Olbia, a Tavolara i cafoni arrivano sulle moto d’acqua
Il regolamento dell’Area marina protetta le vieta ma questo non ha impedito a dei turisti di sfrecciare nello specchio di mare e arrivare fino alla spiaggia
Olbia Assalto al paradiso protetto in sella alle moto d’acqua. Vietate dal regolamento dell’Area marina di Tavolara-Capo Coda Cavallo nell’intero perimetro, non solo nelle aree di massima protezione.
Nella giornata di oggi, 27 luglio, un gruppo di turisti spagnoli, incurante di ogni regola, si è divertito a scorrazzare nello specchio di mare davanti a Spalmatore di terra per poi arrivare fino alla spiaggetta al fianco della banchina. Uno spettacolo che ha fatto indignare i frequentatori di Tavolara che ben conoscono le regole che tutelano l’area marina protetta: ammesse solo le moto d’acqua di polizia, carabinieri e mezzi di soccorso. Scattata anche la richiesta di intervento alla Capitaneria di porto, rimasta però inevasa.
Immediata la reazione indignata del consigliere regionale del Pd, Giuseppe Meloni. Che ha presentato una interrogazione. «Dopo il noto episodio accaduto al parco de La Maddalena e sfociato in rissa fra bagnanti, oggi è toccato alle acque dell’Area marina protetta di Tavolara subire l’invasione di diverse moto d’acqua che, in barba al rigido regolamento dell’Amp, hanno sfrecciato in lungo e in largo e anche in prossimità delle spiagge, con grave rischio per i bagnanti. Episodi di questo tipo, per la verità, si verificano di frequente durante le stagioni estive ma fino ad ora vi è sempre stato un proficuo rapporto di collaborazione tra l’amministrazione dell’Area Marina Protetta e la Capitaneria di porto e mai si era arrivati ad assistere ad un tale senso di impunità da parte dei trasgressori quale quello attuale. Quali soni i controlli attivati dalle autorità preposte? Quali sono le azioni intraprese per limitare le scorribande sul golfo»?
Meloni ha presentato una interrogazione urgente con cui chiede all’assessore regionale all’Ambiente «se sia a conoscenza della situazione venutasi a creare nelle nostre coste, in particolare nelle zone maggiormente tutelate, e per chiedere un suo tempestivo intervento presso le autorità preposte al fine di garantire la tutela dell’ambiente, la sicurezza delle persone, la regolare circolazione marittima e, in generale, la legalità. Non si deve aspettare l’incidente grave per intervenire: chi ha la responsabilità del controllo agisca subito per prevenire e non per piangere lacrime di coccodrillo».