Città metropolitane e province, parte l'ennesima rivoluzione. Ma non è ancora finita – LA MAPPA
Il primo aprile, adesso è ufficiale, da un lato ci sarà il governo della Città metropolitana di Sassari, dall’altra la Provincia Gallura Nord-Est
Sassari Chiamatela scissione della Provincia di Sassari o chiamatela piuttosto costituzione di due nuovi (ennesimi) enti intermedi dell’isola. Il primo aprile, adesso è ufficiale, da un lato ci sarà il governo della Città metropolitana di Sassari, dall’altra la Provincia Gallura Nord-Est.
A sancirlo è la firma della presidente della Regione Alessandra Todde al decreto che ha preso atto dei beni materiali e immateriali che formavano l’ex Provincia di Sassari e ha posto le basi per le entità pronte al debutto. A fare la divisione dei pani e dei pesci è stato a tempo record Gian Piero Scanu, che a settembre 2024 era stato nominato commissario liquidatore della Provincia di Sassari.
La neonata Città metropolitana ha dimensioni rilevanti – dentro ci sono ben 66 amministrazioni locali – e una configurazione eterogenea. Al suo interno trovano spazio città costiere, piccolissimi centri interni, Comuni dell’hinterland sassarese e altri più isolati.
Ecco il quadro Dal primo aprile alzano la mano all’appello le Città metropolitane di Sassari e di Cagliari e le Province di Medio Campidano, Sulcis, Ogliastra, Nuoro, Oristano e Gallura Nord-Est. Ma attenzione ai nuovi movimenti. Se scontenti, i centri sassaresi al confine potrebbero saltare giù dal carro metropolitano e cercare ospitalità in una Provincia limitrofa. E le singole Province per avere più raggio d’azione potrebbero unirsi. Ci sono già le bozze a matita per una possibile Unione tirrenica o un’Unione del sud-ovest. To be continued.
Ecco come si è arrivati sin qui Affondate ma sopravvissute, tenute a galla dalla politica che – in maniera abbastanza trasversale – non si è mai comportata da vera accabadora. Anzi, non solo ha legiferato per ripristinare le Province, ma le ha persino fatte crescere. Enti a metà strada tra il Comune e la Regione svuotati nel tempo di gran parte dei poteri, indigesti alla maggioranza dei sardi che nel 2012 si è espressa in maniera netta a favore della loro cancellazione. Eppure il risultato è che a breve, dopo un lungo giro durato più di 11 anni, fatto di salite, discese e capitomboli, in Sardegna ci saranno 6 province più 2 città metropolitane. Quattro enti in più invece delle 4 province storiche di Cagliari, Sassari, Nuoro e Oristano. La seconda vita delle Province, anzi la terza perché quella precedente è durata pochissimo. Il 15 aprile del 2021 il consiglio regionale aveva riesumato le Province affondate dal referendum popolare del 2012. Ma quella legge di riforma era stata cassata dal Governo che l’aveva impugnata dopo pochi mesi dall’approvazione. A salvarla era stata la Corte Costituzionale con un pronunciamento del marzo 2022: la Consulta aveva dato il via libera al quadro delineato dalla Regione, con la creazione di enti intermedi di secondo livello. E da questo punto si riparte, con il disegno della nuova mappa.
Gli 8 enti Il referendum del 5 maggio 2012 si era chiuso con la vittoria a larga maggioranza, in alcuni casi larghissima, del sì alla cancellazione delle province. Tutte eliminate, le storiche e quelle istituite nel 2001: si trattava della Gallura o provincia di Olbia-Tempio, del Medio Campidano, dell’Ogliastra e del Sulcis. Nove anni dopo la riforma degli enti locali aveva rimescolato nomi, confini e competenze: erano nate la Città metropolitana di Cagliari e di Sassari, le province del Nord Est (cioè la Gallura), ed erano ritornate in vita anche il Medio Campidano, l’Ogliastra e il Sulcis Iglesiente, in aggiunta alle province di Nuoro e Oristano.
Tra 2000 e 2001 le Province raddoppiavano, a quelle storiche si aggiungevano le nuove sopracitate. Nel 2005 in Sardegna si sono tenute le prime elezioni provinciali dirette per gli otto enti sparsi da nord e sud. Seppur con qualche variazione sul tema, siamo tornati a una geografia divisa in otto parti. Ora alle sei Province si aggiungono due Città metropolitane. Come insegna l’ormai usurato, ma sempre attuale, gattopardismo: «Tutto deve cambiare perché tutto resti come prima».