La Nuova Sardegna

Olbia

Freddato davanti al cancello dello stazzo

Luca Rojch
Freddato davanti al cancello dello stazzo

Giustiziato con due pallettoni sparati alla nuca. Avvolto dal mistero il movente dell’assassino. Il corpo di Paoletto Oggiano, skipper, stimato da tutti, senza nemici, è stato trovato dal babbo, ex esponente del Psi molto noto

31 luglio 2008
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Olbia. Terra impastata di sangue rappreso e piombo che avvelena la mite Gallura. Due colpi di fucile alla nuca sparati da dietro un muretto a secco. Paoletto Oggiano, 38 anni di Olbia, è stato ucciso alle 9 del mattino nelle campagne tra Arzachena e Olbia. Esecuzione senza cuore che ha straziato l’anima di suo padre Francesco, 75 anni, ex assessore regionale all’industria negli anni Ottanta e leader del Psi. È stato lui a trovare il cadavere del figlio, davanti al cancello dello stazzo di famiglia. Due pallettoni esplosi a cinque metri di distanza. Sparati nell’ombra da killer protetti dai cespugli di cisto e da un muretto a secco.

Esecuzione da codice barbaricino. O quasi, perché in questo omicidio senza movente i punti oscuri mescolano il mondo delle campagne al jet set della Costa Smeralda. Gambali e caviale. Paoletto era uno skipper, non solo uomo al timone, ma un factotum di famiglie facoltose che prendevano in affitto yacht nella zona a più alta densità di barche dell’isola. Offriva braccia ed esperienza. Da poco gestiva anche un pontile sul golfo di Marinella, vicino a villa Certosa. Una vita senza ombre, a sentire la città. Figlio di una delle famiglie buone di Olbia, venute su a pane, lavoro e politica. Paolo era single e spesso sceglieva di passare la notte nello stazzo di famiglia a “La Pelchia”, una conca scavata nei graniti dolci di Gallura e ricoperta di verde, alle spalle di San Pantaleo. Il padre era arrivato alle 6,30 del mattino, come ogni giorno. Curava la sua vigna, passione da Cincinnato che coltivava dopo l’addio alla vita politica attiva e alla professione. Un uomo abitudinario, con orari che scandiscono il senso della giornata. Verso le 9 l’ex assessore ha sentito due fucilate. Ma quasi non ci ha fatto caso. Le campagne ribollono di cacciatori di frodo. Nessun allarme.

Poco dopo mezzogiorno è risalito dalla vigna verso lo stazzo che svetta candido nel trionfo di rocce e verde. Poi è montato sul suo pick-up, un Nissan grigio. È arrivato al cancello. Le ante erano arrugginite e semiaperte. Per terra il corpo del figlio Paolo, sfigurato da due colpi di fucile sparati alla nuca. Un lago di sangue rappreso. Sullo sfondo la Panda con lo sportello ancora aperto. Il giovane indossava un paio di ciabatte, una polo con il nome di una barca e un paio di pantaloni corti, al ginocchio. Il padre è sceso dall’auto, si è reso conto della tragedia ed è risalito sulla Panda del figlio.

Una corsa disperata e inutile per i tre chilometri di saliscendi. Strada bianca, polvere e buche. Poi l’auto è spuntata sulla strada principale. Sull’Olbia-Arzachena, dopo qualche centinaio di metri ha incrociato una pattuglia dei carabinieri. Ha fermato l’auto e dato l’allarme. Subito è scattata la caccia all’uomo, alla ricerca dei killer che hanno sparato dall’ombra. L’anziano padre si è lasciato travolgere dallo sconforto. I carabinieri hanno passato al setaccio tutta l’area davanti al cancello. Tanti gli elementi da prendere in esame. Forse erano alla ricerca dei bossoli, forse erano a caccia di qualsiasi altro elemento a cui aggrapparsi. E forse qualcosa è già nelle loro mani.

Non è stato rivelato se a sparare sia stato un killer solitario o se ci fossero più uomini appostati all’uscita dello stazzo. Di sicuro l’auto era già pronta per la fuga, con il muso rivolto verso la via asfaltata. La strada è una sorta di mulattiera senza uscita. Finisce tre metri oltre l’ingresso della famiglia Oggiano. Solo altri due cancelli di legno chiudono i muretti a secco che intervallano la vegetazione. L’unico slargo della via che si arrampica sulle colline della zona di Lu Sali.

I killer hanno atteso Paoletto, lui non si è accorto di nulla. È sceso dall’auto ha aperto il cancello. È risalito sulla Panda e stava per chiudere le ante quando è partito il primo colpo preciso alla nuca. Subito il secondo. Non ha avuto il tempo di reagire. È stramazzato al suolo. All’indietro. Poi gli assassini sono fuggiti. I carabinieri hanno stretto attorno all’area un cordone impenetrabile. A sostenere l’attività della compagnia di Olbia, guidata dal capitano Luigi Bramati, sono arrivati gli uomini della scientifica da Sassari, alla ricerca di impronte, bossoli e tracce. Le indagini sono coordinate dalla Procura di Tempio. Il cadavere è già a Sassari per l’autopsia.

Per ora si seguono tutte le tracce. Le attenzioni degli inquirenti si sono concentrate sulle conoscenze di Paoletto Oggiano. Si scandagliano sia il mondo delle campagne, sia l’ambito lavorativo dell’uomo, che faceva il factotoum per ricchi clienti galleggianti italiani e stranieri. Un mondo pieno di tentazioni. Paoletto avrebbe compiuto 39 anni domenica, aveva due sorelle Margherita e Giovanna. Spesso aiutava il padre nel lavoro delle campagne. L’onorevole si era ritirato a vita privata. Per Francesco Oggiano il dolore e lo choc di scoprire il cadavere del figlio, supino, vittima di un’esecuzione che getta nell’angoscia la Gallura, terra che non conosce violenza.
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