvero da ovunque: Argentina, Austria, Brasile, Danimarca, Spagna, Stati Uniti, Inghilterra, Giappone, ma l’elenco continua con presenze davvero da quasi tutti i continenti.
Da una decina di giorni all’ovile Havallai, questo è il toponimo preciso della zona, ci sono Jonathan e Alexander, 18 e 19 anni, entrambi di Hannover. Raccontano con entusiasmo l’esperienza che stanno vivendo a contatto con la natura. Colpisce Il loro atteggiamento positivo e la voglia di essere utile e di imparare il più possibile dalla nuova realtà. «Siamo già stati anche in altre Nazioni utilizzando questa formula e questa permanenza in Barbagia ci sta lasciando tante belle sensazioni», dicono i due ragazzi impegnati ad accudire il bestiame ma in questo periodo soprattutto nella potatura verde dell’oliveto.
«C’è un minimo comune denominatore che unisce tutte queste esperienze: l’entusiasmo e l’assenza del denaro. Loro forniscono la collaborazione nelle varie mansioni e io ricambio con l’ospitalità. In più un’altra cosa che mi fa molto piacere, in quasi tutto c’è grande consapevolezza e voglia di essere autonomi e di provvedere con l’autoconsumo. Insomma per essere ancora più chiari, il cibo ce lo da ancora la terra», rimarca il maestro di ruralità. Ai fornelli Antonio Putzu si fa valere e l’indice di gradimento degli ospiti è decisamente alto, con le lingue deve invece migliorare. Per ora un grande aiuto arriva dalla tecnologia con i traduttori simultanei multilingue. In questa babele di idiomi il canto a tenore (la sua formazione è il Tenore Populu sardu di Oliena) è il sottofondo costante che il lettore del pc manda random in continuazione. Voci che si sovrappongono in questi giorni al sardo olianese per passare poi al tedesco e all’inglese degli ospiti. Così nell’ovile ad alto tasso di internazionalità di Havallai dopo un anno è anche tempo di un primo bilancio.
«L’esperienza è più che positiva. È stata finora una stupenda occasione di confronto con persone che arrivano da realtà molto diverse dalla nostra. Oltre ad avere fatto con loro tanti lavori è sicuramente un percorso da continuare e implementare. E poi con molti di loro è nata anche una bella amicizia». Martedì Ellen che arriva dal Belgio, è la nuova inquilina di Havallai, ha portato un tocco di femminilità a questi luoghi solo apparentemente rudi e aspri. Lavora nel settore immobiliare si fermerà – assieme al suo cane – per una settimana. Lei viene accolta con un caffè fumante e un liquore alla pompia e un bene bennida impossibile da decifrare per google translate. Ma tutto appare subito più che chiaro.