Furto al museo comunale rubati preziosi reperti
Arzachena, i ladri hanno spaccato una grata e si sono introdotti nell’edificio L’archeologa Antona: «Un gran dolore. Ci hanno strappato un pezzo di identità»
24 maggio 2020
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ARZACHENA. Furto di reperti archeologici e di un pezzo dell’identità di Arzachena. I ladri si sono introdotti nella notte nel locale interrato del museo di via Mozart chiuso da cinque anni. Sapevano come muoversi e dove trovare i preziosi oggetti emersi nelle campagne di scavo del complesso nuragico della Prisgiona. Hanno spaccato una grata del locale interrato. Il museo è distribuito infatti su due livelli. Nel piano terra ci sono gli spazi destinati all’esposizione. Nel piano interrato i laboratori in cui sono custoditi i reperti archeologici, una parte dei quali, secondo le prime indiscrezioni, era stato trasferito mesi fa per il restauro. I malviventi sono entrati all’interno del museo da una finestra e hanno avuto tutto il tempo di portare via i pezzi pregiati della storia di Arzachena. I carabinieri di Olbia coordinano la delicata indagine su cui c’è il massimo riserbo.
«Questo furto mi riempie di dolore – dice l’archeologa Angela Antona –.Tutto quello che è custodito è frutto dei miei 35 anni di attività nel territorio di Arzachena. C’è il valore scientifico e l’anima del patrimonio culturale e identitario della cittadina che si fonda sulle ricerche degli anni Trenta e Quaranta di Michele Ruzittu, Ercole Contu, Salvatore Maria Puglisi, Editta Castaldi e Maria Luisa Ferrarese Ceruti». Gli scavi si sono fermati nel 1961. Dal 1984 l’attività è poi ripresa sotto la direzione di Angela Antona. Che ha letto e ricostruito l’antica anima arzachenese che i reperti raccontano. «Con il furto di questi oggetti – aggiunge –, è stata rubata una parte dell’anima degli arzachenesi». Ultimati gli scavi, una parte dei reperti erano stati trasferiti nel laboratorio di restauro di Sassari. Dal 2003 al 2009 ad Arzachena era stato attivato un laboratorio ad hoc dove fu ricostruito, tra l’altro, il grande distillatore, emblema dello scavo alla Prisgiona. «Nel 2014 – prosegue l’archeologa –, alcuni reperti erano stati portati a Sassari per essere restaurati nel laboratorio di Li Punti, sono quelli che dovranno far parte della futura mostra nel museo di Arzachena. Starà alle forze dell’ordine accertare che tutti gli impianti antifurto e antintrusione fossero in ordine. Per me prevale il grande dispiacere di un pezzo del patrimonio di Arzachena sottratto per finalità ben diverse da quelle per le quali, col cuore, ho speso la mia vita lavorativa: restituire al territorio la forte identità culturale che lo connota». Antona si appella ai ladri. E a chi sarà il destinatario dei reperti rubati. «Dietro ognuno di quegli oggetti non c’è l’effimero, il lucro che voi cercate, ma la storia di un territorio che la terra, indagata con pazienza e dedizione, ci ha restituito». (se.lu. e w.b.)
«Questo furto mi riempie di dolore – dice l’archeologa Angela Antona –.Tutto quello che è custodito è frutto dei miei 35 anni di attività nel territorio di Arzachena. C’è il valore scientifico e l’anima del patrimonio culturale e identitario della cittadina che si fonda sulle ricerche degli anni Trenta e Quaranta di Michele Ruzittu, Ercole Contu, Salvatore Maria Puglisi, Editta Castaldi e Maria Luisa Ferrarese Ceruti». Gli scavi si sono fermati nel 1961. Dal 1984 l’attività è poi ripresa sotto la direzione di Angela Antona. Che ha letto e ricostruito l’antica anima arzachenese che i reperti raccontano. «Con il furto di questi oggetti – aggiunge –, è stata rubata una parte dell’anima degli arzachenesi». Ultimati gli scavi, una parte dei reperti erano stati trasferiti nel laboratorio di restauro di Sassari. Dal 2003 al 2009 ad Arzachena era stato attivato un laboratorio ad hoc dove fu ricostruito, tra l’altro, il grande distillatore, emblema dello scavo alla Prisgiona. «Nel 2014 – prosegue l’archeologa –, alcuni reperti erano stati portati a Sassari per essere restaurati nel laboratorio di Li Punti, sono quelli che dovranno far parte della futura mostra nel museo di Arzachena. Starà alle forze dell’ordine accertare che tutti gli impianti antifurto e antintrusione fossero in ordine. Per me prevale il grande dispiacere di un pezzo del patrimonio di Arzachena sottratto per finalità ben diverse da quelle per le quali, col cuore, ho speso la mia vita lavorativa: restituire al territorio la forte identità culturale che lo connota». Antona si appella ai ladri. E a chi sarà il destinatario dei reperti rubati. «Dietro ognuno di quegli oggetti non c’è l’effimero, il lucro che voi cercate, ma la storia di un territorio che la terra, indagata con pazienza e dedizione, ci ha restituito». (se.lu. e w.b.)