Olbia, sulle tracce del martire Simplicio: «Avanti con nuovi studi sul santo»
In basilica un convegno sulla figura del patrono. «Non sappiamo ancora nulla sulla sua provenienza e sui luoghi esatti di uccisione e sepoltura»
Olbia. La città aveva ancora templi bianchi e impianti termali attivi quando Simplicio venne trafitto da una lancia. Ammazzato perché cristiano nel 304 al culmine delle persecuzioni ordinate dall’imperatore Diocleziano. Su questo non ci sono dubbi: Simplicio è esistito ed era in qualche modo lui la guida spirituale della primitiva comunità cristiana della Olbia romana. Poi non si sa molto altro. Per esempio non si conosce il suo luogo di provenienza e neanche il punto esatto della città dove fu martirizzato. E per non parlare del luogo di sepoltura: le fonti storiche sono praticamente ridotte all’osso e anche questo aspetto è ancora tutto avvolto nel mistero. Ma resta forte la devozione degli olbiesi e così, proprio nei giorni in cui la città e la Gallura festeggiano il loro patrono, la millenaria basilica che sorge al posto di un tempio romano ha ospitato un convegno in occasione dei 1720 anni dal martirio di Simplicio. Obiettivo: fare il punto della situazione sulla storia del martire olbiese e gettare anche le basi per eventuali studi futuri da affidare agli storici e agli archeologi.
Avanti con la ricerca. Il convegno, aperto dal parroco don Antonio Tamponi, ha coinvolto uomini di Chiesa, tutti fini studiosi, e anche chi indossa una divisa. Presenti l’arcivescovo di Sassari Gian Franco Saba, olbiese, don Paolo Pala, parroco di Palau e anche lui olbiese, e il capitano Carlo Lazzari, che comanda la guardia di finanza di Olbia. A moderare l’incontro don Giorgio Diana, direttore dell’Istituto Euromediterraneo, mentre il vescovo Roberto Fornaciari ha seguito dal primo banco l’intero convegno. Tutti i relatori hanno ricostruito il quadro generale e il contesto della Olbia di un tempo, sottolineando più volte l’inesistenza di informazioni di rilievo sulla vita di Simplicio. «La sua figura è certa – dice l’arcivescovo Saba –. Questo è un punto fermo. Dopodiché ci pone delle domande. Cosa capitò all’indomani del martirio di Simplicio? Qual è la realtà della comunità cristiana di Olbia in quel periodo?». Le fonti sono molto postume ed è difficile, almeno per ora, dare delle risposte. Da qui l’importanza di nuove ricerche. «Dobbiamo partire da ciò che ci manca – sottolinea Saba –. Pensando però che ciò che ancora non sappiamo non vuol dire che non esista. È una sfida molto importante».
Chi era Simplicio. Il capitano Carlo Lazzari ha parlato di Olbia al centro delle dinamiche economiche dell’impero romano, mentre don Paolo Pala si è concentrato più su Simplicio. Anche lui ha parlato delle poche fonti a disposizione, ma ha anche sottolineato un elemento non trascurabile: «La tradizione plurisecolare e ininterrotta del culto del martire, in questo luogo, in questa città e, per alcuni casi e alcuni siti, nel nord della Sardegna». Poi un riferimento alle origini del martire. Molti altri contemporanei arrivavano da lontano, ma per Simplicio, forse, il discorso potrebbe essere diverso. «Probabilmente costituisce una eccezione – dice Pala –. Secondo il martirologio è membro del clero, potrebbe essere il vescovo della comunità di Olbia, come la tradizione lo vuole e lo attesta, o comunque un membro autorevole del clero, di una comunità già presente e organizzata con almeno un breve passato alle spalle». Si è parlato anche di San Vittore, colui che riorganizzò la comunità cristiana olbiese quasi 300 anni dopo la morte di Simplicio, dopo la fine dell’impero e la distruzione della città da parte dei Vandali. Il convegno non poteva dunque non concludersi con una serie di domande poste dallo stesso don Paolo Pala e che dovranno stimolare nuovi studi: «Qual è la probabile provenienza di Simplicio? Quale la sua più probabile identità ministeriale? E quale il luogo del suo martirio? Non lo sappiamo con certezza. E qual è il percorso della Chiesa olbiese sino al tempo di Vittore?».